In collaborazione con |
Istintivi, poco consapevoli e alla ricerca dell’originalità, come sono i giovanissimi e in che modo i brand possono comunicare con loro
Quando provi a definire contorni di una generazione (ancor di più quando molto giovane) hai un compito decisamente arduo. Il Dream Team di Giffoni Innovation Hub, coordinato dall’imprenditrice Elena Galletti, ci prova, con un report che nasce dalle interviste realizzate al Festival di Giffoni, con i ragazzi della cosiddetta Generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010).
Dalle domande su temi come la sostenibilità del Pianeta, il rapporto con l’alimentazione e la relazione con il web, i social e i loro modelli, emerge un profilo che può risultare di grande interesse, non solo per i sociologi, ma anche per i brand, che ambiscono ad essere attraenti per un pubblico giovane e tentano di usare di imitare i loro linguaggi.
I risultati del report sono stati dibattuti durante l’incontro “Generazione Giffoni”, che si è tenuto oggi nell’Antica Ramiera.
Lo speciale di StartupItalia su Giffoni Innovation Hub
Poco consapevoli e istintivi
Il primo dato che emerge dalle interviste, secondo i membri del Dream Team, è la mancanza di consapevolezza degli intervistati verso le grandi sfide dell’umanità, dalla battaglie ambientaliste, fino alla difesa dei propri dati sulla Rete.
Dal report, emerge che, anche quando sono a conoscenza di temi, come la lotta all’uso della plastica, la loro reale comprensione dell’argomento non è alta. E pur avendo dei modelli, tutti conoscono Greta Thunberg e le sue battaglie, pochi sono disposti ad essere proattivi, a mettersi davvero in gioco.
Anche sulla scelta come consumatori, sembra avere poca presa il tema della sostenibilità. Tra un capo di abbigliamento ecosostenibile e un altro che segue più i loro gusti, scelgono il secondo.
L’istinto, soprattutto sui social, è un’altra componente che emerge dal report. I giovani intervistati fanno poca differenza tra la loro vita pubblica o privata, e tendono a pubblicare in modo istintivo una foto su Instagram (il social che prediligono) nel feed o nelle stories, dimenticando qualche minuto dopo cosa hanno pubblicato. Una mancanza di consapevolezza pericolosa, specie se si pensa ai casi di ragazzi/e che hanno posto fine alla loro vita, dopo aver pubblicato una foto o un video compromettente.
Tra la voglia di autenticità e il bisogno di modelli
Dalle interviste emergono alcuni lati contraddittori della Generazione Z. Se da una parte, c’è la voglia di autenticità e di non volersi riconoscere o imitare modelli, come gli influencer, dall’altra emerge la volontà di essere partecipi a fenomeni di massa, come le “challenge” su Instagram.
«La loro personalità è in continua costruzione e la mostrano sui social disponendo colori e immagini su Instagram. Inoltre, costruiscono se stessi sulla base dei feedback che ricevono dai loro follower su Instagram», spiega uno dei membri del Dream Team.
Come i brand possono comunicare con loro
Dal report emerge poi il ritratto di una generazione che non ama stereotipi e l’imposizione di modelli dall’alto:
«Amano una comunicazione orizzontale. Anche quando rispettano qualcuno, come nel caso di un influencer, si aspettano di comunicare con lui/lei alla pari».
Una comunicazione orizzontale è proprio quella che i brand dovrebbero fare per catturare la loro attenzione, “invece di scimiottare il linguaggio dei giovani, apparendo poco autentici”.
Le soluzioni emerse per stabilire un contatto sono di condividere temi vicini alla loro sensibilità (trend che emergono dalla Rete, anche di diversa natura) e di farlo usando il loro linguaggio. Per i brand, sembra esserci una sola strada: assumere nel loro team dei giovani della stessa età, gli unici in grado di capirne i gusti e le tendenze.
Tendenze anche tra le più strane e incomprensibili per le generazioni più avanti negli anni, come l’ASMR, video che fanno impazzire i giovani dove si sentono rumori provenienti da oggetti, come il fruscio di un pennellino strofinato su un microfono o il tamburellare delle dita sulle diverse superfici.
Una sfida, quella della comprensione di nuovi linguaggi, tanto più importante per le aziende se si considera un altro dato che è emerso ora, come in altre analisi sulle nuove generazioni: la scarsa volontà di riconoscersi in un unico brand.
A 20 anni un’azienda
Ospite al round table Gaia Di Donato, 22enne, che racconta la sua esperienza di giovane imprenditrice. Il suo marchio Generated produce t shirt e sneaker con prodotti riciclati. Il suo esempio conferma la scarsa consapevolezza delle nuove generazioni verso i temi ambientali, e la necessità per “i brand di trovare nuovi terreni per veicolare messaggi di valore”, sperimentando l’influencer e il real time marketing.
Terreni che si giocano soprattutto sulla ricerca di nuovi linguaggi capaci di coinvolgere tutti i sensi degli utenti, offrendo loro una vera esperienza.
La video intervista