L’istituto comprensivo di Govone è un esempio di come la scuola si possa migliorare partendo da iniziative dal basso
Nel dicembre del 1954 a Barbiana, una frazione del piccolo paese di Vicchio, si può dire che iniziava una rivoluzione per la scuola italiana grazie all’arrivo di un uomo e di un prete, don Lorenzo Milani, capace di guardare oltre. Sessant’anni più tardi sono ancora le più piccole realtà di questo Paese a ingranare la marcia che spinge verso l’innovazione. Chi pensa che la trasformazione del nostro sistema d’istruzione sia nelle mani di chi siede al ministero o di chi insegna nelle grandi città si sbaglia. Basta andare a Govone per capire. Arrivare in quell’incantevole borgo a circa metà strada tra Alba e Asti, nella cosiddetta regione del Roero, non è facile. Duemila abitanti, una fortezza medioevale ma soprattutto un istituto comprensivo con undici plessi tra infanzia, primaria e secondaria. Una scuola di grandi dimensioni con una dirigente e uno staff di professori che come il priore di Barbiana non si sono rassegnati al fatto di essere “piccoli” ma hanno lanciato una rivoluzione tanto da diventare uno dei laboratori in cui si sperimenta la didattica innovativa.
Addio ai libri e ai quaderni: al posto della carta la dirigente scolastica Gabriella Benzi è convinta che serva una nuova metodologia che sappia coinvolgere i ragazzi in maniera dinamica, mettendoli in relazione tra loro e con il mondo attraverso la Rete. Tutto è iniziato nel 2013 con la creazione di uno spazio web collaborativo usato per la strutturazione di classi virtuali e l’inserimento di materiali didattici integrativi oltre ad una comunicazione alunno – docente facilitata dall’online.
Alle classi virtuali si sono aggiunti i calendari condivisi, gli album fotografici, strumenti che stimolano le attività collaborative tra i vari ordini scolastici e i vari plessi. Dietro a tutto ciò c’è una filosofia di fondo che è veramente innovativa: il cambio di una metodologia. Web e macchine non servono a nulla, infatti, se prima non si è cambiata la testa ai docenti. A Govone tutti si sono messi in gioco e sono andati alla ricerca di una metodologia tesa ad un nuovo ambiente di apprendimento incentrato sull’attivazione di dinamiche cooperative tra allievi e docenti.
Un passo decisivo verso una scuola che sa cambiare pelle, che sa adeguarsi ai tempi. Non è un caso se l’istituto di Govone fa parte del movimento delle avanguardie educative lanciato dall’Indire: 545 scuole che ogni giorno sperimentano le dodici idee che stanno alla base della rivoluzione pensata da Indire, dalle aule laboratorio disciplinari, allo spazio flessibile, all’apprendimento intervallato, alla classe capovolta fino alla didattica per scenari. Una trasformazione della scuola fatta non da istituti delle metropoli ma da chi anche nelle più piccole realtà ha scelto di non stare a guardare ma di lanciare per primo la pietra nello stagno così da smuovere le acque. A Govone ci sono riusciti e oggi possono vantare una scuola innovativa, aperta al territorio e capace di andare oltre il proprio orticello per mettersi in rete con altre esperienze nel resto del Paese.