Internet è ormai entrato a far parte della vita dei ragazzi e i genitori cercano di dare delle regole. Non sempre però gli adulti sono consapevoli dei rischi che i loro figli corrono
Rete e minori, sempre più diffusa la presenza dei ragazzi su Internet e sui social, anche con propri account e utilizzando pc e smartphone personali. I genitori però non sempre sembrano essere del tutto consapevoli di cosa i loro figli facciano in Rete. I dati che emergono dal report Libro bianco media e minori 2.0 – le ricerche, reso pubblico da AGCOM alla metà di gennaio, pone le basi per un’attenta riflessione sul comportamento dei nostri giovani su Internet e sulla linea che bisognerebbe intraprendere nell’ottica di una maggiore consapevolezza e per evitare inutili rischi.
Internet e minori: i dati
L’indagine – condotta da Censis in collaborazione con la società di ricerche di mercato Demetra – ha raccolto dati e pareri tramite interviste a oltre 500 genitori con un figlio di età compresa tra i 4 e i 12 anni e a oltre 1.000 adolescenti tra i 13 e i 17 anni dal 3 maggio al 23 maggio 2016, con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). Secondo le risposte date dal 43,9% dei genitori, i bambini tra i 6 e i 12 anni accedono a Internet tutti i giorni o quasi. Nello specifico, il 50,5% dei genitori di ragazzini di età compresa tra i 9 e i 12 anni e il 29,7% dei bimbi tra i 6 e gli 8 anni. Alta anche la percentuale dei genitori che hanno dichiarato l’accesso a Internet ¾ volte alla settimana: il 25,4%; rispettivamente il 27,9% di genitori dei più piccoli – tra i 6 e gli 8 anni – e il 24,3% dei ragazzini tra i 9 e i 12 anni.
La libertà di accesso a Internet però ha i suoi rischi dovuti alla mancanza di consapevolezza nell’uso della Rete. Come sottolinea AGCOM, diventa preoccupante il fatto che l’accesso è effettuato per il 41,3% dei genitori da smartphone personale, in particolare nella fascia di età compresa tra i 9 e i 12 anni. E lo smartphone – come ormai è noto – non è del tutto controllabile da parte degli adulti.
Ecco cosa i ragazzi fanno in Rete
Non bisogna neppure dimenticare che non sempre i genitori sembrano essere consapevoli di cosa i loro figli facciano in Rete. Secondo il report, il 21,4% dei genitori afferma che il figlio naviga senza uno scopo in particolare, “lasciando così sottintendere – chiarisce AGCOM – di non essere probabilmente a conoscenza di cosa i propri figli realmente facciano”. In ogni caso, per la maggior parte dei genitori, i bambini usano Internet per vedere video in Rete (lo afferma il 58,7% dei genitori di ragazzi tra i 6 e i 12 anni), per fare i compiti (il 54,7%) e per giocare con i videogiochi on line (per il 50,7%).
Secondo il 46,9% dei genitori di ragazzi tra i 9 e i 12 anni, l’accesso a Internet avviene prevalentemente da solo (contro il 43,5% dei genitori per i quali l’accesso avviene prevalentemente in compagnia di un adulto e contro il solo 9,6% dei genitori per i quali l’accesso avviene solo in compagnia di un adulto). Un dato questo che deve far riflettere, anche considerando che le regole (per esempio, non diffondere i dati personali, non comunicare con gli sconosciuti, non pubblicare foto sue o della famiglia etc) vengono date, ma non sempre vengono rispettate. Per contro, va anche detto che il 67,6% dei genitori ha dichiarato di esercitare un controllo attraverso la cronologia di Internet, il 53,3% ha dichiarato di conoscere le password del figlio e il 25,4% di controllare lo smartphone.
Tutto questo basta a salvaguardare i nostri ragazzi? Forse no.
In pochi denunciano i pericoli della Rete
Secondo il report AGCOM, circa il 22% dei genitori di minori dai 6 ai 12 anni è venuto a conoscenza di situazioni di potenziale pericolo in cui si sono trovati i figli navigando in Rete, mentre il 67,5% dei genitori ha dichiarato che il figlio non si è mai imbattuto in una situazione pericolosa. Secondo i dati, i ragazzi navigando si sono imbattuti prevalentemente in contenuti violenti, in pornografia e in utenti male intenzionati. Solo il 6,8% dei genitori però ha fatto denuncia alle pubbliche autorità. Il 13% ha messo filtri alla navigazione mentre il 76,8% dei genitori ha spiegato come ci si deve comportare in questi casi.
Non è positivo il fatto che in pochi si rivolgano alle istituzioni. L’indagine non specifica i motivi per i quali la percentuale è di fatto bassa ma anche se si sposasse l’ipotesi di una poca informazione il dato non è confortante.
Minori e social: manca la consapevolezza degli adulti
Se si considera poi che molti ragazzini sono iscritti ai social, la questione diventa ancora più complicata. Sebbene sia solo il 25,5% dei genitori di minori dai 6 anni ai 12 anni a dichiarare che il figlio è iscritto ai social, si deve evidenziare che il 46,9% dei genitori con figli che hanno uno smartphone ha dichiarato che il ragazzino è iscritto a un social.
Non tutti i genitori sono preparati sull’uso dei social. Per quanto riguarda Facebook, solo il 13% dei genitori dei ragazzi dai 6 ai 12 anni sa che l’età minima per iscriversi è 13 anni, mentre il 37% pensa sia a 15 anni. E nonostante un’alta percentuale dei genitori (circa il 50%) sappia che c’è un limite d’età, il 55,8% sa che il figlio (con età compresa tra i 6 e i 12 anni) è iscritto ai social. Non solo. Molti genitori (81,5%) sanno che sul profilo social del figlio compaiono dati come il nome vero, una sua foto (lo ha dichiarato il 63,1% dei genitori), la scuola frequentata (lo ha dichiarato il 47,6%), i luoghi abituali (32,7%) e persino l’indirizzo email, il telefono, la data di nascita e il luogo in cui il minore abita.
Altro dato preoccupante: il 38,8% dei genitori è consapevole del fatto che le informazioni siano visibili a tutti; inoltre per il 21,4% dei genitori non è possibile limitare l’accesso alle informazioni del profilo social e per il 18,4% è possibile limitare l’accesso ma è difficile eseguire le procedure.
AGCOM: “Avviare un progetto di media education”
Come si può allora migliorare la situazione? Secondo AGCOM i “dati della ricerca evidenziano l’emergenza, ormai non più prorogabile, di avviare un progetto di media education da realizzare insieme alle famiglie, alla scuola e a tutti gli attori del sistema (AGCOM inclusa) che possa istruire e sensibilizzare all’uso corretto dei media e far conoscere gli strumenti di tutela attualmente esistenti; e ciò sia per la ‘vecchia’ televisione, ma anche e, soprattutto, per Internet. La rete oggi offre oggi poi opportunità inimmaginabili fino ad alcuni anni fa; è necessario, però, che gli adulti e i minori siano consapevoli anche dell’uso illegale che alcuni fanno di Internet, trasformandone così le potenzialità in pericoli. La realizzazione di un progetto di Media education e di una cultura della sicurezza e della legalità sarà un passo decisivo nel cammino verso un utilizzo consapevole e più libero dei vecchi e nuovi media”.