Dopo l’inglese, che ormai si considera quasi scontato, è la lingua che crea maggior interesse in un cv. Anche per questo, nel mondo della scuola, sempre più progetti si rivolgono proprio verso la Germania
Il tedesco si sta prendendo una bella rivincita: oggi è studiato come seconda lingua straniera da circa 430 mila ragazzi delle nostre scuole. Imparare l’idioma di Kant e di Bach è il miglior investimento che può fare uno studente visto che nel nostro Paese, secondo i dati di Unioncamere e del ministero del Lavoro, è la seconda lingua più richiesta dopo l’inglese, sia nel settore industriale sia in quello dei servizi. Lo scenario economico, pensando soprattutto alle esportazioni e ai rapporti tra Germania e Italia, ha modificato anche le esigenze del mercato: se un tempo, infatti, si poteva pensare che poteva bastare studiare l’inglese per essere all’altezza di un lavoro su scala internazionale, ora l’attenzione è rivolta a quegli Stati dove si registra ancora un’economia solida.
Non è forse un caso che in Europa, a detta dell’Eurostat, il tedesco è la terza lingua straniera più studiata nelle scuole dopo l’inglese e il francese che tuttavia vengono usati molto meno: nel vecchio continente circa 100 milioni di persone palano il tedesco contro i 70 milioni che usano il francese e i circa 63 milioni che scrivono e leggono in inglese. La Germania investe persino sull’Italia: nei giorni scorsi a villa Vigoni, il ministro dell’Istruzione tedesco Johanna Wanka e l’omologa italiana Stefania Giannini, hanno siglato un accordo per rinnovare il memorandum d’intesa triennale sul tema dell’alternanza scuola – lavoro.
Un passo importante che punta a promuovere l’internazionalizzazione della scuola, realizzando programmi di scambio tra studenti di istituti tecnici e professionali tedeschi e italiani oltre a realizzare progetti formativi e concorsi che coinvolgono imprese e scuole mettendo le une e le altre in rete. A guardare con attenzione al nostro Paese è proprio la Germania: negli ultimi tre anni il Goethe – Institut, insieme a partner quali il Miur, Bmbf (Ministero federale per la formazione e la ricerca), Italia Lavoro e il BIBB (Istituto federale per la formazione professionale) ha intensificato la propria attività di cooperazione promuovendo oltre sessanta eventi, incontri, viaggi e progetti mirati all’alternanza scuola-lavoro. “In totale – racconta Ulrike Tietze, responsabile della cooperazione scolastica del Goethe Institut – solo per l’Italia abbiamo impiegato un milione di euro, fondi messi a disposizione in larga parte dal nostro ministero degli Esteri ma anche dal ministero federale per la formazione e la ricerca e da alcune fondazioni”.
I giovani si sono accorti sempre più che lo studio del tedesco può essere la carta vincente per il loro futuro professionale in Europa. Uno dei requisiti fondamentali per passare dai banchi di scuola al mondo del lavoro è quello di conoscere una seconda lingua oltre all’inglese. La scommessa lanciata nei giorni scorsi dai due ministeri è proprio quella di promuovere la nascita di un network di scuole e aziende che permetta a questi due mondi di comunicare e gettare le fondamenta per lo sviluppo di un rapporto duraturo che dia possibilità occupazionali ai nostri giovani.