La rimozione del vincolo dei due mandati presidenziali permette a Xi Jinping di portare avanti a tempo indefinito il suo progetto di innovazione. Ma ci sono anche degli ostacoli sulla strada di Pechino. Ecco quali
Il 2035 non sembra più così lontano. E la leadership globale appare sempre più vicina, tanto da toccarla con mano. La Cina ha vissuto una nuova svolta nella sua straordinaria storia millenaria con il grande successo politico di Xi Jinping, che è riuscito a cambiare la costituzione abolendo il vincolo dei due mandati presidenziali. L’obiettivo di Xi è quello di perseguire il percorso di innovazione tecnologica cominciato già durante i suoi primi cinque anni di governo e portare a termine il sorpasso ai danni degli Stati Uniti entro il termine simbolico, appunto del 2035.
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Cina polo dell’innovazione
Le previsioni negli scorsi mesi si sono sprecate, con Pechino che sembra ormai a un passo dal raggiungere e superare l’altra superpotenza mondiale in diversi settori, come per esempio l’intelligenza artificiale applicata al campo militare, il riconoscimento facciale e non solo, come dimostra il vantaggio acquisito nella corsa al computer quantistico, l’ormai pieno sviluppo di una cashless society, nonché gli ingenti investimenti nella smart mobility e nel settore del green tech.
Il progetto di Xi Jinping
Xi Jinping ha dato grande impulso all’innovazione, aiutato dai denari dei grandi colossi come Tencent e Alibaba. E ora l’estensione a tempo indefinito della sua presidenza sembrerebbe cancellare qualsiasi dubbio: la Cina è pronta a dominare la scena tech nel giro di poco tempo. D’altra parte basta considerare il già netto predominio sulla produzione di dati. Il mondo digitale dipende dai dati, e la Cina ha oltre 1 miliardo e 400 milioni di utenti internet.
Il nodo dei dati
Ma la strada verso la leadership non è in realtà così semplice e nasconde qualche insidia. L’equazione quantità=qualità infatti non funziona sui big data. Non è detto che ogni utente in più aggiunga tante informazioni all’ecosistema digitale così quante ne aveva aggiunte il primo. In realtà, l’utilità di un set di dati può avere rendimenti di scala decrescenti. Spesso, dunque, la sofisticazione del modello di riferimento è più importante della “taglia” del set di dati a disposizione. Per esempio, Twitter non è in una posizione di svantaggio su questo campo nei confronti di WeChat, nonostante abbia “solo” 300 milioni di utenti attivi mensili contro il miliardo di quelli del colosso della messaggistica cinese.
Le restrizioni a Internet
Ma i possibili veri ostacoli per la Cina sono altri. E ruotano tutti allo stesso punto: la realizzazione della piena libertà digitale. Una piena libertà che a Pechino e dintorni ancora non si è raggiunta. Internet è spesso bloccato. Per utilizzare Google o Facebook gli utenti cinesi devono installare vpn sui loro apparecchi. E non è sempre così semplice, con la stretta del governo che pare non allentarsi. Per questo non è semplice attrarre talenti. La non completa liberalizzazione della Rete può infatti significare per molti protagonisti avere difficoltà nello svolgere la loro professione e il loro lavoro. Il governo sta tentando di attrarre esperti tech dall’estero con l’offerta di generosi incentivi ma le restrizioni del web e il blocco di siti popolari come youTube non possono non essere un disincentivo.
I dubbi sulla privacy
Un altro ostacolo è la privacy. Le compagnie tech cinesi, e non solo quelle per la verità, possono monitorare in maniera intensiva i loro utenti. Da una parte questo offre agli stessi utenti un’esperienza migliore di navigazione grazie a una forte ottimizzazione ma dall’altra c’è chi teme che questo significhi che i giganti tech, spesso in relazioni strette con il governo, vengano a conoscenza di una larga scala di dati sensibili sui propri gusti, le proprie abitudini e i propri spostamenti. La sensazione di controllo viene d’altra parte acuita dai sempre più forti investimenti di Pechino in tecnologie applicate al riconoscimento facciale, utilizzate in maniera sempre più vasta in materia di sicurezza.
La concorrenza globale
Allo stesso tempo, le restrizioni alla Rete e all’economia interna impediscono alle aziende tecnologiche cinesi di competere apertamente con i colossi globali del tech. Sul piano interno, ovviamente, questo gli garantisce un enorme vantaggio. Ma dall’altro lato queste piattaforme faticano a diventare attraenti anche all’estero e concentrano la stragrande maggioranza dei propri utenti in madrepatria. Insomma, la Cina ha certamente tutte le strutture e le potenzialità economiche in regola per superare gli Stati Uniti e acquisire la leadership del panorama tech. Ma per riuscirci dovrà prima riuscire a risolvere delle contraddizioni interne aprendosi maggiormente al mondo esterno.