E’ l’istituto 75, a pochi chilometri da piazza Maidan, nota a tutto il mondo per la “rivoluzione” arancione
“E’ la scuola più vecchia di Kiev, esiste dal 1889”. La longevità di questo istituto è il biglietto da visita che la direttrice Halyna Povarchuk ci consegna sulla porta del vecchio edificio a pochi chilometri da piazza Maidan, nota a tutto il mondo per la “rivoluzione” arancione.
Se non fosse per quelle finestre che ricordano un antico palazzo sovietico e per quel ticchettare sui tasti di una macchina da scrivere che sento arrivare già dall’esterno, non sembrerebbe proprio che questa scuola abbia quasi 130 anni.
Somiglia un po’ a quegli istituti che troviamo nei centri storici delle nostre città. Lo stile è lo stesso.
Anche all’interno cambia poco: un grande scalone, dei lunghi corridoi, soffitti alti. Ciò che è differente è lo spirito che c’è in questa scuola e la voglia di rinnovare il sistema d’istruzione che si respira grazie anche alla nuova riforma scolastica che entrerà in vigore da settembre.
Per tutti è la scuola 75. Basta questo numero per identificarla: un omnicomprensivo che comprende ogni ordine e grado, dalla primaria alle “superiori” (per usare le nostre categorie). La prima differenza tra l’Ucraina e l’Italia la noti appena entri: passato il portone d’ingresso ci sono dei tornelli. “Non è una scelta governativa – spiega la preside – ma è stata una decisione presa dall’ex sindaco della città che ha voluto puntare i riflettori sulla sicurezza contro persino il parere dei Vigili del Fuoco”.
I bambini entrano con un badge e in questo modo anche mamme e papà non possono mettere piede in classe se non autorizzati. Un’idea che potrebbe venire in testa anche a qualche ministro o sindaco italiano dopo l’ennesimo atto di violenza contro qualche insegnante. L’ufficio della dirigente è al primo piano. E’ a capo dell’istituto da poco ma per arrivare allo scranno più importante ci racconta che ha dovuto superare un esame con ben 75 commissari: genitori, cittadini, esperti, dirigenti di lungo corso. In quella scuola non potrà restare più di dodici anni ma ne va già orgogliosa.
La prima stanza che ci mostra è una classe dedicata alla storia della scuola: appese alle pareti ci sono le foto di studenti diventati famosi; su un tavolino ci sono tutti i trofei conquistati dai ragazzi negli anni; un vecchio banco, le divise che si portavano nei primi del Novecento e poi le immagini delle feste, dei saggi teatrali. E’ una sorta di carta d’identità che inorgoglisce chi frequenta l’istituto 75.
Le differenze tra l’Ucraina e l’Italia non sono poche
La prima è relativa al reclutamento dei docenti: quando un giovane si laurea in pedagogia o scienze della formazione primaria, viene accolto in una scuola e monitorato per alcune settimane prima di avere l’ok a effettuare l’anno di prova: “Valutiamo soprattutto la sua capacità di comunicare con i ragazzi, di stare in classe”, precisa la direttrice.
Passato questo “test” per l’intero anno scolastico il docente è affidato ad un tutor ma al termine del percorso non è la preside o un comitato di valutazione a decidere se assumere o meno il maestro ma l’intero collegio docenti.
Leggi anche: Che cos’è MaRhe, il centro ricerca di Bicocca alle Maldive
Altra differenza: qui non si boccia. “Si lavora sulla motivazione dei ragazzi, non sulla non promozione e fino alla seconda elementare non si danno nemmeno i voti”.
Ma c’è di più e lo si capisce girando per la scuola: c’è un’aula dedicata alla geografia, un’altra per l’arte, un’altra ancora per la tecnologia. Il metodo “Dada”, la didattica in movimento, è una realtà che si vive da tempo, è pane quotidiano.
E la forza di questo approccio alla scuola è il fatto che l’insegnante si prende cura del luogo in cui lavora. Tra le classi spunta anche uno spazio dedicato alla danza e alla coreografia: sono le 17 del pomeriggio quando mettiamo piede in quest’aula e troviamo tre ragazzi che si allenano: sono discipline che fanno parte del programma.
“Io nel mondo”, con l’attenzione agli sprechi
E a proposito di materie, alla primaria, geografia è sostituita con un progetto dal titolo “Io nel mondo” che parte dalla conoscenza del territorio circostante per scoprire flora, fauna e altro ancora. A sorprenderci è anche un’ apparente banalità: in ogni classe c’è un distributore d’acqua di quelle che si trovano negli uffici pubblici in Italia.
In questo modo i bambini non usano bottigliette di plastica e imparano il valore dell’oro blu.
Non mancano le difficoltà: le lavagne multimediali qui a Kiev sono poche, la Rete è usata solo dagli uffici amministrativi, i tablet vengono adoperati dalle famiglie che decidono di sostituire i libri cartacei, manca un ascensore e le barriere architettoniche per un disabile non sono poche.
Un occhio ai libri di testo appoggiati su un tavolo in attesa dei nuovi “proprietari” lascia un po’ attoniti: sembra di sfogliare testi degli anni Cinquanta. Le parole sono fitte fitte, le immagini piccole e qui a Kiev ogni testo ha l’imprimatur del Governo.
L’attenzione di Halyna Povarchuk è tutta concentrata sull’avvio del nuovo anno che partirà con una nuova riforma scolastica: “Si passerà da un’istruzione autoritaria e centralista ad una gestione più autonoma della scuola basata sulla libertà d’insegnamento dei docenti”. Centosessanta scuole pilota hanno già lavorato lo scorso anno con le nuove raccomandazioni del ministero. Hanno scelto il miglior programma che sarà ora sperimentato da settembre nelle scuole di tutta l’Ucraina.