Il 18 novembre ospiteremo sui canali di StartupItalia l’Intel Edu Day Challenge, un evento digitale che vuole fornire agli insegnanti strumenti per la didattica online
L’acronimo DaD che fino a pochi mesi fa era sconosiuto ai più è diventato ormai parola di uso comune. Oggi in Italia più della metà degli studenti e degli insegnanti hanno a che fare con la Didattica a distanza che spesso è stata interpretata come la trasposizione in digitale di una lezione tradizionale. Ma le potenzialità e il supporto della tecnologia quando di parla di scuola sono molto maggiori e lo sa bene un’azienda come Intel che, già dalla prima ondata della pandemia, ha deciso di mettersi a disposizione della scuola donando device alle scuole di tutto il Mondo e avviando la Online Learning Initiative, con cui ha supportato organizzazioni no-profit e partner di settore per offrire dispositivi e risorse per la didattica a distanza agli studenti senza accesso alla tecnologia.
Ora, per supportare insegnanti e studenti, Intel lancia una nuova iniziativa che vi invitiamo a seguire il 18 novembre salle 15.30 alle 18.30 su StartupItalia: “Intel 2020 Edu Challenge”, un evento digitale che fornisce agli insegnanti gli strumenti per progettare nuovi ambienti e spazi d’apprendimento con le risorse messa a disposizione dalla Pubblica Amministrazione, utilizzare la tecnologia in modo strategico e mirato, per personalizzare l’esperienza educativa, acquisire nuove competenze per una nuova didattica.
Nell’attesa di partecipare all’evento online (potete iscrivervi qui), abbiamo parlato di tecnologia e didattica con Nicola Procaccio Emea Territory Marketing Manager and Country Lead Intel Italia.
L’intervista
Dal suo punto di vista abbiamo fatto passi in avanti per quanto riguarda la didattica online rispetto alla scorsa primavera?
Si, abbiamo fatto grandi passi in avanti. È stato un learning by doing per insegnanti, studenti e tutto l’ecosistema scolastico. Si sono trovati in maniera improvvisa a dover cambiare la modalità dell’esperienza scolastica, dalla didattica fino alle relazioni interpersonali, e il rischio di un cambiamento tanto repentino era che potesse diventare un evento traumatico. Invece, ascoltando le esperienze di dirigenti e professori, c’è grande motivazione a continuare a migliorare la didattica a distanza e di sfruttare le potenzialità degli strumenti e delle piattaforme digitali, con cui ormai hanno acquisito familiarità, anche quando finalmente ci saranno condizioni di ritrovata normalità. Passi in avanti, dunque, non solo a livello di competenze ma anche di cultura dell’innovazione.
Quale pensa che siano i maggiori problemi?
Il problema principale è l’accesso alla tecnologia e le competenze digitali, che necessitano di una rapida crescita, non solo in relazione al momento contingente di grande emergenza, ma in vista di un futuro in cui questi saranno requisiti saranno sempre più richiesti dal mondo del lavoro. Utilizzare la tecnologia per accedere e consumare contenuti dentro e fuori la classe non è sufficiente. Gli studenti necessiteranno di dispositivi, strumenti e percorsi formativi per comprendere, analizzare, risolvere problemi e infine creare soluzioni, magari mai immaginate prima, utilizzando la tecnologia. Per fare questo deve crescere la cultura digitale e il modo di promuoverla nelle scuole.
Quali le opportunità da cogliere?
Digitale a scuola non significa ricreare nel digitale l’esperienza fisica di classe. C’è una grande opportunità per gli educatori e i loro studenti di sperimentare nuove modalità di didattica e di apprendimento, di arricchire la routine scolastica con strumenti e pratiche che daranno benefici nel lungo termine, con un’integrazione della tecnologia che, ormai da tempo avvenuta nella vita quotidiana e nel mondo del lavoro, non può mancare anche negli istituti scolastici. L’opportunità è quella di avvicinare la scuola al mondo che si evolve rapidamente.
Secondo lei, in un momento così delicato e dove la capacità di utilizzare strumenti digitali diventa fondamentale, che ruolo devono avere le aziende tecnologiche?
Le aziende, quelle dell’ecosistema tecnologico e non solo, devono essere al fianco delle istituzioni e mettere a disposizione strumenti, visione e competenze. Nell’emergenza pandemica, sin dalle prime fasi, Intel ha avviato la Online Learning Initiative, con cui ha supportato organizzazioni no-profit e partner di settore per offrire dispositivi e risorse per la didattica a distanza agli studenti senza accesso alla tecnologia. Abbiamo donato PC in tutto il mondo, anche a scuole italiane, realizzato delle guide per educatori e genitori alla formazione a distanza, dato avvio a programmi per avvicinare studenti e insegnanti alla tecnologia.
Domanda provocatoria: A scuola c’è più bisogno di cultura o di tecnologia?
A scuola c’è bisogno di più cultura della tecnologia, che si può alimentare praticando la tecnologia in modo sistematico e consapevole. I dispositivi e le infrastrutture tecnologiche più moderne e aggiornate, dai PC ai server e ai servizi in cloud, sono necessarie, ma c’è bisogno anche di conoscerle e utilizzarle al meglio per perseguire gli obiettivi della scuola. Per gli studenti, inoltre, è importante sviluppare soft skill che saranno fondamentali per il mondo del futuro, dove la tecnologia sarà sempre più parte della quotidianità professionale.
Che cosa dobbiamo aspettarci dall’evento del 18 novembre e che importanza hanno eventi come questo?
Tante esperienze, tanti racconti, tante idee per continuare a fare il massimo per il mondo dell’istruzione. Ci auguriamo che questo evento possa essere di ispirazione per tutti, e speriamo di tenere aperto il dialogo per contribuire al progresso del settore. Eventi come questo servono a raccogliere idee ed energie, condividere visioni; servono a stabilire un incontro fra aziende che innovano per realizzare il miglior futuro possibile e tutte le persone, dalle istituzioni agli insegnanti, che possono rendere la scuola un posto migliore.