Intervista a Salvatore Giuliano, dirigente scolastico del liceo “Ettore Majorana” di Brindisi, la prima scuola italiana ad avere una postazione di realtà virtuale con Oculus Rift. Il Majorana, inoltre, è la scuola capofila per la formazione degli animatori digitali in Puglia
«Che abbiano 15 o 70 anni, quando la indossano hanno tutti la stessa reazione: restano immobili, completamente coinvolti nella realtà virtuale che li circonda. Ricominciano a parlare solo dopo qualche minuto, di solito con esclamazioni di stupore». Salvatore Giuliano descrive così l’esperienza che sta sperimentando da qualche mese nella sua scuola, il liceo “Ettore Majorana” di Brindisi, con l’Oculus Rift, una maschera che permette un’immersione a 360 gradi in un ambiente virtuale. Da fuori sembrano un paio d’occhialoni: una volta indossati, però, permettono all’utente le esperienze più varie, come vagare per il cosmo o visitare la Cappella Sistina. Giuliano è un dirigente scolastico all’avanguardia da sempre, (ve ne abbiamo parlato qui) e dal mese di novembre ha dotato la sua scuola – prima in Italia – di una postazione di realtà virtuale con Oculus Rift: il dispositivo dell’omonima azienda è di proprietà di Facebook che, dal 6 gennaio, ha avviato i preordini negli Usa. Mark Zuckerberg ha scritto sul suo profilo social che “la realtà aumentata sarà la prossima e principale piattaforma di computer, cambierà il modo in cui ci connettiamo e comunichiamo”. E se il visore Oculus Rift è stato inventato per il mondo dei videogiochi, Salvatore Giuliano è convinto che possa essere un valido strumento anche per la didattica 2.0.
Come sta andando l’esperimento della realtà virtuale a scuola?
«Benissimo! Chi lo prova ne resta veramente entusiasta. Avevamo 6.000 contenuti 3D stereoscopici di biologia o chimica, e poi abbiamo deciso di approcciarci alla realtà virtuale che permette un’esperienza immersiva molto più forte. Ho provato anche la Carboard di Google ma non è così immersiva come Oculus».
Come si applica l’Oculus Rift alla didattica?
«Dipende dall’esperienza che si sceglie, e dalla materia. Ci sono contenuti di arte come di scienza, si possono fare degli esperimenti di chimica o visitare un monumento, è un dispositivo che permette tante applicazioni didattiche. Stiamo pensando di prendere anche i Leap Motion, da attaccare alle mani. In questo modo, per esempio, un ragazzo può entrare in un laboratorio di chimica virtuale, prendere in mano delle provette e usarle proprio come se fossero vere. La ITS VR, un’azienda salentina di servizi informatici, sta sviluppando software per visitare i monumenti e le chiese. Penso che sia davvero la nuova frontiera dell’apprendimento».
Qual è la reazione dei ragazzi quando provano il visore?
Sono coinvolti, rapiti. Ma non solo i ragazzi, succede a tutti. Molte persone hanno proprio il mal di mare quando li indossano, tanto sono immersivi.
Se per esempio si sceglie un contenuto sullo Spazio, e si guarda in basso, c’è il vuoto, e questo destabilizza: la prima prova, infatti, la facciamo fare solitamente su una sedia. Ma non tutti si muovono: molti restano immobili con la testa dritta, altri invece prendono padronanza dello spazio e cominciano a muoversi anche con la sedia, e dobbiamo fermarli».
Dove si trovano i contenuti?
«Ci sono i contenuti open source che sono gratuiti; poi sul web si trovano anche delle demo free, altrimenti si devono pagare. C’è, infine, una terza via: quella di cominciare a produrli in autonomia. Ovviamente servono delle particolari tecniche di video making, non è semplicissimo. Un modo per produrre contenuti è utilizzare uno scanner: si fotografa la stanza e si crea una matrice con milioni di punti, che viene poi trasformata nella stanza virtuale. In questo modo, alla fine, si avrà la stanza reale in ambiente virtuale».
Farete altre postazioni di realtà virtuale?
«Puntiamo a farne altre 6, in base ai fondi previsti dal PON».
Un’ultima domanda. Sono diventati operativi gli animatori digitali, e il Majorana è l’hub per la formazione di quelli pugliesi. Cosa farete?
«La nostra scuola è capofila di una rete di istituti in tutta la Puglia. Ma questo non significa che i docenti dovranno venire tutti a Brindisi per formarsi: stiamo attivando 26 corsi in tutta la Regione, per consentire ad ogni animatore di trovare il corso di formazione in una scuola vicina. Abbiamo calcolato una distanza massima di 20km dalla scuola di appartenenza».