Amplifon e la startup Otohub hanno sviluppato l’app “Ci sentiamo dopo”. La mappa dei luoghi con le rilevazioni degli utenti. La utilizzeranno a Sanremo?
Di tutte le polemiche scoppiate alla vigilia di Sanremo manca quella contro il chiasso di concerti e musica ad alto volume. E l’Ariston non fa eccezione. Ma un’app potrebbe fare da molla per un nuovo movimento eco-friendly che, simile a quello di Greta Thunberg, combatte contro un inquinamento meno rumoroso sui media. “Ci sentiamo dopo” è l’app sviluppata dalla startup Otohub insieme ad Amplifon che permette di rilevare i decibel nei luoghi pubblici con l’obiettivo di formare una mappa dei posti più rumorosi e dannosi per i nostri timpani. Disponibile su iOS e Android, la piattaforma funziona come il noto Shazam per misurare l’inquinamento acustico: basta schiacciare il pulsante centrale e attendere qualche secondo: in base ai colori (verde, giallo e rosso) l’utente saprà se si trova in un ambiente confortevole o meno per i propri timpani.
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Rispettate i vostri timpani?
Molti (compreso chi scrive) non badano al volume delle cuffiette quando ascoltano la musica . L’applicazione “Ci sentiamo dopo” di Amplifon ricorda invece che bisognerebbe ascoltare a un volume inferiore al 60% del massimo, visto che “i suoni sopra 85 decibel (dBA) possono causare una perdita dell’udito”. Per dare una scala di comodità (e sicurezza) acustiche la stessa azienda informa che una conversazione normale si aggira intorno a 60 dBA (livello verde), mentre in un ristorante rumoroso i decibel possono salire a 85 (siamo sul livello giallo, appena sotto la soglia di rischio); un tagliaerba fa più o meno lo stesso baccano di uno spettacolo al cinema o a teatro (90 dBA, buffo che una macchina da giardino possa essere equiparata a un film candidato agli Oscar); infine una partita a San Siro o un concerto live si aggirano intorno a 105 dBA (livello rosso).
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Un’app contro l’inquinamento acustico
L’app “Ci sentiamo dopo” non vuole fare della lotta contro l’inquinamento acustico una battaglia ideologica. Nessuna crociata contro cinema e finali di Champions: quel che conta è il tempo impiegato “in attività rumorose”, tanto che Amplifon consiglia brevi pause. Sviluppata dall’azienda nota per i suoi apparecchi acustici, l’applicazione è uno dei tasselli per far crescere una nuova ecologia acustica soprattutto nelle giovani generazioni. Secondo una ricerca, nelle classi italiane si raggiungono spesso 70 decibel e quasi il 7% degli istituti «è costruito vicino a fonti di inquinamento acustico».
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La storia di “Ci sentiamo dopo” racconta anche del percorso di open innovation, grazie al quale la startup Otohub è entrata a far parte dell’azienda Amplifon. L’app rientra in un progetto educativo che prende piede proprio dalla scuole per diffondere le migliori pratiche in fatto di sicurezza acustica. Senza per questo rinunciare a cinema, sport e musica. A proposito: avete sentito l’ultima da Elon Musk?