Dai dati del Miur emerge un Paese spaccato in due, soprattutto alle medie. Molto bene il Nord Est, male il Meridione
Non ci siamo. La scuola italiana così com’è non va. A dirlo non sono i genitori ma l’Invalsi, l’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione che ieri ha presentato a Roma i risultati dei test fatti nei mesi scorsi. Il report che per la prima volta è stato elaborato in maniera leggibile (negli anni precedenti serviva una laurea in statistica per comprenderlo!) e scaricabile sul sito Invalsi, è l’ennesimo campanello d’allarme rivolto al mondo della scuola e al ministero dell’Istruzione in primis.
Un Sos che quest’anno si fa ancora più grave perché per la prima volta è stata introdotta anche la prova d’inglese in quinta primaria e alla terza media. E se fino a ieri sapevamo che in italiano e matematica il sistema scolastico nel Meridione e nelle isole consegue risultati più bassi rispetto al resto del Paese ora l’Invalsi ci consegna la fotografia di un sistema scolastico che va male anche con lo studio della lingua straniera.
Nella prova di ascolto alle elementari la percentuale di alunni che non raggiunge il livello previsto (A1) dalle Indicazioni nazionali è del 30% al Sud e nelle isole mentre è al di sotto del 20% al Nord e nel Centro. La situazione migliora con la prova di lettura con percentuali che sono rispettivamente del 10% e del 5%.
Ma quando si passa alle medie i numeri precipitano: nella prova di ascolto al Sud e nelle isole il 67% degli studenti non raggiungere il livello A2 (soglia fissata dal Miur).
Dati che preoccupano l’Invalsi: “Gli studenti italiani incontrano maggiori difficoltà nella comprensione della lingua parlata rispetto allo scritto, il che sembra denotare una carenza nell’insegnamento. Inoltre la variabilità dei risultati tra scuole e tra classi è maggiore in inglese rispetto a matematica e italiano, cosa che fa pensare o ad una diversa qualità d’insegnamento tra un istituto e l’altro o alla possibilità per una parte degli alunni di beneficiare di opportunità di apprendimento della lingua fuori dalla scuola”.
Non va meglio con le discipline analizzate da sempre ovvero italiano e matematica: l’Italia appare spaccata in due e il quadro dei risultati si differenzia sempre più con il passaggio dalla primaria alla secondaria di primo grado alle superiori. In italiano, ad esempio, i bambini delle classi seconde delle elementari non presentano differenze significative tra le macro – aree ma in terza media la tendenza alla divaricazione dei risultati si afferma con forza e alle superiori si consolida ancora di più. Così anche per la matematica.
Il report presentato da Invalsi ci racconta anche di un’Italia dove l’ambiente di provenienza conta ancora molto: “In tutte le materie testate – scrive l’istituto – e in tutti i gradi scolari, è osservabile una correlazione tra indice di status e punteggio nelle prove. L’esistenza di una relazione tra l’Escs ovvero l’Economic Social Cultural Status Index e i risultati delle prove, non significa che uno studente di origini modeste abbia necessariamente bassi risultati e che gli studenti che hanno alle spalle una situazione avvantaggiata socialmente ottengano sistematicamente alti risultati, ma solo che, mediamente, gli alunni che partono da condizioni più favorevoli conseguono migliori risultati degli alunni svantaggiati e viceversa”.
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Di fatto a parità di risultati scolastici, in particolare quando questi non sono brillanti, uno studente con uno staus sociale elevato sceglie più facilmente una scuola di tipo liceale rispetto ad uno che proviene da una condizione famigliare più modesta.
In questi anni sembrano essere stati inutili anche gli sforzi e gli impegni presi dal ministero dell’Istruzione e dalle scuole per avvicinare le ragazze alla matematica e alle materie scientifiche: nei licei la differenza tra maschi e femmine è inesistente in italiano e diventa invece più ampia rispetto a ogni altro tipo di scuola in matematica, mentre negli istituti professionali accade il contrario. In terza secondaria di primo grado, la percentuale di maschi e di femmine che si colloca al livello più basso in italiano è, rispettivamente, del 57% e del 43%, mentre nelle provedi matematica i maschi che raggiungono il livello più alto sono il 55% contro il 45% di femmine. In Inglese, come in italiano, i maschi prevalgono numericamente nel livello più basso.
L’unica novità, pur sempre negativa, arriva sul fronte degli alunni con cittadinanza non italiana: “Una misura della capacità d’integrazione del sistema scolastico è la differenza di risultati tra la prima e la seconda generazione d’immigrati. Da questo punto di vista, suona come un campanello d’allarme il fatto che, al termine della scuola di base, le differenze di punteggio nelle prove Invalsi di italiano e matematica degli stranieri di seconda generazione rispetto agli italiani siano nel 2018 maggiori di quelle osservate l’anno precedente: 16,3 punti in italiano rispetto ai 10,3 del 2017 e 8 in matematica rispetto a 5,7”.