Pugliese. A Bologna per studio. Nel 2013 crea una pagina Facebook per vendere buoni d’acquisto e coupon. Ma presto si accorge che l’interesse è tanto. Fa un’azienda. Oggi dà lavoro a 12 ragazzi e punta a 1,5M di fatturato
All’inizio non sapeva nemmeno che il suo progetto sarebbe diventato un’impresa. Non poteva nemmeno immaginare che un investimento di 7 euro per un dominio in 3 anni avrebbe generato una startup valutata 7 milioni. Anzi, quando Valentino Marangi, 25 anni, di Martina Franca, Taranto, ha cominciato a lavorare a CheBuoni.it nel 2013, voleva solo guadagnare qualcosa per pagarsi gli studi a Bologna. Informatica, dove si è laureato lo scorso anno.
Oggi CheBuoni.it dà lavoro a 12 ragazzi (età media 24 anni) e ha un giro d’affari che nel 2016 punta a 1,5 milioni di fatturato e oltre 1 milione di utenti, con centinaia di contratti con aziende e reti commerciali che sul suo sito pubblicano gli annunci di buoni, coupon e offerte per il clienti. E adesso arriva il primo round di investimento da parte dell’agenzia di web marketing Localweb di Agron Shehaj. Il «re bolzanino-albanese dei call center», come lo ha ribattezzato la stampa. 2,8 milioni la cifra.
«No, non pensavo ad una startup, ma soldi che avevo da parte cominciavano a esaurirsi» dice Marangi. «Davvero, non potevo immaginare che quel sito sarebbe diventata un’azienda».
I primi soldi, a 16 anni, con Msn Repair
I soldi di cui parla, quelli che stavano per finire, erano quelli che gli ha fruttato un software che aveva creato a 16 anni. Quando era ancora uno studente dell’Istituto tecnico industriale di Martina Franca. Si chiamava Msn repair e serviva a risolvere un bug del famoso programma di messaggistica Msn Messenger che fino agli inizi del 2000 era tra i più usati al mondo: «Ricordi che ogni tanto Msn dava un messaggio di errore nell’accesso? Era un problema fastidioso per tutti. Per risolverlo bisognava andare nella cartella e sistemarlo dal registro. Io sapevo farlo, ma non era proprio una cosa semplice. I miei amici mi chiamavano ogni giorno per risolverlo. Alla fine ho deciso di creare un software che lo risolveva. Msn Repair. E’ stato scaricato milioni di volte e ne hanno scritto anche giornali negli Usa e in Giappone».
Allora Microsoft dava 70 centesimi di euro per ogni download di Messenger che arrivava dal tuo sito. E quello di Marangi era molto visitato e ripreso da centinaia di altri siti. Il suo software lo volevano tutti. Il primo passo. In quegli anni Marangi era tra i pochi ad avere un blog personale sul tech, insieme al più noto Salvatore Arenzulla. Il suo era ValentinoMarangi.com:
«Con Salvatore ci conosciamo bene, ci sentivamo spesso in quel periodo». «Con i soldi che ho guadagnato mi sono trasferito a Bologna. E ci ho vissuto, pagandomi i viaggi, la casa e gli studi. Non ho mai voluto chiedere soldi ai miei».
La voglia di indipendenza. I soldi finiscono. Nasce CheBuoni
La sua voglia di indipendenza economica è una chiave per capire la sua strada di imprenditore. Non avere obblighi con nessuno, essere indipendente. E seguire il proprio percorso. Marangi non ha cofounder. Non ha mai voluto soldi dai suoi, ok, e per buona parte del suo percorso non ha voluto nemmeno quelli degli investitori.
E’ un programmatore, con una buona attitudine al commerciale: «Me l’ha insegnata un professore alle superiori. A tutti chiedeva di risolvere bug, a me di imparare strategie per vendere prodotti». Una competenza che gli tornerà utile.
L’università a Bologna non lo entusiasma troppo: «Ho seguito in 5 anni solo un paio di corsi interessanti, tempo perso». Ma quando i soldi di Msn Repair verranno meno ha l’opportunità di ricominciare da capo. Partendo dalla vendita di spazi di buoni e coupon. «All’inizio l’ho fatto con una pagina su Facebook. Non puntavo a farci il lavoro della vita, ma a finire gli studi e guadagnare qualcosa. Fatturare poco, ma fatturare subito». Quella pagina Facebook diventa un sito. 7 euro. L’unico vero investimento fatto da Marangi per comprare il dominio.
Scandisce con chiarezza ogni passaggio della sua vita con un linguaggio asciutto che lascia intendere grande concretezza. «Puntavo a dieci, venti mila di euro l’anno». Non sarà così.
Anno 2013. Si accorge che le aziende sono molto interessate al suo progetto di aggregare i buoni. Non per lo spazio pubblicitario in sé. Ma per l’utilità di avere a disposizione una miriade di dati utili sul comportamento e le inclinazioni degli utenti. I dati sono i soldi veri del digitale. E allora lancia CheBuoni.
Fatturare poco, fatturare subito, si diceva. Ma il primo anno non ci guadagna niente. Il 2014 arrivano i primi contratti. 40 mila euro. Che diventano 300 mila nel 2015. «Nel 2016 puntiamo a 1,5 milioni» anticipa Marangi a StartupItalia.eu. Punte di crescita di oltre 800% l’anno, stando ai dati rivelati dal ceo alla nostra testata. La progressione che una startup dovrebbe avere.
Arriva Localweb, ma CheBuoni voleva venderle dei numeri
Quest’anno avrebbero potuto fare di più, solo che un imprevisto ha rallentato i piani. L’ingresso in società di Localweb che ha investito 2,8 milioni per il 40% di CheBuoni.it. «Qualche mese fa ho incontrato Agron Shehaj di Localweb, che ha notato il potenziale di CheBuoni e si è interessato alla società. All’inizio volevo vendergli un pacchetto di numeri per il tele advertising, ma dopo esserci visti solo un paio di volte avevamo già raggiunto un accordo».
«Questa velocità e concretezza nell’agire è stato uno dei motivi per cui ho scelto di procedere con l’operazione. Oltre che per l’apporto economico, l’entrata di Agron e di Localweb è strategicamente importante per la crescita di CheBuoni, sia per la rete di potenziali clienti a cui adesso possiamo accedere che per la possibilità di velocizzare molte delle nostre attività ed evitare errori grazie al confronto continuo con un imprenditore come Agron».
Non solo soldi. Ma smart money, intelligenza che porterà in azienda competenza e crescita. In un network solido. «Con questa operazione arricchiamo ulteriormente le soluzioni offerte ai nostri clienti business, affiancando alle numerose innovazioni interne ulteriori strumenti efficaci per incrementare in modo concreto e tangibile il business delle oltre 10.000 piccole e medie imprese che già oggi si affidano ai professionisti di Local Web» ha spiegato a Startupitalia.eu Agron Shehaj. «In questo modo abbiamo compiuto un ulteriore passo avanti nella nostra missione: portare, attraverso canali innovativi, nuovo business ai nostri clienti».
Come si è evoluto il modello di business di CheBuoni
Il business principale di CheBuoni rimane l’email marketing e la lead generation (operazione di marketing che permette di individuare possibili clienti grazie all’incrocio di dati) «Attualmente è quest’ultimo il nostro business principale; generiamo anagrafiche qualificate per campagne di email marketing e telemarketing, che possiamo cedere a terzi».
Marangi dice che ha 200 mila nuovi iscritti ogni mese. E una rete commerciale importante. A 26 anni. A cui ha cominciato a lavorare, idealmente, 10 anni fa. Sui banchi di scuola. Grazie a un professore che a 16 anni, in un istituto tecnico pugliese, gli ha aperto gli occhi sulla vera anima del business.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum