Nella capitale di Taiwan per risparmiare qualcosa si è costretti a buttare via il meno possibile. E a differenziare. Così il tasso del riciclo sfiora il 60%
A Taipei non esistono cestini: li hanno tolti a inizio secolo perché tante persone avevano preso la cattiva abitudine di gettare cartacce e plastica per strada. No, non sono diventati matti, tant’è che è una delle cinque città con il miglior sistema di riciclo rifiuti al mondo. Grazie al programma Pay As You Throw (PAYT) la capitale di Taiwan ha infatti costretto i cittadini a buttare l’indifferenziata dentro sacchi blu, il cui prezzo comprende già una tassa sullo smaltimento, facendo in modo che famiglie, coppie e single buttassero via il meno possibile. Secondo la stampa locale, le tonnellate di rifiuti prodotta al giorno dalla città sono crollate da oltre 2500 nel 1994 a 59 nel 2009.
Modello Taipei
L’esempio di Taipei ci dimostra che città sostenibili non si nasce, ma si diventa. Il programma pubblico PAYT ha cambiato radicalmente la cultura civica dei cittadini che, presi per il portafoglio, hanno imparato la lezione apprezzando al tempo stesso i benefici delle loro azioni. In meno di vent’anni Pay As You Throw ha contribuito a diminuire di oltre il 30% il peso dei rifiuti pro capite della città asiatica: nel ’97 ogni persona buttava via ogni giorno un chilo e 26 grammi di immondizia; nel 2015 questo dato è sceso sotto i 900 grammi.
Leggi anche: Corepla, in 20 anni risparmiati 3 milioni di tonnellate di plastica pari a 300 torri Eiffel
Obiettivo zero discariche
Meno rifiuti grazie al Pay As You Throw di Taipei significa anche meno discariche attorno al territorio urbano e in un paese di oltre 20 milioni di abitanti. L’obiettivo ultimo di PAYT e di programmi educativi messi in campo per sensibilizzare i cittadini fin dai banchi di scuola puntano a un paese che, un domani, potrebbe avere sempre meno bisogno di discariche e inceneritori.
Il risultato dopo quasi vent’anni di applicazione del PAYT è che Taipei ha creato una vera e propria industria del rifiuto con un tasso di riciclo del 57%. Un modello tutt’altro che isolato: le altre città dell’isola hanno preso il buon esempio. Ma è possibile progettare una società a rifiuti zero con programmi e politiche simili? Forse non a breve, ma intanto la città del lontano Oriente sta producendo più rifiuti riciclabili rispetto a quelli indifferenziati e ha già detto addio a cannucce e a sacchetti di plastica monouso.
Viene dunque da chiedersi se il “modello Taipei” sia esportabile. Da noi probabilmente, pur di risparmiare sui sacchetti dell’immondizia, campi agricoli e alvei di torrenti si riempirebbero di rifiuti smaltiti illecitamente nottetempo…