Il nome è un termine māori per indicare gli anziani delle comunità tribali. L’obiettivo è proprio quello di creare un movimento che vuole cambiare la percezione dell’età matura
“La popolazione invecchia. Molti pensano che sia un problema. Noi crediamo che sia un’opportunità”. E’ lo slogan di Kaumatua, la nuova piattaforma che fa incontrare giovani e anziani per darsi una mano reciprocamente. A lanciarla è un’esperta del settore, Odile Robotti, che nel capoluogo milanese è già conosciuta per “Milano Altruista”. Ma qui l’ambizione è alta ed è quella di ribaltare il pregiudizio per cui i più giovani possono essere un aiuto ai più vecchi. Il nome scelto non è un caso: Kaumatua è un termine māori per indicare gli anziani delle comunità tribali; il titolo viene usato per persone di ambo i sessi, che si siano occupati del loro whānau (famiglia allargata) per un certo numero di anni. Vengono scelti dalla comunità per insegnare e guidare l’attuale generazione e quelle future, e sono oggetto di grande rispetto. Sono stati definiti i “custodi delle conoscenze e tradizioni delle tribù, delle sottotribù e delle famiglie”.
Come funziona Kaumatua
Così sarà anche a Milano e in altre parti d’Italia se il progetto diverrà contagioso. Se sei già in pensione basta entrare nella piattaforma per avere disponibili subito opportunità ad alto impatto sociale per aiutare le giovani generazioni. Se sei un giovane o una scuola o ancora un’associazione no profit hai accesso a una rete di adulti maturi desiderosi di restituire alla società e avere un impatto positivo. Tutto funziona in maniera semplice e immediata. Un giovane che cerca un kaumatua può compilare un format e specificare se la domanda è per un supporto scolastico; nelle scelte di lavoro o anche per un supporto in una startup. Se sei un anziano invece basta cliccare “diventa “kaumatua” per registrarsi e trovare subito un progetto dove poter essere utili. Un luogo dove la domanda e l’offerta sociale si incontrano per diventare utile. L’obiettivo è proprio quello di creare un movimento che vuole cambiare la percezione dell’età matura che va valorizzata per il contributo che può dare alle nuove generazioni e alla comunità. “Il nostro scopo– spiegano sul sito – è accogliere le storie di tanti adulti maturi nel ruolo di Kaumatua facendole conoscere. Se vuoi far parte del nostro movimento, tieni d’occhio questa pagina perché lanceremo delle iniziative a inizio 2019”.
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A spiegarci la genesi di questa originale esperienza è proprio Odile Robotti, fondatrice dell’associazione Kaumatua, che sta curando passo per passo la nascita e l’evolversi della piattaforma.
“E’ un arricchimento reciproco quello che stiamo realizzando. Quando un anziano aiuta dei ragazzi in una startup o in una scuola ne traggono benefici entrambi. Ci sta a cuore la collaborazione intergenerazionale. Sappiamo che questo obiettivo non è in uno dei momenti storici felici a causa di una demagogia che contrappone vecchi e anziani ma noi lanciamo la sfida. Non vogliamo che vadano a disperdersi le energie e le conoscenze. Siamo contrari all’idea che l’adulto che invecchia è sempre meno utile; noi vogliamo incoraggiarli a fare delle cose significative che contribuiscano alla società. Anche perché gli adulti maturi sono l’unica risorsa naturale in aumento sul pianeta”.
Qual è stata la base di partenza della vostra mission?
“Abbiamo fatto un’indagine dove emerge che molte persone vorrebbero fare ma fanno fatica a decidere cosa fare. Noi che abbiamo un’esperienza alle spalle con Milano Altruista abbiamo deciso di includere le startup di giovani, oppure il singolo ragazzo che vuole avviare una professione e ha bisogno di un consiglio che non trova in famiglia”.
Siete neonati ma di voi già si parla molto?
“La piattaforma è stata lanciata il 29 novembre scorso dopo essere stata un progetto pilota per un anno. Abbiamo grandi ambizioni: avrò presto un incontro con “Manager Italia” ho parlato con “Nonni 2.0”, faremo una campagna pubblicitaria. Dobbiamo aumentare le opportunità. Abbiamo qualche esperienza che è già maturata: un progetto alla Trilussa dove degli ultra sessantenni sono andati a gestire la biblioteca e a leggere favole ai bambini. Questi volontari sono stati funzionali. Così anche abbiamo mandato liceali e anziani a fare lavori per delle Onlus. Un esempio straordinario di sodalizio tra giovani e meno giovani”.
Nel sito vi sono già dei progetti calendarizzati
“Abbiamo chiesto alle associazioni con le quali già lavoriamo di fornirci dei progetti che possono essere intergenerazionali. Puntiamo ad avere ampli numeri, è la nostra missione. Incontrerò anche dei pensionati ex manager che potrebbero fare da mentore a giovani che si affacciano al mercato del lavoro. Partiamo da Milano ma ci piacerebbe che questo modello potesse essere emulato da altre città. Il nostro sogno è che possano copiarci; noi saremo ben disposti a dare loro una mano a partire con una piattaforma o con la costituzione dell’associazione”.