Ha fatto il giro del mondo la lettera di Cara O’Connor indirizzata all’Agenzia Spaziale. Che –a sua volta- le ha risposto, incoraggiandola a coltivare la sua passione perché da grande possa diventare un’astronauta di riferimento
“Non è giusto, Plutone non può esser declassificato a pianeta nano, combatterò perchè torni ad essere un pianeta principale. E voi dovete aiutarmi!”. Ebbene no, non sono le parole di un’esperta astronauta né di una scienziata che studia il sistema solare, ma udite udite sono le parole di una bambina irlandese di 6 anni: Cara Lucy O’Connor che – con una passione smisurata per pianeti e orbite – ha scritto una lettera di disappunto niente poco di meno che alla Nasa. Evidenziando il suo dispiacere. E chiedendo all’Agenzia Spaziale il suo intervento nella risoluzione del caso che le stava tanto a cuore.
Plutone pianeta-nano
Nel 2006, l’Unione Astronomica Internazionale, ha deciso di “declassare” Plutone a Pianeta Nano (Dwarf planet,) al pari di altri quattro corpi celesti: Cerere, Eris, Makemake e Haumea. I motivi che hanno spinto l’Unione Astronomica Internazionale a prendere tale decisione sono diversi e sono legati a peculiarità che Plutone presenta rispetto agli otto pianeti del Sistema Solare. Gli astronomi notarono che la luminosità apparente di Plutone, oltre che presentare valori relativamente bassi (la magnitudine apparente massima è di circa 14), presentava anche delle variazioni cicliche, non imputabili alla presenza del Sole (come nel caso di altri corpi celesti), bensì a un oggetto che ruota intorno ad esso.
Fu così scoperto nel 1978 quello che ancora oggi viene definito il principale satellite naturale di Plutone: Caronte, dal nome del barcaiolo demoniaco del fiume Stige, citato nell’Inferno dantesco. Plutone ha dimensioni (1151 km di un raggio equatoriale) soltanto doppie di quelle di Caronte (603,6 km), mentre tendenzialmente un pianeta risulta essere molto più grande dei propri satelliti: per esempio il rapporto di grandezza tra Terra e Luna è di 5:1. Ciò implica che Plutone e Caronte non rappresentino un vero e proprio sistema “pianeta-satellite”, bensì un sorta di sistema binario pianeta-pianeta (anche questa definizione è tuttora controversa). Infine le dimensioni di Plutone sono ridotte rispetto a quelle dei pianeti: è meno della metà di Mercurio, il pianeta più piccolo del sistema solare (2439,7 km di raggio equatoriale) e più piccolo anche della Luna (1738 km). Dallo studio del moto di questo sistema binario è inoltre emerso che Plutone e Caronte hanno una massa che è circa un ottavo di quella della Luna.
Tutto ciò ha dunque suggerito che Plutone non è un vero e proprio pianeta, ma potrebbe essere per esempio un satellite sfuggito alla forza gravitazionale di un altro pianeta o un asteroide attratto in quella posizione.
La lettera di Cara Lucy O’Connor alla NASA
Proprio partendo dalla controversa “declassificazione” di Plutone a pianeta-nano, Cara O’Connor, la piccola irlandese di 6 anni qualche mese fa, dal suo banchetto di scuola e con l’immancabile aiuto della fedele maestra (le prime basi della sua formazione scolastica non le consentivano di redigere una lettera da sola) ha scritto una vera e propria missiva indirizzandola all’Agenzia spiegando le sue motivazioni, e nella speranza di persuadere la Nasa a riqualificare Plutone e renderlo di nuovo un pianeta principale: “Penso davvero che Plutone dovrebbe tornare a essere un pianeta principale come Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, perché in un video che ho visto, intitolato Incontriamo i pianeti, Plutone, era tra i nove pianeti del sistema solare, anche se ultimo della lista”.
E continua descrivendo la sua delusione quando “In un altro video Plutone finiva nel cestino della spazzatura ed era spaventato dal pianeta Terra. Tutto ciò è veramente triste perché secondo me nessun pianeta – che sia principale o nano – dovrebbe esser buttato nel cestino”.
La lettera di risposta della Nasa
Di fronte alle disarmanti parole della bambina, non poteva mancare la risposta della Nasa. James Green, direttore della Planetary Science Division dell’Agenzia Spaziale non solo non è rimasto indifferente e ha deciso di rispondere, ma con le sue parole ha incoraggiato la piccola Cara a perseguire il suo sogno di voler diventare un’astronauta di fama mondiale: “Sono d’accordo con te sul fatto che Plutone sia un pianeta unico nel suo genere ed affascinante”, scrive Green in una lettera che ha letteralmente fatto impazzire di gioia la piccola Cara, “ma a mio parere la forza di Plutone non è legata all’essere o meno un pianeta principale o nano quanto all’attenzione che esso suscita ancora nel continuare ad essere oggetto di studio per gli scienziati del cosmo. E conclude, “Confido nel fatto che continuerai a studiare e impegnarti a scuola. Sono certo che un giorno riuscirai a lavorare con noi in Nasa e magari a scoprire tu stessa un nuovo pianeta!”.
La appassionante lettera di Cara ha colpito anche Carly Howett, scienziata impegnata in una missione Nasa proprio per approfondire il pianeta Plutone, e anche lei ha voluto scrivere alla bambina: “Mi sono identificata in lei, perché quando avevo la sua età ero proprio così. Ed è importante che il suo sogno, quella luce, non smetta mai di brillare e sia incoraggiata sin dalla sua giovane età. Mi auguro che questa storia dimostri a tutti: genitori, educatori, e addetti ai lavori che gli scienziati non sono irraggiungibili, ma persone normali che con grande determinazione hanno perseverato nel loro sogno”.
Un sogno chiamato Planet Unicorn
La bambina irlandese sogna di diventare un astronauta della Nasa e un giorno di visitare tutti i principali pianeti, incluso l’adorato Plutone. E da grande il suo sogno nel cassetto è di scoprire un pianeta che chiamerà Planet Unicorn.
Nel frattempo continua a tempestare la sua maestra di domande “spaziali” tipo: perché esistono i buchi neri oppure ma lo sbarco sulla luna è realmente accaduto? “Fa delle domande a cui non so sempre rispondere e che non sono propriamente di una bimba della sua età. Devo riconoscere che è spesso interessata ad argomenti che sono molto al di sopra del livello di una bambina di 6 anni” – ha dichiarato Sarah O’Donovan, la maestra della Glasheen Girls’ School di Cork che la ha aiutata.
Anche se probabilmente l’appello della bimba non poterà a un cambiamento dello status di Platone da pianeta-nano a pianeta- principale, la lettera ha fatto il giro del mondo dimostrando – ancora una volta – che i sogni dei bambini vanno incoraggiati dagli adulti senza alzare steccati gratuiti verso fantasia e desideri. Come empaticamente ha fatto la Nasa, che mira a stimolare le bambine moderne a credere nel loro, infinito potenziale.