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Il professor Mark Thatcher, direttore del corso di Laurea Magistrale in Policies and Governance in Europe dell’ateneo, analizza il rapporto fra cultura e innovazione: «Il patrimonio artistico offre una grande opportunità per le startup, in ambiti non dominati dai giganti dell’industria»
Soltanto pochi giorni fa, veniva pubblicata la classifica universitaria QS Ranking by Subject 2023. Un verdetto molto buono per l’Italia, risultata il secondo Stato europeo per presenze nelle prime 200 posizioni. Tra i risultati positivi, spicca quello della Luiss Guido Carli, che ha raggiunto la top 50 nelle aree relative al business e management e alla giurisprudenza. È però nel ramo degli Studi Politici e Internazionali che l’ateneo capitolino ha centrato il traguardo più prestigioso: entrare nelle migliori 15 università al mondo, seconda in Europa e prima nel nostro Paese, al 14esimo posto.
La notizia è arrivata a ridosso della chiusura delle iscrizioni per il test d’ammissione alle Lauree Magistrali, prevista per il 3 aprile. Tra i vari percorsi che compongono l’offerta formativa, spicca il corso in Policies and Governance in Europe (PAGE), diretto dal professor Mark Thatcher, già docente della London School of Economics di Londra e visiting professor a Sciences Po a Parigi. Un campo di studi molto rilevante in un momento storico come quello attuale, in cui l’Unione Europea sta affrontando diverse criticità, dal conflitto in Ucraina, al caro energia e all’inflazione.
L’importanza del rapporto fra Ue e Stati membri
«La governance multilivello è un fatto sempre più rilevante in Europa», sostiene il docente. «È un rapporto biunivoco, dove l’operato dei governi nazionali e delle amministrazioni locali è influenzato dalle decisioni delle istituzioni dell’Unione e, viceversa, le scelte prese a livello comunitario sono condizionate dalle attività degli esecutivi dei Paesi membri». Ragione per cui diventa essenziale analizzare come i vari attori, istituzionali e non, interagiscono nel processo di formazione delle politiche pubbliche.
Il 17 dicembre 2020, con l’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione Europea, è stato adottato il Next Generation EU, piano da 800 miliardi di euro, che, associato al bilancio 2021-2027 dell’Unione, del valore di circa 1.210 miliardi, hanno portato allo stanziamento di oltre duemila miliardi di euro da parte dell’Ue per il rilancio post pandemia. In un contesto simile, è aumentato il numero di richieste, da parte dei Paesi e degli enti locali, per la presentazione di progetti e l’ottenimento di fondi.
«Governi regionali e anche città richiedono un quantitativo maggiore di fondi a Bruxelles, anche attraverso operazioni di lobbying, sulla base delle iniziative lanciate dalle istituzioni comunitarie. Comprendere a fondo questo meccanismo significa capire l’Unione Europea oggi», afferma il direttore del corso Policies and Governance in Europe, che ha proprio in queste tematiche uno dei focus principali del programma.
Oltre l’insegnamento tradizionale
A un anno dalla laurea, fa sapere l’ateneo, il 94% degli ex alunni Luiss ha già trovato un impiego. A fare la differenza, ha spiegato il Rettore Andrea Prencipe a StartupItalia, è l’approccio educativo utilizzato, che, anche nelle scienze sociali, insegna a seguire rigorosamente il metodo scientifico. In altre parole, sottolinea Prencipe, «i ragazzi devono imparare a pensare come gli scienziati e agire come i professionisti».
Alla base, c’è il metodo introdotto dalla Luiss, definito enquiry-based. «Gli studenti partecipano in modo attivo e sviluppano competenze necessarie per il mondo professionale», evidenzia Thatcher. «Organizzano relazioni e presentazioni, imparano come affrontare una discussione, come fare ricerca e lavorare in gruppo. E, aspetto fondamentale, acquisiscono pensiero critico». Caratteristiche, queste, richieste a chiunque voglia ricoprire posizioni di rilievo in azienda o nel mondo istituzionale.
«Imprese e istituzioni cercano persone in grado di comportarsi da leader fin da subito, di muoversi in maniera autonoma e prendere iniziativa all’interno dell’organizzazione per la quale lavorano». In sostanza, «i datori di lavoro si confrontano con delle problematiche e vogliono avere accanto persone capaci di trovare soluzioni a questi problemi». Il corso Luiss in Policies and Governance in Europe, prosegue il professore, «punta a fornire agli studenti queste capacità, oltre a guidarli, passo dopo passo, durante il percorso di studi».
Cultura motore economico e di innovazione (anche per le startup)
Nel corso della sua carriera, Mark Thatcher ha approfondito l’ambito legale e quello delle politiche pubbliche, legate in particolare alla valorizzazione della cultura europea. I suoi corsi al programma magistrale PAGE della Luiss sono legati alle politiche comparate sul patrimonio culturale nei Paesi UE e al ruolo delle organizzazioni sovranazionali, in primo luogo l’UNESCO.
«Spesso si tende a vedere l’economia in modo slegato dalla cultura, ma è un errore», sostiene il professor Thatcher. «Il patrimonio culturale è il motore non solo per settori economici già avviati e importanti, ma anche comparti in crescita, in Italia come altrove. La valorizzazione delle bellezze artistiche porta alla riscoperta di luoghi meno conosciuti e contribuisce a ridisegnare le città come poli di turismo culturale». Un esempio da questo punto di vista è Liverpool, spiega il docente, «che valorizzando la sua storia industriale del XIX secolo e creando nuovi musei e attrazioni, ha saputo rimpiazzare le attività produttive su cui si era basata in passato e ormai in declino».
“Il patrimonio culturale offre occasioni per le realtà innovative, che possono essere sviluppate in provincia o con tramite le risorse del digitale”
Un’opportunità da sfruttare quindi anche da startup e PMI. «Il grande vantaggio di questo settore risiede nel fatto che le attività inerenti al patrimonio culturale e artistico hanno barriere all’entrata relativamente basse rispetto ad altri ambiti e non richiedono capitali molto elevati», afferma il professore della Luiss. Tutto quello che ruota intorno alle tradizioni di un Paese, dai siti storici, all’enogastronomia, «offre diverse occasioni per le realtà innovative, che possono essere sviluppate anche in provincia o attraverso le risorse messe a disposizione dal digitale. In più, molti di questi campi non sono dominati dalle grandi industrie».
Di tradizioni lontane e recenti
L’indotto mosso dal turismo e dalle ricchezze artistiche non si limita dunque al momento specifico, come può essere una visita al museo, ma coinvolge in primo luogo l’horeca. È una catena che si autoalimenta: «il visitatore al ristorante potrebbe chiedere di assaggiare cibo e vino tipici di una certa zona», conferma il docente, «contribuendo in modo involontario alle aziende locali enogastronomiche».
“Le tradizioni possono essere tali anche se recenti, non è necessario che abbiano origine mille anni fa”
Parlando dell’Italia, l’importanza e la sensibilità nei confronti delle tipicità enogastronomiche è stata ribadita ancora una volta dal clamore suscitato da un articolo apparso di recente sul Financial Times, che approfondiva e rivedeva date e modalità di origine di alcune specialità culinarie del nostro Paese. «Penso che non ci fosse alcun intento di screditare la cucina italiana», dice Thatcher. «Si chiarisce come alcune persone siano state in grado di rendere popolari alcuni cibi diventati tradizionali con il passare degli anni. Le tradizioni hanno un punto d’origine che può anche essere recente: non è necessario che sia avvenuto mille anni fa. Uno dei migliori esempi è Nutella, nata da non molto tempo e diventata un bestseller».