In origine erano i “Crecason” – acronimo delle iniziali dei cognomi Crescenzo e Caravano – più il suffisso “son” ispirato dai Jackson 5. Ma da quando Claudio Mattone assistette a una loro esibizione in un locale di Roma, il total black era la caratteristica che più risaltò ai suoi occhi. Da allora sono i “Neri per Caso”, come suggerisce il nome, di fatto, “per caso”. Dal loro debutto, nei primi anni ’90, i sei artisti da Salerno sono diventati il collettivo a cappella più amato d’Italia, per poi spostarsi in giro per il mondo collezionando una serie di successi. In origine, il gruppo era composto da Mimì e Gonzalo Caravano, fratelli e figli del cantante Jimmy Caravano, dai cugini Ciro e Diego Caravano (anche loro fratelli), da Mario Crescenzo e Massimo de Divitiis. Nel 2015, però, la formazione cambia: Diego Caravano lascia il gruppo per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento, diventa docente di canto, canto corale, pianoforte e musica d’insieme al Saint Louis College of Music di Roma. Al suo posto, entra Daniele Blaquier che tutt’oggi fa parte della squadra. La fama arriva con la partecipazione a Sanremo Giovani nel 1994, con il brano “Donne” di Zucchero Fornaciari. Qualificati come “Nuove Proposte”, la vittoria al Festival di Sanremo in quella sezione arriva un anno più tardi, nel 1995 con la canzone “Le ragazze”, scritta da Mattone ed eseguita a cappella. Il loro primo disco, “Le ragazze”, che contiene cover di noti brani italiani e due canzoni inedite, ha ottenuto 6 dischi di platino. Oggi, tra le tante attività che continuano a portare avanti, ci sono anche le collaborazioni con diversi programmi televisivi tra cui il “GialappaShow”.
31 anni di carriera e una continua ricerca di innovazione, sempre attenti ai nuovi trend che emergono nel settore musicale. Questo coro di voci abituato a cantare senza l’ausilio di alcuno strumento musicale che cosa ne pensa dell’impatto che esercita oggi l’intelligenza artificiale nel settore musicale? Ce lo hanno svelato in un’intervista.
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Che cosa ne pensate delle applicazioni dell’AI al vostro comparto?
È, senza dubbio, una grande rivoluzione. Basti pensare al fatto che è possibile replicare la voce di qualcuno che non c’è più. In questo senso, si prendano ad esempio i Beatles, con l’ultimo inedito “Now and Then”. A 53 anni dallo scioglimento, è possibile ascoltare una nuova hit registrata e mixata grazie all’intelligenza artificiale. Ma anche a Gerry Scotti, che ha presentato un album di classici del Natale, “Gerry Christmas”, cantato con la sua voce grazie all’aiuto dell’AI.
Quindi vi sentite “pro” o “contro” questo nuovo approccio alla musica?
L’argomento è molto divisivo, e lo è anche per noi. L’intelligenza artificiale offre potenzialità e strumenti sinora sconosciuti, ma allo stesso tempo tutto questo un po’ ci spaventa. Nessuno, alla fine, è completamente replicabile da un software, il cuore della musica è anche la sua interpretazione. Sarà curioso scoprire fino a che punto si potrà arrivare con questi nuovi sistemi super tecnologici. Magari un giorno ci potremo moltiplicare, oppure potremmo diventare un gruppo di donne, i “Neri per Caso in rosa”. Si tratta di un argomento che è potenzialmente capace di fare cose che fino all’altro giorno erano inimmaginabili.
Vi aiuterebbero strumenti simili? E in particolare in quali fasi del lavoro?
Senza dubbio ci possono essere utili sia durante le prove che nella registrazione ma anche negli arrangiamenti. L’intelligenza artificiale potrebbe avere un’utilità creativa soprattutto nell’arrangiamento, provando a fare diversi test per confrontare più risultati che con quelle stesse voci si possono ottenere. Inoltre, ognuno di noi potrebbe registrare in autonomia per poi essere assemblato agli altri del gruppo dall’intelligenza artificiale. Senz’altro sono strumenti molto interessanti anche per essere più autonomi.
Non vi preoccupa il mantenimento del diritto d’autore?
Il diritto d’autore viene tutelato comunque, il copyright resta sempre a chi ne è proprietario. Non ravvediamo particolari problemi da questo punto di vista. Certamente, la precocità con la quale tutto questo si è imposto nella quotidianità è un po’ destabilizzante e una serie di regolamentazioni che puntino a definire meglio i confini di certo non guasterebbero. Un conto poi è utilizzare certi strumenti, come anticipavamo prima, ad esempio per gli arrangiamenti, un altro conto è delegare all’AI la stesura di un testo o di una musica.
Quali progetti avete in cantiere?
Non possiamo svelare tutto ma stiamo collaborando con Togo, il noto brand dolciario del Gruppo Barilla, e in questa veste saremo anche a Sanremo. L’anima del progetto è stata quella di portare una ventata di gioia nella vita di tutti i giorni, invitando le persone a godere dei piccoli piaceri con spensieratezza. (Noi ci siamo anche fatti delle belle scorpacciate di Togo!). Nel futuro continueremo anche ad essere impegnati su altri fronti che, però, al momento non possiamo anticipare. Nel frattempo, buon Sanremo!