Elevare il livello di competenze degli adulti diventa prioritario per l’Italia. In pochi partecipano alle attività formative e ancora pochi sono i laureati. Il MIUR lancia un Piano nazionale di garanzia
Competenze degli adulti, al via le cinque proposte di un Piano di garanzia elaborate dal Ministero. In un convegno con gli attori principali è stato anche fatto riferimento ad alcuni dati della sintesi del rapporto “Strategia per le competenze dell’OCSE Italia 2017”: oltre 13 milioni di adulti hanno competenze di basso livello. Un quadro sul quale bisogna intervenire.
I dati
Secondo l’indagine OCSE, in Italia c’è un basso livello di competenze generalizzato e spesso le competenze di un lavoratore non sono allineate con quelle richieste per eseguire le mansioni di un determinato lavoro. Secondo il report, circa il 6% dei lavoratori possiede competenze basse rispetto alle mansioni svolte mentre il 21% è sotto qualificato. Ci sono però anche i lavoratori che hanno competenze maggiori rispetto a quelle richieste per un certo lavoro e che svolgono attività di routine. Circa il 39% di chi ha un’età compresa tra i 25 e i 65 anni presenta un basso livello di competenze (sia per quanto riguarda la lettura sia matematiche) e solo il 14% partecipa alle attività formative per gli adulti. Nel report si specifica che molti dei quali si sono dichiarati pronti a partecipare non lo fanno per mancanza di tempo, a causa degli impegni di lavoro e familiari. Elemento, questo, da non sottovalutare. Altro fatto importante è che circa il 35% dei lavoratori è occupato in un settore non correlato agli studi, mentre solo il 20% dei giovani italiani (tra i 25 e i 34 anni) è laureato: una media inferiore rispetto a quella OCSE (30%) per i ragazzi appartenenti alla medesima fascia di età. Una situazione, insomma, che richiede azioni costanti ed efficaci.
La priorità: elevare le competenze
“La sintesi italiana mette in evidenza la forte divaricazione tra quelle che sono le competenze che le nuove professioni richiedono rispetto alle competenze che i lavoratori esprimono sia dal lato dei lavoratori dipendenti sia dal lato dei datori di lavoro – sottolinea Carmela Palumbo, Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali MIUR – È necessario elevare le competenze su due fronti”. Aggiunge Cristina Giachi, Presidente Commissione Istruzione – ANCI e vicesindaco di Firenze. “Non possiamo dimenticare quanto la dimensione dell’apprendimento permanete abbia a che fare con i cittadini in grado di essere tali, in grado di essere pienamente cittadini”. La Giachi fa riferimento al tema delle fake news come esempio: “Se non ci fossero menti deboli, ci sarebbe assai poco spazio per le notizie false. Noi abbiamo una platea di cittadini con menti deboli. L’economia reale ignora spesso quale sia il vantaggio di avere una forza lavoro consapevole con competenze, con conoscenze di base e oltre. È sbagliato”. Diventa fondamentale allora “elevare il livello culturale generale dei nostri cittadini prima ancora delle competenze necessarie per fare quel determinato lavoro. Studiare serve, studiare rende persone migliori”.
Le 5 azioni proposte dal MIUR
Le cinque azioni proposte dal MIUR per migliore una situazione che non sembra essere fra le più rosee sono chiare. Le ha annunciate la ministra Valeria Fedeli: favorire e sostenere la partecipazione dei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) alla costruzione e al funzionamento delle reti territoriali per l’apprendimento permanente; sostenere – in coerenza con quanto previsto da ‘Agenda 2030’ e dalla ‘Nuova Agenda europea delle competenze’ – l’attivazione di Percorsi di Garanzia delle Competenze destinati alla popolazione adulta in età lavorativa e finalizzati all’acquisizione delle competenze di base (matematiche, alfabetiche, linguistiche e digitali) e trasversali (capacità di lavorare in gruppo, pensiero creativo, imprenditorialità, pensiero critico, capacità di risolvere i problemi, per esempio); potenziare e consolidare i Centri di ricerca, sperimentazione e sviluppo in materia di istruzione degli adulti; sostenere la piena applicazione ai percorsi di istruzione degli adulti di strumenti di flessibilità e in particolare della fruizione a distanza. “È fondamentale – sottolinea la Fedeli anche al certificazione e l’autorevolezza dei contenuti che si immettono nella formazione attraverso il digitale e quindi a distanza. Contenuti che devono essere sempre più certificati sempre più validati”. Infine, sostenere l’attivazione di percorsi di istruzione integrati, finalizzati a far conseguire, anche in apprendistato, una qualifica e/o un diploma professionale nella prospettiva di consentire il proseguimento della formazione nel livello terziario (universitario e non). L’obiettivo primario è l’attivazione entro il 2019, d’intesa con le Regioni, di una sperimentazione nazionale dei ‘Percorsi di Istruzione Integrati’.
Fedeli: “Continuare ad agire in questa direzione”
Le prime azioni sono state messe in campo. Nel 2017, nell’ambito del PON Scuola, la ministra Fedeli ha lanciato un bando sulla formazione degli adulti da 20 milioni di euro. È stato inoltre riaperto il tavolo interistituzionale istituito presso la Conferenza Unificata. Cresce, intanto la quota di adulti iscritti ai CPIA: i patti formativi siglati nel 2016/2017 dagli studenti iscritti ai percorsi sono stati, in tutto, 229.400. Erano 182.863 l’anno prima. “La strada è tracciata – ha chiuso la Ministra – ora occorre continuare ad agire in questa direzione. Un adeguato livello di istruzione degli adulti rappresenta un importante elemento per la realizzazione di società più inclusive, basate sulla conoscenza e che permettono maggiori opportunità di realizzazione alle loro cittadine e ai loro cittadini”.