Produce mobili che seguono i principi di Maria Montessori: ambiente su misura di bambino e apprendimento basato sull’esperienza diretta e sensoriale
Un’unica sfoglia di legno compone il tavolo. Il bambino segue con la mano la curva e i nodi, scoprendo il tempo che passa e la natura che si evolve. “Vogliamo riportare il legno sotto le mani dei bambini, vogliamo che si muovano in un ambiente senza spigoli, che li abbracci e che stimoli il loro apprendimento” dice Angelica Meucci, la co-fondatrice di Flowerssori. La startup è formata da un due architetti che disegnano e producono arredamento per bambini seguendo i principi pedagogici di Maria Montessori. Ultimamente ha anche partecipato al talent show televisivo Shark Tank (ve ne avevamo parlato qui). “Più che singoli mobili, creiamo ambienti. Fatti solo di legno e colla senza formaldeide, perché crediamo nell’ecologia e nell’importanza del senso della natura”. Un mondo fatto di curve e frassino, di sensazioni tattili e di colori che tranquillizzano. Non si tratta di costosi pezzi di design, adatti solo a musei italiani o a scuole finlandesi. Flowerssori vorrebbe entrare nelle scuole pubbliche, ed ha già cominciato a farlo: la startup ha vinto un bando indetto dall’amministrazione comunale di Cascina, in provincia di Pisa, di 140 mila euro per arredare gli interni della scuola d’infanzia San Frediamo. “La prima scuola pubblica Flowerssori” racconta Angelica con una punta di orgoglio.
La Pubblica Amministrazione ha puntato su di voi…
«La scuola d’infanzia San Frediamo di Cascina è una scuola sostenibile, moderna e altamente integrata con la natura. L’istituto è totalmente autosufficiente, grazie ai pannelli fotovoltaici e alle pale eoliche. Per gli interni si cercava qualcosa che rispecchiasse l’impronta ecologica, e così hanno scelto noi. C’è una lacuna nell’arredamento per l’infanzia: manca un progetto di spazio pensato per il bambino, la proposta è standard. Questo è anche il motivo per cui abbiamo dedicato la vita a questo progetto. Alla fine il nostro arredamento costa un 20-30% in più rispetto a quanto costerebbe un arredamento standard. Ma l’investimento che la PA ha fatto su di noi è sulla qualità, della vita e dell’educazione, sull’ecologia e sul rapporto con la natura. E’ bello che lo Stato abbia accolto questi concetti».
Avete richieste da altre scuole?
«Ci sono molte scuole private che hanno adottato i nostri ambienti, e c’è un grosso movimento di scuole pubbliche che vorrebbero dotarsi di spazi più a misura di bambino. La richiesta c’è, lo vediamo anche quando andiamo alle fiere».
Perché una sedia Flowerssori è diversa da una sedia normale?
«Il nostro è un progetto, riservato alla prima infanzia (0-3 anni e 0-6 anni, ndr). Una singola sedia non avrebbe senso senza un ambiente completo nel quale far crescere il bambino. Abbiamo trascorso 4 anni a fare ricerche sui bisogni dei piccoli, scoprendo che non serve un solo elemento disegnato per il bambino, ma ci vuole un ambiente intero a sua misura.
Non serve ridurre in scala l’arredamento da adulti, bisogna creare qualcosa appositamente per loro».
Com’è l’ambiente che create?
«Secondo noi il bambino deve potersi muovere con libertà, in uno spazio senza spigoli, senza ostacoli. Le curve dei nostri elementi richiamano la morbidezza della pancia della mamma, i bambini li percepiscono come oggetti accoglienti. I bambini devono cadere senza il pericolo di farsi male, perché la caduta deve essere intesa come un opportunità di crescita e non come fallimento. I nostri mobili sono fatti con un unico pezzo di legno, non si assemblano, sono concepiti per essere toccati, per dare sensazioni tattili e visive. Il tavolo è un unico tronco derullato sul quale il bambino “legge” la natura. Secondo noi, l’ambiente nel quale studiamo o lavoriamo non è neutro, influisce sulla nostra vita: e per un bambino questo vale ancora di più perché sono come spugne».
Perché tanta importanza al tatto?
«Le mani sono il mezzo attraverso il quale i bambini imparano di più. Per noi è importantissimo che si trovino in un ambiente che offra “un’esperienza”».
Siete andati a Shark Tank, e nel programma avete stretto un deal con Fabio Cannavale e Gianluca Dettori da 500 mila euro in cambio del 32% della società. Come procede?
«Il deal è in costruzione. Ci siamo accordati con Dettori per avere un po’ più di tempo, perché abbiamo dei progetti in ballo e il contratto di Shark Tank per il 32% della società probabilmente verrà rivisto, non è più realistico attualmente».
Vi ha sorpreso che Foppapedretti non ha investito?
«La trattativa è stata più lunga di quella che poi è andata in onda. Luciano Bonetti è una persona piacevole, lo avevamo già incontrato qualche anno fa. I motivi per cui non ha investito sono due. In primo luogo, non ha voluto rischiare: aveva già provato a produrre mobili Montessori, ma non ha avuto successo. E la ragione è, secondo me, che non ha approcciato questo mondo nel modo giusto. E’ un ambiente nel quale bisogna entrare con la ricerca e con la serietà, noi abbiamo avuto l’umiltà di creare un percorso nel tempo e siamo stati premiati. Il secondo motivo è che Foppapedretti ha un mercato esclusivamente italiano mentre la nostra prospettiva è decisamente rivolta verso l’estero».