Ritratto del Paese che in sei anni ha costruito uno degli esperimenti di maggiore successo nel sostegno all’innovazione da tutto il mondo
Il Cile è diventato negli ultimi anni, più o meno dal 2010, l’epicentro dell’innovazione sudamericana. Sono stati distribuiti, in varie formule, oltre 40 milioni di dollari a 1.300 nuove realtà imprenditoriali da quasi 80 Paesi. A loro volta hanno prodotto ricadute positive sul sistema economico locale, fatte di 1.600 posti di lavoro e 400 milioni di dollari raccolti. Secondo un’indagine del Brookings Institute circa 200mila cileni avrebbero in qualche modo beneficiato dei diversi programmi sostenuti dal governo di Santiago.
Il miracolo cileno (e gli italiani che ci hanno creduto)
TechCrunch ha fornito di recente un ritratto molto chiaro di quel sistema nel quale nei mesi scorsi sono state coinvolte anche diverse startup italiane fra cui Lectios ed EarlyClaim, che si occupano di tradurre testi web in audio di alta qualità e di identità e branding digitale. Vale la pena darne conto in maniera sintetica perché è un ritratto che appare ancora più sconvolgente se lo si confronta a quello che il Paese, oggi unico membro sudamericano dell’Ocse, era fra anni Settanta e Ottanta sotto la dittatura di Augusto Pinochet stabilita col golpe del 1973 dove morì il presidente Salvador Allende. La democrazia è stata ripristinata solo nel 1990.
La Chilecon Valley
La Chilecon Valley, com’è stata ribattezzata, ha consentito al Paese di superare meglio di altri la crisi economica dal 2008. Molto, se non tutto, si deve all’attivismo del governo e in particolare a un ente, il Corfo (la Corporación de Fomento de la Producción de Chile), la cui parte imprenditoriale è guidata da Inti Nunez, a cui spetta la promozione economica. Si tratta di una realtà molto vecchia, fondata nel 1939, che tuttavia è riuscita a rinnovarsi facendo di necessità virtù. I soldi destinati alla ricerca e allo sviluppo sono pochini (appena lo 0,37% del Pil nel 2014) e il budget annuale dell’organizzazione è 45 milioni di dollari. Noccioline.
La nascita di Start-Up Chile e come funziona
Così Corfo ha lanciato nel 2010 Start-Up Chile, il programma di accelerazione con due bandi l’anno (li chiamano generazioni) per costruire da zero qualcosa che non c’era: una scena imprenditoriale, l’attenzione del mondo, un tessuto di giovani vogliosi di cambiarlo. Ora il protafoglio delle startup accelerate vale 1,3 miliardi di dollari.
Il programma si articola in tre percorsi da 3 (S Factory), 6 (Seed) o 12 mesi (Scale) e a ciascun progetto vengono assegnati 15, 30 o 90mila dollari di finanziamento. A proposito, ha appena chiuso uno dei programmi dedicati alla crescita delle startup.
Il circuito virtuoso dell’innovazione
Ci sono riusciti innescando un circolo virtuoso, tenuto a battesimo da una exit che avvenne all’epoca, quella di ClanDescuento venduto a Groupon per 30 milioni di dollari. Dal 2012 hanno partecipato alle chiamate di Start-Up Chile 500 società da 37 Paesi.
Altri segnali, dall’apertura del più attivo fondo di venture capital latino, Nxtp Labs, a Santiago fino agli stanziamenti di Nazca Ventures passando per altre acquisizioni (PayPal su Multicaja) e collaborazioni (Microsoft) hanno prodotto in un tempo relativamente breve un sistema significativo, considerato un successo internazionale nonostante i detrattori locali.
Santiago,Valparaíso, Concepción
In termini di coordinate geografiche, i centri principali in cui questa rivoluzione sta avvenendo sono tre. Ovviamete Santiago, dove vive un terzo della popolazione e dove “risiede” il 90% delle startup. Poi la non distante Valparaíso (ci vuole un’ora e mezza dalla capitale) vero epicentro dell’innovazione con otto università nella zona e dove Start-Up Chile spinge per spostare un po’ di realtà (offre più soldi per stabilirsi lì).
Infine Concepción, anche questa una città ad alta concentrazione formativa con molti istituti e atenei e importante snodo industriale. Altra pedina, a 500 chilometri dalla capitale, del triangolo dell’innovazione cileno.
Chi c’è stato: “Una community non solo un acceleratore”
“Quanto scritto su TechCrunch secondo me rappresenta uno specchio piuttosto fedele di cos’è Start-up Chile e di qual è la realtà cilena – spiega Jacopo Penso di Lectios che ha vinto e partecipato a uno dei bandi del programma un paio di anni fa – la capitale, Santiago, si muove davvero a grande velocità e gli sforzi fatti da Corfo e dalle persone dello staff di Start-up Chile sono davvero intensi, oltre che nella direzione giusta.
Start-up Chile è riuscito negli anni a diventare non solo un programma di accelerazione ma anche una community e un punto di riferimento per chi è passato dal programma o per chi punta ad entrarci: ci sono ampi spazi nel contesto sudamericano per le startup, e all’interno del Cile per l’innovazione digitale, in un Paese dalle risorse naturali e turistiche davvero interessanti”.
Da un anno alle startup vengono proposte location come la Patagonia
Come si spiegava, si tenta anche di espandere questo ecosistema: “Noi come startup abbiamo conosciuto principalmente Santiago e visitato Valparaíso, che è la seconda città per importanza e un luogo industrialmente strategico per il suo porto – aggiunge Penso ricordando per StartupItalia la sua avventura – da circa un anno alle startup vengono proposte anche location inusuali come cittadine della Patagonia dove svolgere attività e instillare la voglia di fare impresa in Cile. È sicuramente un Paese ricco di contraddizioni e che deve ancora risolvere una forte disparità di trattamento tra il ceto medio-alto e quello povero ma programmi come start up (con le sue varianti S-factor dedicato all’imprenditoria femminile e Scale, dedicato ad aziende che vogliono stabilirsi in Cile con almeno una filiale) possono aiutare in parte a gestire questo gap fornendo strumenti utili all’innovazione e al sorgere di imprese, siano esse startup vere e proprie o “semplici” idee che funzionano sul territorio. Se Start-up Chile saprà diffondersi in maniera più capillare nelle altre città del Paese vedremo nascere grandi progetti internazionali di collaborazione tra stranieri e cileni.