Una ricerca su un campione di 10 mila studenti ha portato alla luce alcuni fattori decisivi che stimolano la capacità di fare innovazione negli atenei
Viviamo in una economia che richiede innovazione. Ma come si fa a creare innovazione? Come si formano gli innovatori? La fonte primaria, certo, sono i vari dipartimenti di ricerca e sviluppo finanziati da privati o dal settore pubblica. Ma il posto principale sono le università e i college, ovvero i centri di alta formazione. Matthew Mayhew professore associato alla New York University e Benjamin S. Selznick, un dottorando sempre alla New York University, sono gli autori della ricerca accademica “Esplorare l’impresa innovativa e i suoi collegamenti con le esperienze di alta formazione”, durata sette anni e focalizzata proprio a capire quanto l’università influenza gli studenti nella loro capacità di innovare.
La ricerca: cosa influenza l’innovazione tra gli studenti?
La ricerca è stata svolta su 10 mila studenti full time negli Usa, Canada, Germania e Quatar. Il campione include studenti provenienti da diversi campi di studio, quindi sia da quelli spesso associati ai settori di innovazione e impresa, (come economia o ingegneria) sia da quelli umanistici (come le arti o l’insegnamento). La ricerca ha anche fatto attenzione che si rappresentassero studenti di diversa etnia e background sociali, quindi facendo attenzione che nel campione fossero presenti anche studenti cresciuti con imprenditori in famiglia. I ricercatori hanno chiesto ai ragazzi di esprimersi sulle loro intenzioni e capacità, sui loro vissuti sociali: l’obiettivo era rispondere alla domanda se innovatori si nasce o si diventa.
1. La pratica in classe fa la differenza
Gli studenti che hanno indicato che i progetti seguiti all’università hanno fatto crescere il loro problem solving erano più inclini alla voglia di innovare. Le esperienze in classe di questo tipo includevano l’esercizio della capacità di rispondere alle proprie domande, di sviluppare dei casi studio e di difendere terminate tesi provando ad argomentarle.
2. I mentor hanno molta importanza
Gli studenti che hanno stretto un ottimo rapporto con un membro della facoltà o hanno avuto delle interazioni costruttive, delle esperienze che hanno avuto un effetto positivo sulla crescita personale, con gli insegnanti anche al di fuori dell’università, hanno dimostrato una tendenza maggiore all’innovazione. Inoltre, questo è vero per qualsiasi campo di studio, dimostrando che l’innovazione può avvenire in qualsiasi disciplina. Un buon rapporto con un mentor può essere veramente il fattore chiave per promuovere l’innovazione tra gli studenti universitari.
3. Fare rete con altri studenti
Fuori dall’aula, gli studenti che riescono a conciliare l’apprendimento con attività sociali e piani di carriera si sono dimostrati effettivamente più innovativi. Per esempio, gli studenti che hanno avviato delle discussioni informali su come usare le idee apprese in classe per risolvere problemi comuni, erano quelli che riuscivano a riconoscere meglio le opportunità per creare nuovi business o venture sociali non profit. Essere innovativi era associato in modo rilevante con l’opportunità di avere, nell’università, spazi per il networking e per le socializzazioni.
4. Il reddito non influisce sul tasso di innovazione
Dall’analisi è emergo un incremento del tasso di innovazione nei momenti in cui il pil scendeva. Gli studenti con meno guadagni, infatti, erano più tendenti all’innovazione di quelli con più soldi.
5. I voti non hanno alcuna importanza
Gli innovatori sono estremamente motivati. Questo significa che sono concentrati a raggiungere obiettivi che sono importanti per loro, e non necessariamente per gli altri. Quindi concentrano le loro energie per qualcosa che abbia valore in sé, senza cercare il riconoscimento degli altri. Per questo motivo, i voti, che rappresentano per loro natura la motivazione di qualcuno a ricevere l’approvazione dall’esterno, per gli innovatori non hanno importanza.