Essere abituati a chiedere cose a un dispositivo per ottenerle senza problemi e senza l’esigenza di stabilire un rapporto umano potrebbe incidere sul comportamento dei bambini. Dai robot, però, si può anche imparare molto
L’intelligenza artificiale è parte della nostra quotidianità. Per i bambini ancora di più visto che questi strumenti che fanno qualcosa al nostro posto sono nati insieme a loro o addirittura prima. I bambini non hanno dovuto abituarsi all’idea che questi dispositivi fossero in grado di rispondere in maniera automatica alle loro richieste. Semplicemente l’hanno visto e si sono abituati a quella che è diventata la loro realtà. Come tutto questo incida sul loro comportamento, sulla loro crescita e sulle dinamiche di apprendimento è oggi allo studio degli esperti. E anche l’osservazione diretta dei genitori può rivelare qualche informazione su come Alexa o altri strumenti del genere incidano sulla vita dei più piccoli.
© Steve Rainwater/Flickr
1) Bimbi più aggressivi
Uno dei rischi che si può correre è trasferire gli atteggiamenti impositivi che si tende ad avere con un dispositivo con intelligenza artificiale – che di fatto è al nostro servizio – ai rapporti con le persone in carne ed ossa. In altre parole, potrebbe capitare che un bambino si rivolga a un insegnante o a un compagno con lo stesso tono un po’ aggressivo con il quale di solito parla con l’assistente virtuale. E potrebbe anche essere portato a non accettare dei no come risposte ad alcune pretese.
2) L’assenza di interazione umana
La preoccupazione principale è quindi che i nostri bambini possano diventare più maleducati a causa dell’intelligenza artficiale. La questione è stata a lungo dibattuta anche sui media, tanto che Google e Amazon hanno annunciato che i loro dispositivi presto chiederanno di aggiungere un “per favore” a ogni richiesta. Inoltre, come ha messo in evidenza la professoressa Sherry Tarkle, dal punto di vista psicologico, si potrebbe essere portati a pensare di poter avere un compagno senza per questo dovergli amicizia, attenzione, affetto. Insomma, senza gli “obblighi” di una relazione reciproca. Anche la psicologa del comportamento Susan Pinker in un’intervista a Thrive Global ha messo in guardia dai pericoli di una scarsa interazione umana di cui i bambini hanno comunque bisogno per sviluppare empatia, emozioni e abilità linguistiche.
3) I piccoli distinguono tra reale e artificiale
Per alcuni studiosi, però, questo è un falso problema. Wired ha raccolto la testimonianza di un’esperta, Justine Cassel, una psicologa che attualmente lavora al MIT e che se ne intende di interazione tra bambini e A.I: a suo giudizio, i più piccoli sono perfettamente in grado di distinguere il reale dal virtuale. Fino a che questa separazione rimarrà netta, non c’è motivo di preoccuparsi secondo Cassel. Inoltre, la tecnologia può avere effetti positivi sullo sviluppo cognitivo dei più piccoli. I robot, ad esempio, possono essere preziosi nella risoluzione di conflitti interpersonali, ma soprattutto possono agevolare e velocizzare l’apprendimento di alcune competenze, come le lingue o le regole di una corretta alimentazione.
4) Il controllo dei genitori
Mentre gli studiosi continuano a interrogarsi su pregi e difetti dell’intelligenza artificiale, ai genitori non rimane che cercare degli espedienti per un corretto uso di questi dispositivi. Innanzitutto non si deve permettere che questi strumenti facciano da baby sitter. Inoltre, bisogna sempre assicurare il controllo sui più piccoli quando hanno a che fare con i robot, sia per evitare comportamenti sbagliati sia per garantire l’interazione umana. Infine, è necessario continuare a porsi domande e tarare i propri atteggiamenti grazie al confronto e alle informazioni che si riescono ad ottenere, così che l’intelligenza artificiale non diventi un altro accessorio inutile e passivamente accettato nella nostra vita.