Un’accademia universitaria, una piattaforma Mooc, un lab con sede a Milano, e una community: il corso online sul Design d’Iversity, è animato da un team così coinvolgente da far stare svegli gli iscritti sino a tarda notte. Due mentor italiane ci raccontano come rendono viva e efficace la community che accompagna gli studenti di design alla fine del corso, imparando e divertendosi
Sono in tanti ormai a seguire un Mooc, Massive Online Open Course. Alcuni li vedono come degli invisibili, questi studenti che dal computer di casa, o guardando la video lezione sul divano, sorseggiando un caffè arrivano fino in fondo a un corso di “Introduction to HTML5” della Michigan University tra quelli della piattaforma Coursera, o English Grammar and Essay Writing dalla Berkeley University nel programma edX. Laddove l’interattività dei corsi è presente, o sono introdotti elementi di gamification e animazioni pedagogiche, il tasso di chi finisce il corso online, qualche volta anche con una certificazione spendibile nelle università americane o europee, è molto più alto di chi segue corsi dove l’interazione è più bassa. A garantire che in una classe virtuale, migliaia di studenti, sparsi per il mondo, comunichino tra loro, e possano persino studiare in gruppo, ci sono le community.
Prima di tutto la community
Hanno la mission di far sì che gli iscritti a un Mooc, possano essere a proprio agio, sostenuti nel corso di studio che hanno scelto. Le community, attive o meno, rispondono a tutti quei dubbi, anche pregiudizi, sulla realtà dello studente abbandonato (per sua scelta) davanti al computer, a studiare a distanza, e solo. Abbiamo trovato un Mooc con una community, che si sveglia al mattino, all’ora che coincide con il fuso orario dei propri iscritti, e lungo tutto la giornata di studio, non sta un attimo ferma. Se gli iscritti vogliono seguire in silenzio e stare a guardare, possono farlo, ma la loro partecipazione può essere più attiva che in una classe numerosissima, popolata di studenti, amici, docenti, aiutanti magici, e chi più ne ha più ne metta. Il Mooc è Design 1o1, sulla piattaforma Iversity, il contenuto è messo a punto dall’Accademia Abadir di Catania, la gestione del rapporto con gli iscritti è organizzata da IdLab, una società che è attiva nel mondo del design con progetti sui temi della formazione e delle possibili trasformazioni indotte dai nuovi e social media.
Il Mooc Design 1o1
Cosa s’impara in questo Mooc? Il design naturalmente, ma inteso anche come un modo di comunicare, si studia quindi per riuscire a padroneggiare questa forma di comunicazione progettuale. Si potrà – così assicurano gli organizzatori – alla fine delle lezioni, imparare a sviluppare alcune attitudini di progettazione di base per la comprensione dei meccanismi del mondo di oggi. Tutto il percorso dura sei mesi (da novembre 2015 ad aprile 2016) suddiviso in tre corsi online e una performance comune (mostra o evento legato agli argomenti studiati). Il tempo da dedicare: tra le 4 e le 7 ore a settimana.
Il tutto, attraverso 101 lettere metaforicamente inviate da 101 posti nel mondo, per 101 giorni, 101 lezioni, divise in tre parti dedicate a tre temi diversi: myself, my house e my world.
E’ prevista una festa di laurea finale nella vita reale, e un workshop “offline”.
Come si svolge, spiegato da due mentor
Come si svolge ce lo riferiscono due instructor, italianissime, Anna Amalfi e Cristina Coppellotti, che ci raccontano la loro giornata nella community che si relaziona con gli studenti, circa 2500, dalla mattina alle 6 e spesso sino a tarda notte.
Cristina: «”Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? Mi rispondo ogni giorno lavorando con la community di Design 1o1″. Il mio lavoro di squadra come instructor inizia in tarda mattinata, verso le 11. Agisco dal mio posto di lavoro, esterno a Iversity con Anna (Amalfi) e Charhazed (Guir) che stanno in ufficio. Mirielle Esther, che vive a Panama, si alza a quell’ora (e lì sono le 5!) apposta per aiutarci, prima di recarsi al lavoro. Ci sentiamo in chat su Facebook e dividiamo i compiti giornalieri, ogni giorno ci adattiamo ai nostri impegni lavorativi, ci aiutiamo anche scambiandoci gli incarichi da portare a termine.
Carichiamo su Iversity la lezione del giorno: un breve video che introduce il tema della giornata e contribuisce a dare la carica e l’ispirazione agli allievi, più una lettera che illustra il compito da svolgere e postare su Instagram. Carichiamo il video anche sul nostro canale Youtube e sul nostro sito che diventa un archivio per il futuro. Nell’archivio inseriamo non solo il video, ma anche la lettera con la lezione. Anzi, le lettere, non solo quella in inglese. All’interno della community ci sono il team portoghese, il team russo e il team spagnolo che tutti i giorni traducono le lezioni per coloro che avrebbero difficoltà a seguire l’intero corso in inglese. Quando tutto è pronto inviamo una mail che annuncia a tutti i 2406 alunni che la lezione è sulla piattaforma e postiamo anche video e altre immagini su Instagram. Di solito finiamo verso le 13. Qui un esempio di micro video. Talvolta facciamo tardi, e può capitarmi di postare su Instagram direttamente dalla scuola di danza che frequenta mia figlia nel pomeriggio! Ogni lezione contiene un (piccolo) compito da progettare, realizzare e postare su Instagram accompagnato dall’hashtag del giorno».
Da Palermo Anna Amalfi, anche lei una delle quattro instructor del Mooc racconta: «Ogni giorno, la prima cosa che faccio appena mi sveglio, intorno alle 6, è controllare le notifiche sul telefono:
le chat di facebook sono il mezzo che uso per stare sempre in contatto con i diversi team che si occupano materialmente di postare i nostri contenuti sui social media in modo da assicurarmi che tutto proceda nel migliore dei modi.
Quindi studio la lezione del giorno e generalmente preparo la bozza della mail per gli studenti che accompagna la lezione. Questo passaggio è particolarmente importante per me, perché ogni giorno Anne-Sophie del team di Iversity corregge questa mail. Questo esercizio quotidiano mi consente di entrare sempre più in sintonia con il tono di voce Design1o1: leggero, ironico e molto preciso nello stesso tempo, un elemento chiave nel funzionamento della Community.
Instagram è il canale principale del corso, postiamo una cartolina virtuale collegata alla lezione del giorno e accompagnata da un bellissimo video di 15 secondi su @design1o1redux, mentre l’account @design1o1 accoglie quotidianamente la selezione dei nove più interessanti lavori del giorno. Li chiamiamo #Mammamia e sono selezionati da un team di cinque studenti.
Su Facebook la pagina fan accoglie i contenuti tratti dalla lezione del giorno, mentre il gruppo Fb Design 1o1 Arena che è il luogo dove la community posta autonomamente i propri contenuti, tutti gli studenti sono invitati e benvenuti. Il gruppo, per evitare spam è discretamente moderato. Gli amministratori sono più di dieci, in modo da coprire i differenti fusi orari, e abbiamo tutti le notifiche attivate sui telefoni, in modo che i post siano approvati in meno di dieci minuti. Pinterest lo usiamo per raccogliere e archiviare anche contenuti esterni a Design1o1 che possono però servire agli studenti, come ad esempio le app che ci piacciono e che usiamo/consigliamo o delle risorse, come ad esempio degli archivi di immagini, che possono essere utili o d’ispirazione per gli studenti. Anche su Twitter postiamo i contenuti delle lezioni e poi chiacchieriamo.
Ma con le emoticon e le chat si riesce davvero a imparare meglio?
Le due mentor ne sono sicure per aver fatto lo stesso percorso. «Io ci sono arrivata per caso ed è stato amore a prima vista – dice Cristina – volevo iscrivermi ad un corso sullo storytelling su Iversity. Sulla stessa pagina c’era il link a Design1o1. Mi hanno attratto le grafiche surreali e il linguaggio caldo e amichevole. Così, ho abbandonato lo storytelling per il design. Quello che mi ha tenuta legata, alla fine, ancora più che i contenuti, è stata la community. Ho sperimentato la possibilità di creare dei legami con delle persone sconosciute fino a quel momento. Persone provenienti da ogni paese, da ogni background, persone di ogni età. Unite dalla voglia di sperimentare insieme un nuovo modo di apprendere e di condividere contenuti e conoscenze legate al mondo del design».
La trasformazione da studenti di un mooc a mentor, è avvenuta in pratica mentre concludevano il corso da studentesse, due anni fa. «Il primo salto di qualità è stato quando decidemmo di costruire, noi alunni, una lezione di design, unendo tutte le diverse capacità abbiamo creato il nostro video e la nostra lettera». La fine del Mooc, offline, ha accompagnato le mentor verso questo percorso:
era prevista una mostra, da tenere a Berlino, in esposizione il risultato del lavoro finale, e più di 100 studenti hanno comprato un biglietto aereo e si sono ritrovati a Berlino.
Alcuni venuti dal Brasile, altri dagli USA, dall’Egitto, dai paesi Baltici e dalla Turchia. «Eravamo tutti insieme a guardare a bocca aperta, i nostri lavori in una esposizione alla Designtransfer, a Charlottenburg, una galleria collegata alle Accademie e alle università, che espone i lavori degli studenti, anche temporaneamente». Così Anna e Cristina sono diventate mentor: «Partecipare a un percorso del genere è stato rivoluzionario, nella mia vita. Mi piace pensare di poter restituire parte di quanto ho ricevuto e continuare a imparare cose nuove facilitando l’apprendimento altrui». sostiene Anna. «Per me la chiave e anche acquisire sempre più consapevolezza nell’uso delle immagini e dei social media e verso l’idea di progetto, attivando sempre il pensiero critico – conclude Cristina – L’importanza della comunità, attraverso i social media, nel sistema di apprendimento di un Mooc come il nostro, è fondamentale. In realtà cresciamo tutti osservando e commentando i lavori degli altri, impariamo dagli altri».