Quando il giornalismo si fa serie e la serie non passa dalla televisione
Netflix? Un mezzo superato. La scommessa è che le docu-serie oggi diventino fruibili sui social. Certo, proprio Netflix, con il suo SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano, potrebbe tirare la volata a Freeda e al progetto Resistenze: racconti da San Patrignano, che ha tutt’altra finalità e anche ben altro coraggio: raggiungere i più giovani direttamente su smartphone, senza nemmeno l’intermediazione di una pay tv, atterrando su Facebook e Youtube.
La docu-serie verrà pubblicata il 19 aprile sui canali di Freeda: si compone di 5 episodi della durata di circa 15 minuti ciascuno. Nonostante il pubblico cui si rivolge e il mezzo usato, la regia e le scelte stilistiche sono curate come un prodotto tradizionale, anche se le inquadrature non sono sempre giornalistiche. E lì si avverte, appunto, la rottura, l’effetto novità.
StartupItalia ha potuto visionare due episodi in anteprima, interloquendo con gli autori del progetto, che ammettono di essere usciti segnati dai tre mesi trascorsi nella comunità, a stretto contatto con i suoi ospiti, per avere tutto il materiale che occorresse.
Materiale che non è mai mancato: i ragazzi e le ragazze di San Patrignano, ci hanno rivelato gli autori, sono sempre stati entusiasti di raccontare le proprie esperienze, senza mai nascondere le cadute e soffermandosi col dovuto orgoglio sulle sfide affrontate per risalire la china. “Resistenze: racconti da San Patrignano vuole rimanere aderente alla realtà, proponendo storie di vita vissuta in modo disintermediato. Per questo motivo, dunque, le ragazze e i ragazzi ospiti della Comunità di San Patrignano si raccontano in prima persona attraverso 5 puntate e 6 protagonisti” ha spiegato Sara Ristori, Direttrice Editoriale di Freeda.
Sarebbe stato fin troppo facile scadere nel banale, rimestare nelle tragedie umane, produrre altra “tv del dolore”, ma il prodotto confezionato da Freeda dimostra pieno rispetto verso i protagonisti e non indugia sui drammi personali. Del resto, i destinatari della digital media company non guardano la tv, men che meno quella del dolore: nessuna casalinga di Voghera all’ascolto, la community si suddivide tra generazione Z e Millennial, con un pubblico al 92% femminile e al 72% sotto i 34 anni.