L’ultimo studio Ocse sulle competenze cognitive accende una luce sulle lacune degli italiani in quanto a capacità di lettura e calcolo
Gli italiani non sanno leggere, hanno sempre più difficoltà in matematica e più di un adulto su cinque non ha mai usato un computer. La fotografia è tracciata dall’ultimo rapporto Ocse sulle competenze cognitive delle persone con età compresa tra i 16 e i 65 anni. Lo studio fatto dall’organizzazione internazionale lancia l’ennesimo campanello d’allarme. Potrebbe sembrare nulla di nuovo ma i dati che ci vengono consegnati hanno il compito di scuotere il sistema d’istruzione italiano. Proviamo a vederli insieme.
Maglia nera per la lettura e l’aritmetica
Per quanto riguarda la capacità di lettura l’Italia occupa il quartultimo posto in classifica, preceduta da Grecia e Spagna e seguita da Turchia, Cile ed Indonesia. Il dato del nostro Paese risulta sotto la media Ocse dove quasi la metà degli adulti sottoposti al test ha raggiunto i tre livelli di conoscenza della lingua. Così per quanto riguarda la capacità di calcolo degli italiani. Nei Paesi Ocse l’1% degli adulti ha raggiunto il livello 5 in “numeracy”, circa il 10% il livello quattro; il 32% il livello tre e un adulto su tre ha conquistato il secondo livello. Anche in questo caso l’Italia finisce quintultima nella classifica dando l’immagine di un Paese con scarse abilità aritmetiche. Ma non basta. Nell’epoca del digitale, dove tutti si riempiono la bocca a parlare di nativi 2.0, l’Italia nemmeno riesce a salire sul podio per quanto riguarda le competenze informatiche di base.
Il problema dei neet
Risultati che da anni conosciamo grazie alle prove Invalsi: anche quest’anno l’istituto nazionale di valutazione del sistema d’istruzione nei giorni scorsi ha presentato i risultati e come sempre nella prova di italiano e matematica Sud e Isole presentano dati negativi. Purtroppo il test Invalsi non misura le competenze informatiche pertanto non si hanno dati al riguardo. Restano alcuni interrogativi: il dato che ci consegna l’Ocse è lo stesso da anni. Nel 2013 oltre un quarto degli italiani, il 28%, si piazzava al livello più basso o al di sotto di tale livello. Perché in questi anni, nonostante gli investimenti sull’istruzione, non è cambiato questo dato? Cosa non sta funzionando? Una prima risposta può arrivare ancora una volta dai numeri: la tribù dei Neet ovvero coloro che non lavorano e non cercano lavoro è in aumento: stiamo parlando di 2,3 milioni di persone, soprattutto giovani. Basta pensare che i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che sono a casa in Sicilia sono il 39,7%, in Lombardia il 18,4% e in Toscana il 19,6%. Si tratta di uomini e donne che non esercitano quanto hanno appreso a scuola, che disimparano per usare un gergo comune.
Insegnare i numeri in un modo diverso
Altra risposta: come viene insegnata la matematica nelle nostre scuole? Numeri e tabelle, grafici ed equazioni, restano ostili alla maggior parte degli allievi dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado. Pochi, ad esempio, fanno uso della lezione montessoriana per far apprendere la matematica in maniera diversa. E’ chiaro che per invertire i numeri dell’Ocse serve rimettere in gioco i nostri metodi d’insegnamento. Solo così potremo pensare ad una generazione di adulti diversa da quella attuale. Pena, ancora una volta, il restare in fondo alla classifica in un momento storico in cui un’istruzione all’avanguardia è necessaria per la ricerca occupazionale non solo in Italia ma soprattutto all’estero.