Il 7 febbraio è la Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo: da Babbel qualche indicazione per muoversi nei meandri della molestia digitale
Il bullismo, per come lo definisce per esempio Telefono Azzurro, consiste in azioni di “sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito ‘bullo’ (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima”. Caratteri specifici del bullismo sono la loro ripetizione nel corso del tempo, la gratuità delle azioni offensive e la capacità di espandersi ben oltre il lato fisico, alla ricerca di un’assoluta asimmetria della relazione e di un rapporto di sottomissione psicologica o quanto meno di controllo. Tant’è che la vittima fa fatica a uscire allo scoperto proprio perché teme vendette e ripercussioni, finendo dunque per infilarsi in un vicolo cieco frutto dell’asimmetria delle relazioni che si è venuta a creare.
Dal “bullying” alla dimensione online
Il termine inglese “bullying” sembra sovrapporsi ai significati impliciti in “mobbing” o “mobbing” utilizzati rispettivamente in Norvegia e Danimarca e in Svezia e Finlandia. Arriva sempre dall’inglese “mob” e, per esempio secondo Dan Olweus, lo psicologo di Bergen pioniere negli studi sul tema, fa riferimento alle molestie di un gruppo di persone, anche se può riferirsi a una sola. Spesso, con un po’ troppo semplicismo, si dice che se le azioni di bullismo si verificano attraverso gli strumenti della rete, dai social alle chat, allora si può parlare di cyberbullismo. In realtà l’onnipresenza degli smartphone a età sempre più basse e le infinite opportunità di circolazione dei contenuti hanno reso il cyberbullismo qualcosa di più dell’evoluzione del bullismo. Sembrerebbe averne in certe situazioni invertito la vettorialità. Che significa? Che certe volte vengono compiuti atti di bullismo solo ed esclusivamente affinché siano “cyber”, se proprio dobbiamo continuare a usare questo prefisso. Cioè gli strumenti digitali “chiamano” in qualche modo certi contenuti. E quelli di bullismo sono, né più né meno di altri, contenuti che ci si scambia. Dimenticando le sofferenze delle vittime, sovrapponendo realtà e finzione.
Bullismo e cyberbullismo spesso colpiscono gli stessi ragazzi: “Tra quanti hanno riportato di aver subìto ripetutamente azioni offensive attraverso i nuovi canali comunicativi una o più volte al mese, ben l’88% ha subito altrettante vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano” ha spiegato l’Istat. Mentre secondo Ilaria Merici, psicologa e psicoterapeuta dello Studio Porta Nuova a Milano, “il bullismo e il cyberbullismo sono attacchi alla persona che possono verificarsi sia per colpire fisicamente la vittima che distruggerla con un click. I consigli che si possono dare ai ragazzi vittima della situazione sono di parlarne, ai genitori e agli amici, senza chiudersi credendo che nessuno possa capire la situazione o credere di avere colpa e provare vergogna. I genitori devono vigilare con attenzione alle attività dei figli, soprattutto on line, impostando misure di sicurezza più severe nella navigazione, senza temere di ledere la loro privacy ma aiutandoli a distinguere ciò che è sicuro da ciò che non lo è. Aumentare il dialogo è uno strumento sempre utile: chiedere ai figli se qualcosa li turba e informarli su come proteggersi da eventuali molestatori. Inoltre, il consiglio è di procedere alla denuncia alla polizia postale e/o all’aiuto di uno psicoterapeuta, se necessario a far emergere eventi difficili e/o sensazioni dolorose”.
In occasione della Giornata Nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, fissata per il 7 febbraio, Babbel, la app leader per imparare le lingue, ha seleionato alcuni termini cruciali per comprendere meglio il cyberbullismo. Una specie di glossario per i genitori con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei rischi legati all’utilizzo di Internet e proteggere i propri figli dalle minacce online.
- Cyberstalking: è la versione online del reato di stalking, che mira a molestare e perseguitare l’altro, attraverso l’utilizzo di mezzi digitali di comunicazione come e-mail o social network. La differenza tra lo stalker “della realtà fisica” e il cyberstalker è il fatto che quest’ultimo approfitta dello pseudonimato offerto dal web.
- Proteus Effect: in italiano Effetto Proteo. Spesso la creazione di alter ego virtuali è per molti una parte essenziale dell’esperienza di gioco online ed facile immaginarla come un processo a senso unico con il giocatore impegnato a realizzare un sé alternativo in cui sperimentarsi. Il fenomeno si verifica quando gli utenti virtuali rischiano di conformarsi agli stereotipi legati all’identità che scelgono di assumere attraverso gli avatar.
- Flaming: dall’inglese flame, si tratta di una vera e propria offesa fatta ad esempio sui social network. Il tono del messaggio è intenzionalmente provocatorio e volgare, scritto con l’obiettivo di scatenare conflitti virtuali.
- Happy slapping: letteralmente “schiaffo allegro”, è un fenomeno di bullismo online strettamente legato alla realtà. Si tratta della diffusione virtuale di materiale video in cui la vittima viene colpita da uno o più aggressori e ripresa in video. Ciò che viene pubblicato su Internet può assumere un carattere di diffusione virale, alimentando così la condivisione in rete.
- Exclusion: in italiano esclusione. Si tratta di una sorta di ostracismo online o sabotaggio sociale che avviene quando un utente viene escluso intenzionalmente da una community, chat o gioco interattivo. Si pensi ai gruppi WhatsApp.
- Hikikomori: letteralmente “isolarsi”. Si tratta di una forma di ritiro sociale, che avviene quando una persona utilizza internet come unico strumento per entrare in contatto diretto con il mondo esterno. La sindrome, ben più radicata, ha origine in Giappone.
- Impersonation: letteralmente “impersonificazione”. Consiste nel furto di identità. Avviene quando qualcuno si spaccia per un’altra persona (ad esempio, creando un falso profilo su Facebook o una falsa e-mail) con lo scopo di spedire messaggi reprensibili e screditare.
- Sexting: la pratica di inviare foto di sé stessi in atteggiamenti sessualmente espliciti tramite social network o applicazioni di messaggistica online. E’ una pratica particolarmente pericolosa che spesso porta al cyberbullismo quando questi materiali vengono diffusi online su larga scala.