Oltre 400 docenti toscani hanno intrapreso un corso di formazione di robotica educativa all’Istituto di biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Chissà se Socrate avrebbe mai immaginato che un giorno un robot sarebbe stato utile a trasmettere la filosofia. Con ogni probabilità nemmeno Alessandro Manzoni avrà pensato che i “Promessi Sposi” sarebbero stati letti grazie all’aiuto della tecnologia. Eppure all’istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono convinti che i robot saranno i primi alleati dei maestri e permetteranno loro di insegnare italiano, inglese, geografia o filosofia in maniera diversa. Una certezza che è condivisa da 400 docenti delle scuole toscane di ogni ordine e grado che nei giorni scorsi hanno iniziato un corso di alta formazione per capire come potranno diventare innovativi.
Il progetto di formazione e aggiornamento nato da un accordo sottoscritto tra l’Istituto Sant’Anna, l’Università di Firenze e la Regione Toscana che lo ha finanziato, prevede 32 ore di lezione e una fase sperimentale che coinvolgerà gli studenti e i professori di 150 scuole toscane (il 30% di quelle presenti nella regione). La chiamano “robotica educativa” e ha l’ambizione di offrire ai docenti la possibilità di comprendere i vantaggi dell’utilizzo dell’alta tecnologia in classe.
“La nostra sfida – spiega Paolo Dario, direttore dell’Istituto di BioRobotica – è contribuire alla trasformazione del sistema scolastico per adattarlo alle esigenze che richiede l’educazione del XXI secolo. In tutto il mondo si fronteggia la sfida dell’innovazione educativa per portare la scuola a fornire conoscenze e competenze per preparare i giovani a soddisfare le domande del lavoro e della vita nella società della conoscenza. La ricerca e l’innovazione, soprattutto nel campo della robotica, settore ormai presente in tutti gli aspetti che caratterizzano lo sviluppo e il progresso, possono essere strumenti efficaci per agevolare l’apprendimento e stilarne modelli di analisi e di valutazione, nell’interesse esclusivi dei docenti e degli allievi”. Gli esperti sanno che la “robotica educativa” potrà diventare il mezzo che agevolerà l’apprendimento o, addirittura, potrà trasformare lo stesso robot in un tutor per agevolare l’apprendimento delle materie curricolari e affini a quelle scientifiche e tecnologiche.
Nessuno sarà escluso da questo processo: ciascuna fascia di età sarà coinvolta e questo modello potrà trasmettere conoscenze utili per un uso responsabile della scienza e della tecnologia da parte dei più giovani. Una sfida che potrà essere vinta solo se i protagonisti di questa partita saranno preparati, solo se la scuola avrà definito un progetto. “E’ opportuno – spiega Antonio Calvani del dipartimento di Scienze della formazione e psicologia dell’Università di Firenze – accompagnare l’introduzione della robotica con una consapevole finalizzazione pedagogica, una adeguata declinazione curriculare e una definizione precisa degli obiettivi da raggiungere, prendendo le distanze dall’attrazione di superficie che un argomento del genere può esercitare”. I docenti toscani si preparano ad affrontare questa nuova frontiera che potrebbe essere uno strumento utile persino rispetto all’integrazione.