Money.net è una startup editoriale americana. Dà notizia di finanza, economia. Un’agenzia. Oggi ha assunto i capi di Bloomberg e cresce a doppia cifra. La sua storia
Apparentemente è la solita storia. Da una parte c’è Davide, con la sua fionda e le sue idee di futuro; dall’altra Golia, colosso abituato a schiacciare i pretendenti che minacciano il suo regno. Ma la vicenda, in quello che vi stiamo per raccontare, è molto più complessa e intrecciata di così. Money.net è una startup nata nel 2014 con l’obiettivo di sfidare giganti come Bloomberg, leader nell’informazione economica-digitale, con un servizio di notizie finanziarie più economico e innovativo.
Battere Bloomberg dopo aver aiutato a farlo diventare grande
Per farlo ha assunto un giornalista di grande esperienza, Norman Pearlstine, che conosce Bloomberg come le sue tasche, avendo ricoperto ruoli dirigenziali e gestito Bloomberg BusinessWeek, uno dei magazine più importanti e famosi del gruppo. È uno che conosce i suoi meccanismi interni, i punti forti e i punti deboli. Ma non solo. Ha un passato anche al Wall Street Journal e, cosa da non sottovalutare, ha 74 anni. Esperienza che, in un contesto simile, pieno di gioventù, non può che essere utile.
Ma non è un’assunzione che stupisce più di tanto. Anche Morgan Downey, founder di Money.net, ha un passato all’interno di Bloomberg: Global Head of Commodities. In poche parole una figura in grado di gestire il marchio bloomberg nel mondo, organizzando incontri, panel e gestendo un mondo che si svolgeva lontano dagli uffici e dalle redazioni delle sedi centrali negli States. Una visione d’insieme. Downey ha 42 anni, l’età giusta per provare a camminare da solo e portare in scena una nuova realtà editoriale. Money.net.
Si sono occupati della vicenda grandi giornali come Forbes e il Washington Post. Oltre al New York Times che, nella sua edizione internazionale, ha sottolineato come Downey sia convinto di poter strappare una fetta consistente di lettori a Bloomberg. Lettori affamati di nuovi modelli di narrazione e di informazione. Professionisti in cerca di un servizio chiaro e sempre più rapido.
Il modello di Money.net
La prima grande novità riguarda il lato economico. Abbonarsi a Money.net vuol dire firmare un assegno di 1500 dollari all’anno, nettamente inferiore ai 21mila chiesti da Bloomberg. Un abbattimento dei costi che ha fatto crescere esponenzialmente il numero dei lettori fedeli di Money: da 10mila a 50mila in appena 12 mesi.
Quelli di Bloomberg sono circa 325mila, ma non crescono più da diversi anni. Una staticità dovuta a un servizio che si ripete sempre uguale, almeno secondo Downey. Ed è qui che entra in gioco Pearlstine: la sua presenza, oltre a dare autorità e posizionamento alla startup, servirà ad ampliare il numero servizi proposti e soddisfare le richieste degli operatori finanziari americani.
L’assunzione di 75 programmatori con la composizione di team per determinati progetti. Questa è la seconda strada battuta dalla startup. Digitalizzare tutto quello che si può e si deve. Puntare sul visual storytelling accanto alla concretezza delle notizie. Inchieste che possano diventare longform. Spazio alle infografiche e alle storie raccontate attraverso immagini, video e numeri. Soprattutto numeri. Un servizio, sempre più innovativo, che si affiancherebbe al classico feed news.
Terza scelta, non meno importante. Stringere accordi con le realtà più importanti di un mondo abbastanza chiuso e diffidente. Money.net, negli ultimi mesi, ha ratificato partnership con il sistema di messaggistica di Wall Street e con Symphony, piattaforma finanziaria che appartiene ad un consorzio di banche e che può rivelarsi un alleato strategico importantissimo.
Un modo nuovo per gestire le notizie
Downey, per Forbes e il New York Times, non ha dubbi. Scardinare il modello Bloomberg non è così complicato: «La maggior parte delle informazioni che gli investitori vorrebbero trovare è già a disposizione di tutti. Gratis. Basta sfruttare al meglio quello che le agenzie di stampa, i governi e i social media pubblicano ogni giorno».
Non una questione di esclusività ma di trattamento e diffusione delle notizie. Money.net ha puntato molto sullo sviluppo di un metodo che permetta, in primo luogo, di individuare ciò che può interessare gli utenti e, in secondo luogo, di riproporlo, in maniera rapidissima. Con una nuova veste, più sintetica e chiara.
Un metodo che riguarderà l’analisi e la trasformazione dei big data, attraverso l’uso di algoritmi complessi e computer sempre più potenti. Ai giornalisti “umani” toccherà il compito di elaborare le news in una forma sempre più moderna e di fare fact checking. Andare a fondo alle questioni, limitare gli errori. Affiancati da programmatori, sviluppatori e designer.
E la conferma della bontà di questa scelta arriva proprio da Bloomberg che, nei giorni scorsi, ha annunciato l’introduzione di nuovi servizi per i propri utenti che arriveranno, anche in questo caso, da intelligenze artificiali e sistemi di machine learning. Insomma, se da un parte Davide ha capito che per affrontare Golia non può far altro che usare la sua esperienza decennale con una visione più futuristica e tecnologica, dall’altra Golia sta percependo che per mantenere il suo status quo ha bisogno di compiere un profondo rinnovamento e guardarsi le spalle. Soprattutto da chi ha capito che il mondo dell’informazione, anche in ambito finanziario, sta cambiando per sempre.