I team vincitori voleranno a Seattle per la finale. E per visitare il quartier generale di Amazon. Un’occasione per coniugare università e mondo del lavoro.
Ottimizzare l’ultimo miglio della fase di consegna dei prodotti. Era questo il problema logistico da risolvere proposto agli studenti che hanno partecipato alla seconda edizione dell’Amazon Innovation Award, un concorso ideato dall’azienda statunitense in collaborazione con tre atenei italiani: Politecnico e Università di Torino, Roma Tor Vergata, Politecnico di Milano. Obiettivo della gara: stimolare i ragazzi a sviluppare progetti innovativi per accrescere l’efficienza della logistica dell’azienda.
E proprio il progetto migliore elaborato dagli studenti dell’istituto milanese è stato premiato lunedì 25 settembre, a pochi giorni dalle premiazioni dei partecipanti degli altri atenei. I tre team vincitori hanno ottenuto un biglietto per un viaggio a Seattle, per visitare la sede centrale di Amazon: lì, a gennaio del prossimo anno, sarà svelato il vincitore finale del concorso.
Una soluzione basata sull’assistente virtuale
I cinque membri del team primo classificato del Politecnico milanese – Alessandro Merlo, Susanna Potenza, Emanuele Sgaria, Ilaria Stetur Cogliati e Luca Ziliani – sono iscritti al corso di Management, e il loro progetto si basa sull’uso dell’assistente virtuale Alexa e del dispositivo Echo Dot. Secondo il loro piano, gli apparecchi sarebbero distribuiti gratuitamente a tutti gli iscritti al programma Prime di Amazon: i dati delle interazioni vocali tra apparecchi e clienti permetterebbero di elaborare un modello che indichi i momenti in cui è più probabile trovare questi ultimi in casa, così che le consegne mancate sarebbero notevolmente ridotte.
“L’idea di fondo – ha spiegato Ziliani – è quella di non chiedere alle persone quando sono a casa, ma saperlo già prima e portargli i pacchi solo in quei momenti”. “La questione più importante che abbiamo dovuto risolvere è stata quella della privacy” ha aggiunto Potenza: “Per questo abbiamo ipotizzato di richiedere un’autorizzazione all’uso dei dati raccolti da Alexa , cioè non le registrazioni della voce dei clienti ma solo l’indicazione delle fasce orarie in cui loro parlano con l’assistente vocale, esclusivamente per l’elaborazione del sistema”.
Far provare agli studenti come si lavora in un’azienda
I progetti sono stati valutati da una giuria di manager dell’azienda statunitense, secondo quattro criteri principali: fattibilità, scalabilità, impatto sul cliente e applicabilità delle tecnologie. “La scelta è stata difficile, anche i progetti arrivati secondo e terzo sono molto validi” ha detto Gabriele Sigismondi, direttore della logistica di Amazon Italia che ha premiato i ragazzi. “È bellissimo – ha aggiunto – far vivere a degli studenti l’esperienza di come si lavora in un’azienda, progettando qualcosa in modo diverso da quanto si fa in un’aula universitaria, e loro sono stati tutti bravi e creativi nel tentare di risolvere un problema difficilissimo come quello dell’ultimo miglio. Una cosa che ci fa ben sperare per l’Italia: noi italiani abbiamo sempre la sindrome di Calimero, ma se crediamo di più in noi stessi possiamo fare delle cose di cui andare super-fieri”.
Un progetto in ampliamento
Solo al Politecnico di Milano i progetti presentati sono stati 35, e 140 gli studenti – per un quarto di origine straniera – che hanno partecipato, come ha riepilogato Riccardo Mangiaracina, docente di Gestione dei sistemi logistici e produttivi: “Questa iniziativa è di estremo valore sia per Amazon che per l’università – ha detto il professore – L’azienda ha avuto modo di pescare idee molto interessanti, mentre i ragazzi hanno avuto modo di applicare quanto hanno imparato in aula nell’elaborazione di piani destinati a una delle società più innovative al mondo, perdipiù lavorando in gruppi, spesso multietnici, e quindi crescendo anche dal punto di vista personale grazie al confronto con i colleghi”.
Alla prima edizione del concorso, un anno fa, aveva partecipato solo l’ateneo milanese: dopo la prima estensione di quest’anno, nel 2018 il progetto verrò esteso anche ad altre università, in Italia e in Europa. “Il principio è lo stesso usato sul lavoro: il primo anno abbiamo fatto un esperimento pilota” ha spiegato Elena Cottini, responsabile delle pubbliche relazioni di Amazon Italia Operations. “Abbiamo visto che ha funzionato, e con qualche aggiustamento l’obiettivo è portarlo negli altri paesi: per noi è importante far conoscere nelle università non solo il modello economico di Amazon, ma anche l’infrastruttura logistica che c’è dietro”.