A Rescaldina, in provincia di Varese, oltre 120 ragazzi scriveranno i nomi delle 950 vittime di mafia sui muri dell’osteria del “Buon essere” che sorge in uno stabile sottratto alla criminalità organizzata. Intervista all’assessore all’Istruzione
Sono passati 22 anni ma, dal 1996, ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, “Libera associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, scende per le strade e scandisce uno ad uno i nomi delle vittime di mafia.
E’ la giornata della memoria e dell’impegno, un’iniziativa nata dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome.
Iniziative in tutta Italia per dire no alla mafia
Stamattina don Luigi Ciotti e migliaia di studenti e cittadini saranno a Foggia, in Puglia ma in decine di altre piazze italiane in concomitanza verranno letti i nomi dei magistrati, delle forze dell’ordine, dei preti, dei giornalisti, dei bambini uccisi dalla criminalità organizzata come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai.
Si tratta di un abbraccio sincero ai familiari delle vittime innocenti delle mafie.
E dal primo marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
In provincia di Varese previsto un murales
Tra le tante iniziativa a Rescaldina (Varese) hanno pensato di lasciare una traccia, di unire l’entusiasmo dei ragazzi all’impegno in una realtà dove la mafia sembra non esistere ma è viva più che mai.
Oltre 120 ragazzi di seconda media scriveranno i nomi delle 950 vittime di mafia sui muri dell’osteria del “Buon essere”, un luogo simbolo della lotta alle mafie, che sorge in uno stabile sottratto alla criminalità organizzata. L’iniziativa, organizzata da “La Tela” in collaborazione con l’amministrazione comunale, Libera, Avviso Pubblico e le scuole cittadine, fa seguito alla manifestazione dell’anno scorso quando, sempre in occasione del 21 marzo, i ragazzi delle medie furono chiamati a realizzare un murales sul muro dell’osteria.
“Paolo Borsellino ha detto che “la lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che arrivi a coinvolgere tutti, specialmente le giovani generazioni. Solo loro le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. E noi abbiamo voluto fare nostre le sue parole rivolgendoci ai giovani”, spiega Giovanni Arzuffi portavoce della cooperativa Arcadia che insieme con altre associazioni gestisce “La Tela”.
L’idea da cui sono partiti è quella del colore come strumento per combattere il bianco dell’omertà. Ai ragazzi di seconda media saranno messi a disposizione circa 70 metri quadrati di muro bianco dove andare a scrivere con pennarelli colorati uno per uno tutti i nomi delle 950 vittime di mafia. Un piccolo gesto che non solamente va a rafforzare l’impegno sociale dell’osteria ma soprattutto una testimonianza che rimarrà in futuro come “muro della memoria”.
All’iniziativa hanno aderito oltre 120 alunni di seconda media dei plessi “Ottolini” di Rescaldina e “Raimondi” di Rescalda.
Il programma prevede alle 10 l’arrivo del primo gruppo di studenti delle scuole di Rescalda. Mentre alcuni leggeranno i nomi delle vittime, gli altri si alterneranno nel comporre il murales di nomi. Alle 14.30 arriveranno le classi del plesso di Rescaldina: ripeteranno la lettura dei nomi e completeranno il muro con tutti i 950 nomi.
L’intervista all’assessore all’Istruzione
Abbiamo contatto la giovane assessore all’istruzione del Comune di Rescaldina, Elena Gasparri che ha promosso l’iniziativa e che da anni è impegnata su questo fronte.
Assessore, questa è solo una tappa del cammino che la vostra amministrazione ha svolto in questi anni su questo argomento?
“L’iniziativa di domani fa parte di un percorso sulla legalità che abbiamo proposto alle scuole da tre anni, in particolare per le seconde della scuola secondaria di primo grado. Il progetto si conclude alla Tela con un atto artistico. Lo scorso anno abbiamo pitturato una parete esterna con dei quadratini personalizzati mentre quest’anno i ragazzi scriveranno i nomi delle vittime di mafia. Attraverso l’arte vogliamo che i più giovani lascino il proprio segno su una parente bianca”.
Avete trovato un alleato nella scuola?
“Gli insegnanti sono stati molto disponibili. Da parte nostra c’è stata una proposta che è stata accolta dalla scuola. I ragazzi prima incontrano i volontari di “Libera” classe per classe. C’è il tempo per il confronto e per capire”.
Un messaggio chiaro ai ragazzi: la mafia c’è. E’ sotto i vostri occhi.
“Il fatto di andare fisicamente alla Tela che è un bene confiscato alla mafia non è una scelta casuale. Non è lontana, è a casa nostra. A Rescaldina c’è un secondo immobile confiscato in via Barbara Melzi: una porzione di una villa”.
Se i ragazzi hanno ben compreso, gli adulti come reagiscono a queste iniziative?
“Non è stato semplice iniziare a parlare di queste tematiche perché c’era la sensazione che parlarne significasse agevolare certe dinamiche. Ci è stato detto che la mafia esiste da quando ne discutiamo. Questa mentalità l’abbiamo trovata. Le persone si sono sensibilizzate alla tematica pian piano e ora partecipano alle diverse iniziative che proponiamo”.