Un bot porta la Divina Commedia su Telegram. In questo modo gli studenti non si annoiano per le troppe note a margine, ma riscoprono Dante attraverso la sua semplice parola, dice la professoressa Lisimberti
Se potessi, a scuola insegnerei solo la Divina Commedia. Credo se ne accorgano anche i ragazzi che, qualche volta, alzando gli occhi dal testo, si rendono conto che non sto leggendo ma cito a memoria. Per insegnare la Commedia ci vuole la voce e per apprenderla ci vuole orecchio. Perché Dante è PAROLA, antica e moderna, musica e colore. Per annoiare generazioni di studenti a scuola con la Commedia, basta uccidere la PAROLA dantesca seppellendola sotto una matassa di commenti e di commentatori, sacrificando sull’altare della lettura critica la bellezza del testo. Ecco perché da quando la Divina Commedia è nella mia chat di Telegram…non vivo più. E grazie a Francesco Piersoft Paolicelli di aver realizzato questa riforma. Con sincero spirito moderatamente luterano, Paolicelli ha reso disponibile a tutti (ma proprio a tutti) in una chat l’intero testo, con la possibilità di cercare il canto (22IN per XXII dell’Inferno, ad esempio) o la ricorrenza di un termine (qui un post sul DivinacommediaBot dscritto direttamente da Piersoft). Ecco: finalmente il testo dantesco da solo, da leggere. E senza quella odiosa parafrasi accanto ai versi che ormai premurosamente compare nei testi scolastici…dovessero mai i ragazzi sforzarsi di capire la PAROLA e i docenti di spiegarla…
Ho accolto con entusiasmo il coinvolgimento in questa iniziativa, che non esito a definire “editoriale” perché ne coglie e rivitalizza lo spirito. Nella mia biblioteca personale ho diverse edizioni della Commedia e naturalmente quella cui sono più affezionata è quella che ho usato al Liceo: Sapegno. Ma pensate che io sappia resistere dall’acquistare una nuova edizione del testo? Sia cartacea sia digitale? No di certo.
Quindi, a chi direbbe che non era necessaria una ulteriore edizione digitale della Commedia, rispondo che questo, al contrario, è il segno dell’eternità della parola dantesca
che ora, democraticamente, possiamo leggere e rileggere su quello strumento che tutti abbiamo in tasca e nel modo consueto (la chat) che conosciamo e pratichiamo. Naturalmente, quello che mi interessa è il coinvolgimento dei ragazzi e sperimentare in classe i vantaggi e le criticità dell’uso dello smartphone per seguire la lettura del testo.
Ripensare la Commedia, tra multimediale e videogame
Non sono nuova a queste sperimentazioni di didattica aumentata dalle tecnologie per insegnare la Commedia. Anno scolastico 2008/2009. Concorso Policultura, un’iniziativa di HOC-LAB del Politecnico di Milano, la più grande università tecnico-scientifica in Italia. Dal 2006, ha coinvolto quasi 25.000 studenti, di età compresa tra i 5 e i 18 anni, e più di 1.500 docenti. In quell’anno partecipai, e il Liceo Pepe di Ostuni vinse per la categoria Senior. Realizzammo una narrazione multimediale dal titolo “Versi aspri, demoni di pietra e il profeta Maometto nel canto XXVIII dell’Inferno di Dante” su un canto della Commedia tradizionalmente trascurato a scuola, il XXVIII dell’Inferno. Particolarmente apprezzata dalla giuria fu la lettura sincronizzata con le terzine lette e l’uso dei colori nelle rime. Qui si può vedere e ascoltare la narrazione multimediale. E quest’anno, i ragazzi del Pepe hanno nuovamente lavorato sulla Commedia realizzando diversi lavori in occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante. Tra questi, anche un videogioco che ha dimostrato come il team degli studenti coinvolti, provenienti da classi diverse e animato da sincera passione, abbia saputo mettere in campo più competenze: la conoscenza accurata e la manipolazione del testo dantesco; la declinazione di tutti gli elementi tipici dei videogiochi (statistiche, inventario) nel contesto della Divina Commedia; il disegno (manuale) e la colorazione (digitale); la registrazione del doppiaggio e il montaggio del video.
90 volte Amore
Il primo canto che ho cercato su Divina Commedia Bot? Il quinto dell’Inferno. E la prima parola? Amor. E qui è successa una cosa strana.
Il Bot mi ha risposto che per il criterio scelto le risposte erano troppe. Confesso di aver ripetuto la ricerca e di aver letto quella risposta diverse volte. E qui ho cominciato ad indagare. I calcolatori elettronici si sono messi al servizio del testo dantesco già nella seconda metà degli anni Sessanta. Progetto della IBM per realizzare uno strumento di lavoro con testo, concordanze, indici, commenti. Ma la tecnologia viaggia veloce ed oggi è possibile accedere online al testo dantesco, alle illustrazioni, ai commenti. Ho cercato “amor” su Intratext Frequenza del sostantivo “amor”.
Apprendo che ricorre 90 volte. Certo, 90, non è casuale. Ma la risposta della chat mi restituisce qualcosa di diverso da un mero dato statistico.
Mi fa riflettere sul fatto che “amor” è la dannazione di Francesca, che “amor” è Dio nella Commedia di Dante e mi fa pensare che “amor” nella Commedia non si può contare a tal punto la Commedia è amore.*
*articolo precedentemente pubblicato su Coderschoolitalia