Le fondazioni d’impresa italiane hanno erogato 48,7 milioni in quattro anni per facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. In alcuni casi sono un’opportunità per chi ha una bona idea e vuole fare impresa
Tra il sostegno pubblico e gli investimenti diretti delle aziende, c’è un intercapedine che vale 48,7 milioni di euro in quattro anni. Sono le risorse delle fondazioni d’impresa destinate al sostegno del lavoro giovanile.
Fondazioni, quindi (secondo la definizione Istat) “organizzazioni con una propria fonte di reddito” che “utilizzano le proprie risorse finanziarie per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o altri fini di pubblica utilità”. D’impresa, perché fanno capo ad aziende private, dalla farmaceutica alle banche, dall’editoria all’energia. Spesso servono a sostenere startup e giovani imprese, anche se di rado si tratta di realtà ad alto contenuto tecnologico. Sono i risultati emersi dal report Fondazioni d’impresa per i giovani: come far crescere il vivaio.
L’indagine ha monitorato l’attività di 49 fondazioni (pari al 37% di quelle attive) tra il 2011 e il 2014. Ne sono venuti fuori 184 progetti, capaci di coinvolgere 56 mila ragazzi e raccogliere quanto l’1,2% della spesa pubblica a supporto del lavoro giovanile.
Le fondazioni d’impresa in numeri
La media (1 milione per ogni fondazione) è un dato poco significativo, perché importi e tipologia d’intervento sono molto eterogenei. Si va da borse di studio intorno ai 2 mila euro a programmi che valgono 100 volte di più. Fino a piani pluriennali che superano il milione.
La Fondazione Zegna, ad esempio, ha impegnato 1 milione di euro all’anno per sostenere neolaureati che vogliano perfezionarsi all’estero, con la clausola di tornare in Italia al termine del percorso.
Fondazione Italiana Accenture ha messo in palio fino a 1 milione di euro per il progetto capace di creare occupazione valorizzando il patrimonio artistico italiano. La Fondazione Bracco eroga circa 400 mila euro per il progetto Diventerò (in gran parte destinati a borse di studio in ambito scientifico).
Dimensioni diverse per estensioni diverse. Spesso le imprese, attraverso le fondazioni, offrono un ritorno all’interno del territorio in cui hanno sede. Non sorprende allora che ben 134 progetti su 184 operino a livello locale e regionale, 40 a livello nazionale e solo 10 su un’orizzonte internazionale.
Le fondazioni anno per anno
Un quinto delle fondazioni non mette a disposizione finanziamenti ma risorse umane, spazi e attrezzature. In ogni caso, l’attenzione nei confronti dei giovani è forte: quei 48,7 milioni rappresentano un terzo dei finanziamenti erogati.
Dopo un anno in deciso calo (le erogazioni del 2012 si sono fermate a 11 milioni contro i 13,3 del 2011), la tendenza si è invertita: 11,6 milioni nel 2013 e 12,6 nel 2014. Segno più anche se ancora sotto i livelli di tre anni prima.
Le risorse, sottolinea il report, sono concentrate in “ambiti poco coperti dall’intervento pubblico:16 intervengono nell’ambito dell’arte e della cultura, altre 16 si orientano su progetti di solidarietà e coesione sociale e cinque su progetti di assistenza sociosanitaria. 11 Fondazioni sono attive nell’istruzione, formazione e inserimento lavorativo, quattro nella ricerca tecnico-scientifica e altre quattro nella valorizzazione e tutela dell’ambiente”.
I 5 (+1) progetti per le startup
Una parte consistente dei progetti censiti (35 progetti) riguarda le startup, intese nel loro senso più esteso: giovani imprese da avviare. Anche in questi casi, gli importi sono molto eterogenei. Si va da 3 mila euro (cioè premi) a progetti più strutturati di incubazione o contributi all’imprenditorialità giovanile, tra i 100 mila euro e il milione.
1. Fondazione Italiana Accenture sostiene diverse Call for Ideas: ha animato Women for Expo – Progetti delle donne, concorso per le startup al femminile con una premio riservato alle under 35; A new social wave, riservato alle idee innovative di impresa sociale; Share in action, focalizzato sulla sharing economy; Ecopreneur. http://ecopreneur.ja.ideatre60.it/, per studenti-imprenditori tra i 16 e i 19 anni interessati all’ambiente; Localpreneur, per lo sviluppo locale; Globalpreneur, con un occhio ai mercati globali; Sodalitas Challenge, per idee sostenibili di under 35; Legalità in azione, idee e soluzioni per la legalità.
2. Fondazione Vodafone Italia sostiene imprese per le attività sociali. Ha finanziato Made in Goel-Cangiari, un progetto che promuove filiere d’alta moda in zone a forte penetrazione mafiosa. Made in Goel-Cangiari, con sede a Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) mette in filiera tre cooperative sociali specializzate in confezionamento, ricami a mano e tessuti al telaio artigianale. Oppure Taglieria Ambrosiana, una scuola bottega di taglio e lavorazione delle pietre dure semipreziose per la formazione professionale di minori a forte rischio di esclusione sociale. La fondazione ha finanziato (con 20 mila euro) anche Giovani&Futuro Comune, rivolto agli studenti delle scuole superiori per progettare una forma d’intervento a carattere imprenditoriale e socialmente responsabile che individui un bene comune della provincia di Cosenza e lo valorizzi, rendendolo capace di generare utilità economica.
3. UniCredit Foundation ha sostenuto progetti come Impronte sociali (con l’erogazione di voucher per lo startup d’impresa con finalità sociali), Libere Terre Joniche, una cooperativa sociale nata sui beni confiscati alla mafia; The Hub Milano SI Camp, un social innovation camp di due giorni con l’obiettivo di “dare avvio a progetti che abbiano un alto potenziale di impatto sociale, ambientale o culturale attraverso l’impiego di Internet o degli smartphone”
4. Enel Cuore Onlus ha finanziato l’avvio di imprese sociali come il Chiosco-Bar Piada 52, progetto di inserimento lavorativo per persone svantaggiate e laboratorio di autoimprenditorialità in provincia a Forlì. O come Donne, integrazione e periferie (progetto di creazione di tre nuove imprese sociali nel quartiere di Forcella di Napoli). Fiori di Zagara è invece un laboratorio di smistamento e confezionamento di agrumi in provincia di Reggio Calabria
5. La Fondazione De Agostini ha appoggiato la Cooperativa Pane e Signore, che recupera terreni incolti e commercializza i prodotti attraverso un proprio punto vendita e due negozi del territorio. Sostiene Gustolab e Altrostampo, due laboratori che offrono impiego a giovani con disagi di diversa natura.
6. Sono nati da una fondazione di famiglia (la Fondazione Mike Bongiorno) FABLAB Milano e FABLAB We DO , che offrono spazi dotati di macchinari, attrezzature e tecnologie di ultima generazione per lo sviluppo di idee e progetti innovativi.
Pregi e difetti
Le fondazioni d’impresa si propongono, afferma il report, come “secondo welfare”. Cioè un sistema di assistenza alternativo (ma non contrapposto) a quello statale. Al di là che sia il secondo o il terzo (si dice spesso che il welfare dei giovani siano genitori e nonni), il risultato cambia di poco: le fondazioni tentano di colmare gli spazi vuoti che casse e attività pubbliche non riescono a riempire. Senza che si parli (solo) di solidarietà: l’obiettivo diventa una sostenibilità economica dei progetti, con forme d’intervento innovative e qualche opportunità per le startup (o per le idee che ancora startup non sono).
Il radicamento delle fondazioni nel territorio è un punto di forza. Ma comporta anche una certa frammentazione. Lo stesso report ne sottolinea le criticità: poche sinergie tra fondazioni e aziende (sopratutto per i tirocini), troppa burocrazia, scarsa visibilità e una forte differenza geografica (con il nord che concentra 102 progetti su 184). In fondo, le stesse difficoltà affrontate ogni giorno da chi vuole fare impresa in Italia.
Paolo Fiore
@paolofiore