Gli allievi dell’alberghiero e dell’Ipsia presentano “Sommelier”, la prima macchina con intelligenza artificiale in grado di valutare un vino
Nella settimana di “Vinitaly” la più grande manifestazione dedicata al mondo del vino da Biella arriva una notizia destinata a far discutere gli appassionati di Chianti e Barbera, ma soprattutto quelli delle etichette siciliane visto che il primo esperimento è stato fatto sui loro vini. La novità è che a Biella, all’istituto “Gae Aulenti” due professori, Giuseppe Alecci e Roberto Donini, hanno realizzato con i loro allievi un robot sommelier. Sì, avete letto bene. A “gustare” il frutto delle viti, a dare un parere su quanto è contenuto nel vostro calice, a dirvi quale piatto è meglio accostare alla bottiglia di Nero d’Avola o di Vermentino, a darvi le caratteristiche del colore, presto potrebbe essere una macchina.
A dire il vero il professor Aleci ammette che nessun robot potrà sostituire le capacità degustative date dalle proprietà del corpo umano ma non nasconde di guardare oltre.
Il progetto è nato nel laboratorio di questa scuola che è tra le cinquanta finaliste delle olimpiadi di robotica che si terranno il 23 maggio a Milano. Grazie alla collaborazione tra gli allievi degli indirizzi alberghiero e Ipsia si sono sfruttate le diverse competenze al punto da progettare Sommelier, la prima macchina con intelligenza artificiale in grado di valutare un vino.
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La proposta dei ragazzi della terza e quarta classe professionale è nata dalla voglia di usare la tecnologia in aiuto e supporto a tante attività (a volte un poco in crisi). D’altro canto la tecnologia e l’aggiornamento del nostro made in Italy sono la carta vincente per superare la concorrenza dei prodotti stranieri. Un lavoro quello nato nella scuola di Biella che è anche un esempio dello spirito di imprenditorialità dei nostri studenti che, seppur giovanissimi, hanno quella voglia, intraprendenza e la volontà di emergere che crea ottimismo nel futuro.
Intervista al babbo di Sommelier
Ne abbiamo parlato con il professor Aleci che ha seguito in primis il progetto.
Qual è stato il primo passo?
“Avevamo sviluppato già un robot dotato di intelligenza artificiale. Era stato ideato per cercare sopravvissuti in caso di calamità in maniera del tutto autonoma. L’abbiamo modificato in modo da creare un sommelier. Nella nostra scuola abbiamo l’alberghiero e l’agrario perciò abbiamo personale specializzato che ci ha aiutato in questa ricerca”.
Ci spiega com’è fatto questo robot?
“Abbiamo usato i servizi cognitive Microsoft (per riconoscimento visivo), una chatbot pandorabots (realizzata dai nostri ragazzi) per permettere un colloquio con l’utente e un autoapprendimento del robot (nella modalità learn.aiml). Si è fatto uso di due dispositivi Lattepanda (incrocio tra minipc e arduino leonardo) per il “cervello del robot” e sensori (colore, Ph, temperatura – ad immersione, sensori gas (tipologia MQ3- 8-11) per l’analisi del vino. Alcuni sensori collegati direttamente a Lattepanda altri su Arduino nano. Per il grado alcolico abbiamo usato un normale vinometro manuale, con lettura tramite Object Tracking. Motori Ez, per i movimenti. Kinect sensor Microsoft per un’aggiunta visiva (analisi 3D) alla fotocamera, per fargli percepire profondità e distanza oltre la riconoscimento degli oggetti”.
Provi a tradurre per chi non ne capisce nulla di robotica.
“Diciamo che il robot ha la possibilità di riconoscere i vini e di “provare” a fare un’analisi chimica e organolettica del vino. Abbiamo sfruttato un sommelier umano che li assaggiava, nel contempo il robot misurava Ph e anidride carbonica liberata, il colore e provando gli stessi parametri ripeteva le frasi classiche del sommelier”.
In sostanza cosa può fare questo robot e come funziona? Può davvero assaggiare il vino?
“Può consigliare i piatti più adatti e interagire con l’essere umano in maniera autonoma. Ci siamo focalizzati su alcune etichette di vino siciliano. Gli metto davanti una bottiglia, lui la guarda e mi va a specificare i vitigni, la temperatura ideale, i piatti da accostare. Si passa poi all’assaggio: c’è un sensore per l’analisi del Ph, un controllo del colore fatto in maniera fine arrivando ad una precisa valutazione dei solfiti e dell’alcool. A quel punto propone le tipiche frasi di un sommelier. Ancora non sente il profumo di mora o di altro. Vogliamo dimostrare l’importanza dell’intelligenza artificiale: puntiamo molto sull’aspetto del colloquio, delle analisi del vino, della possibilità di dare delle indicazioni preziose quasi alla pari di un sommelier umano”.
In quale settore può essere utile uno strumento 4.0 come questo?
“Nella lavorazione del vino potrebbe essere utile, non sostituirà mai l’essere umano perché non ha una lingua come noi ma può essere indispensabile per un controllo digitale della lavorazione. Penso ad un cliente che magari ha fatto un’ordinazione e vuole conoscere i dati nella fase di produzione del vino. E’ una ricerca che va verso lo sviluppo di sinergie tra la tecnologia e il territorio, soprattutto l’agroalimentare. Anche dei ragazzi delle scuole superiori riescono ormai a fare un lavoro che un tempo era tipico dell’Università o dei centri di ricerca”.