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Per la prima volta in Italia il riconoscimento è andato a Philip Morris la multinazionale del tabacco, prima a ottenere la certificazione a livello globale. Per garantire e valorizzare una cultura inclusiva che risolva il divario retributivo di genere
Cominciamo col dire che se non esistesse più il gender gap, il Pil mondiale aumenterebbe di 5,3 miliardi di dollari. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto stilato dall’Eige – Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere: l’aumento della presenza delle donne nella forza lavoro e l’eliminazione del divario retributivo tra donne e uomini avranno un impatto positivo sulla crescita economica dell’Unione europea. Si parla di un aumento tra 3,5 milioni e 6 milioni di posti di lavoro nel 2050, grazie al maggior numero di donne che entra a far parte della forza lavoro.
La parità di retribuzione non è solo una questione di Pil
Secondo i dati raccolti nel Report on equality between women and men in the EU del 2017, in Italia le donne che lavorano sono sempre di più, ma il tasso di occupazione femminile è inferiore del 12% rispetto al tasso di occupazione maschile. Ci qualifichiamo come il penultimo Paese dell’Europa per capacità di accogliere le donne nel mondo del lavoro e di accettarle in ruoli che tradizionalmente sono “maschili”: le donne italiane rappresentano solo il 40% degli occupati in posizioni da dirigenti, mentre nella composizione degli Impiegati le donne sono in maggioranza (57%). Inoltre, il compenso di un dirigente è circa una volta e mezzo superiore a quello di una collega, ovvero una dirigente donna dovrebbe lavorare tutte le settimane dell’anno per pareggiare il salario di un dirigente uomo, senza riposare il sabato o la domenica.
E non è solo una questione di Pil. Un aumento delle retribuzioni delle donne potrebbe ridurre i tassi di povertà tra le donne e il divario di genere nelle pensioni di vecchiaia (EIGE, 2016). Una riduzione del divario retributivo può inoltre rafforzare la fiducia delle donne e consentire loro di acquisire maggiori responsabilità sul lavoro e progredire verso posizioni direttive (Booth, 2003). In sintesi, prevedere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e garantire la parità di retribuzione è essenziale per conseguire un tasso generale di occupazione femminile e maschile del 75% almeno e stimolare una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile.
La certificazione Equal Salary
Per stimolare le aziende a raggiungere la parità salariale è nata la certificazione Equalsalary dell’omonima Fondazione, che premia quelle aziende che hanno eliminato il gap salariale. Fondata nel 2010 da Véronique Goy Veenhuys, un’imprenditrice sociale la cui missione fin dall’inizio è stata quella di sviluppare uno strumento pratico e scientifico che consenta alle aziende di verificare e comunicare che i loro dipendenti, uomini e donne, siano trattati allo stesso modo. A oggi le aziende certificate sono centinaia ma la strada è ancora lunga.
Non c’è Paese al mondo nel quale sia stata raggiunta la parità salariale, un dilemma che resiste al tempo, insieme a tutte le altre disparità tra uomini e donne: in lavoro, istruzione, presenza nelle istituzioni e nei posti di potere.
La certificazione Equal Salary comprende un confronto quantitativo completo dei dati sulle retribuzioni e una verifica qualitativa dell’impegno del management per l’uguaglianza di genere e per il rispetto delle politiche e delle pratiche di gestione e sviluppo dei talenti, nonché della percezione dell’uguaglianza di genere da parte dei dipendenti.
Philip Morris Italia ottiene la certificazione Equal Salary
Philip Morris Italia e Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna hanno ottenuto il conseguimento della certificazione Equal Salary, attestato dall’omonima Fondazione.
Si tratta delle prime realtà aziendali in Italia ad ottenere tale riconoscimento, a testimonianza dell’impegno concreto di Philip Morris International (PMI) a favore della parità di genere. L’azienda, leader mondiale nei prodotti del tabacco, è attualmente protagonista di un percorso di profonda trasformazione del proprio business, attraverso il quale punta a eliminare completamente le sigarette a favore di prodotti alternativi al fumo. Per affrontare questa sfida, in un momento storico caratterizzato da cambiamenti estremamente rapidi, PMI si sta impegnando per garantire e valorizzare una cultura inclusiva, che risolva, in primo luogo, il divario di genere.
“Il successo della nostra azienda -ha dichiarato Paolo Le Pera, direttore Risorse Umane del gruppo Philip Morris in Italia – dipende da un ambiente ricco di talenti e fortemente diversificato, dove ogni persona, senza alcuna distinzione, può apprendere, crescere e sviluppare opportunità di carriera. Questo significa prima di tutto che gli uomini e le donne devono essere retribuiti in modo equo e paritario. La parità salariale è una tappa fondamentale per arrivare a una vera parità di genere nel mondo del lavoro. Essere la prima azienda certificata Equalsalary in Italia significa non solo valorizzare i principi di uguaglianza che caratterizzano un ambiente inclusivo e dinamico, ma anche farsi ambasciatori di un tema che crediamo sia di importanza vitale per il nostro Paese”.
Philip Morris International è la prima multinazionale al mondo ad aver intrapreso il processo di certificazione Equal Salary a livello globale. A partire dal 2015, infatti, PMI ha deciso di coinvolgere le affiliate di tutti i paesi in cui è presente per sottoporsi ai processi di verifica necessari a ottenere la certificazione Global Equal Salary, diventando oggi la prima multinazionale ad essere certificata in tutto il mondo. La certificazione si aggiunge a uno sforzo crescente dell’azienda a favore di una realtà egualitaria e inclusiva, che punta anche a raggiungere l’ambizioso target del 40% di presenza femminile nelle posizioni manageriali entro la fine del 2022.
Per Véronique Goy Veenhuys, fondatrice e Ceo della Fondazione Equalsalary: “Philip Morris Italia e Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna possono essere orgogliose della Certificazione Equal Salary. Anche se oggi la parità di retribuzione a parità di lavoro svolto non è ancora così scontata, l’impegno profuso da aziende come le due affiliate italiane di Philip Morris International è un passo in avanti più che benvenuto verso il raggiungimento della parità retributiva nel mondo e dà il suo contributo a una sfida più vasta, ossia colmare il divario retributivo di genere”.