Ogni nostra scelta è potenzialmente soggetta a errore e ogni decisione è una scommessa che facciamo a noi stessi e agli altri. Gli errori infatti avvengono e le scelte possono rivelarsi sbagliate o più complicate rispetto a quanto immaginato e desiderato. Quante volte infatti sarà capitato di trovarvi davanti a un bivio e di aver scelto la strada che sembrava più facile, per poi accorgevi di aver imboccato quella più tortuosa? Quante volte vi è capitato di avere paura di scegliere, di non sapere se continuare a percorrere un sentiero conosciuto o intraprendere una nuova strada? Che fare? Lamentarvi, reagire o agire? Come afferma lo psichiatra americano e professore presso la Harvard Medical School, George Eman Vaillant: «La resilienza non è una condizione ma un processo: la si costruisce lottando.»
La si costruisce accettando le sfide, accogliendo gli errori e le deviazioni del caso. È nella scelta consapevole di accettare e di accogliere che risiede la nostra libertà. Viktor Emil Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco di origini ebraiche, nel suo saggio Uno psicologo nei lager scrive: «Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio. In questo spazio dimora il nostro potere di decidere come rispondere. Nella nostra risposta risiedono la crescita e libertà».
Una frase che assume un significato ancora più profondo sapendo che è frutto della sua tragica esperienza di sopravvissuto al dramma dei lager. Tutti viviamo, nel corso della nostra vita personale o professionale, situazioni nelle quali uno stimolo- che sia un imprevisto, un fallimento, un incidente di percorso, un evento inaspettato – rimette in discussione le nostre certezze. Una risposta affrettata, non ponderata, una reazione dettata dalla rabbia o dalla frustrazione può trasformare una esperienza difficile e complessa in un vicolo cieco. O, al contrario, in un nuovo capitolo della propria vita. Come è accaduto a Michele Laurenzana quando, nel 2022, un imprevisto licenziamento lo costringe a ridefinire sé stesso e il suo job title.
Le buone decisioni possono essere sbagliate
Laurenzana è un esperto di grafica e comunicazione e, dopo un periodo da dipendente, decide di mettersi in gioco e di aprire il suo atelier grafico. Un primo inaspettato stimolo si verifica qualche anno dopo quando gli viene offerta la possibilità di diventare art director di una grande azienda. Unica richiesta: chiudere il suo atelier grafico. Una richiesta che contiene una percentuale di rischio e dove un eventuale errore di valutazione è soggetto a un doppio giudizio: quello esterno e quello, solitamente più intransigenze, del proprio giudice interiore.
Laurenzana non si trova di fronte a una scelta ma a una decisione. Non deve semplicemente scegliere tra due alternative. Ma, come ci ricorda l’etimologia stessa della parola decidere tagliar via, deve eliminare tutte le restanti soluzioni. Quando decidiamo prendiamo una posizione e ogni decisione è in fondo una scommessa che non dà certezze.
Sfida la sorte e decide di chiudere la sua startup. Inizia così un appagante percorso nel mondo della comunicazione visiva e una percepita stabilità professionale durata qualche anno. Ma è proprio in questo momento di apparente solidità che Laurenzana ha un faccia a faccia con lo spigolo duro della realtà: il licenziamento causa riorganizzazione aziendale.
La vita è come reagisci a ciò che succede
Ci sono scelte che facciamo e decisioni che prendiamo che possono rivelarsi sbagliate, e ci sono scelte e decisioni che subiamo e che possono mettere in discussione le nostre certezze, i nostri piani e persino la nostra identità. «Il 2022 è iniziato con un terremoto lavorativo inatteso e destabilizzante che mi ha messo in pochi attimi di spalle al muro, disorientandomi. I pensieri più scontati? Dubbi, paura, rabbia, tristezza. Delusione. E ancora confusione, demotivazione. Apatia», confida Laurenzana.
Ma se non possiamo decidere che cosa ci succede, possiamo sempre decidere come reagire a quello che ci succede, sebbene – come sostiene Laurenzana – la realtà delle cose quasi mai coincide con i tempi necessari a un essere umano per elaborare perdita e cambiamento e trovare la forza di equipaggiarsi per gestire la situazione».
Quel disorientamento è stato per lui un punto di non ritorno: «Ho sentito l’urgenza di esprimere ciò che avevo dentro, di dare forma al caos interiore». Ha cercato quindi un mezzo per esprimere tutto quel caso e, nel farlo, ha scoperto di avere un talento. È stato quel momento di scoramento a indicargli la strada per emergere e per differenziarsi dagli altri, «per evolvermi attraverso il lato buono degli ultimi inciampi, raggirando incertezze e caos».
Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro
Quante volte avete additato le vostre scelte come fallimentari quando col tempo si sono rivelate le migliori delle decisioni possibili? Allo scrittore e medico indiano Deepak Chopra è attribuita la frase «Quando si effettua una scelta, si cambia il futuro». E si cambia quando la reazione allo stimolo non è di rabbia o chiusura ma di fiducia e apertura.
«Smarrito e disorientato, ho inizialmente incolpato me stesso per non aver visto arrivare quella tempesta. Ma questo atteggiamento mi rendeva cieco alle opportunità. Finché un giorno ho deciso di trasformare il disagio in creatività, immergendomi in un nuovo modo di comunicare che superasse le mie competenze lavorative nel mondo del visual design e della comunicazione stessa: l’arte». Utilizzandola come valvola di sfogo, ha dato forma ai suoi pensieri più profondi, trasformando il disorientamento in bellezza. Senza immaginare che quella scelta potesse condurlo a una inattesa svolta artistica e professionale.
Il suo debutto pubblico da artista lo ha avuto mesi dopo, partecipando con la sua collezione ORIGINE ZEROUN alla mostra Antifragilità: l’apologia dell’errore in una delle cornici artistiche più importanti d’Italia- Paratissima– durante l’Art Week di Torino. Un successo che lo hanno portato alla ribalta nazionale e internazionale. Le sue opere fisiche e digitali sono state esposte a New York, Londra, Berlino, suscitando un sempre più crescente interesse nel pubblico.
L’errore come principio generativo
Alla domanda su come vive la possibilità di fare errori o prendere decisioni sbagliate, l’artista risponde: «Non ho paura di sbagliare. Anzi, oggi paradossalmente cerco l’errore per creare. Lo provoco perché so che può portarmi a risoluzioni inaspettate e stimolanti». Sia nel mondo fisico che in quello digitale, l’errore è un principio generativo perché l’errore è ciò che ci rende umani. È nelle nostre incoerenze, nelle nostre fragilità ed inciampi che troviamo la nostra autenticità.
L’errore, nelle opere di Mitch (questo il suo nome d’arte), è elemento costitutivo dell’opera stessa. Ogni sbavatura, ogni imperfezione, diventa un tassello fondamentale del puzzle finale. È proprio attraverso l’accumulo di questi errori che l’artista riesce a dare forma ai suoi concetti, a costruire un linguaggio personale e inconfondibile.
L’incontro con l’intelligenza artificiale ha ulteriormente ampliato i suoi orizzonti creativi. «L’IA è un compagno di viaggio straordinario», spiega, «mi permette di esplorare dimensioni infinite, di creare mondi che esistono solo nella mia mente. Ma è attraverso l’interazione con la macchina che l’opera prende vita, che l’errore umano incontra l’imprevedibilità dell’algoritmo». Il suo progetto inHUMAN ne è un esempio lampante.
«Ho impiegato moltissimo tempo per generare il primo volto, ma con ogni correzione, l’algoritmo diventava più intelligente, più capace di comprendere le mie intenzioni. L’ultimo file generato era perfetto, ma era il risultato di una lunga serie di errori e di apprendimenti, proprio come la vita». La sua storia e le sue opere, fatte di materia e di emozioni, sono un invito a guardare oltre le apparenze, a scoprire il valore nascosto delle cicatrici. «Le mie opere sono come delle cicatrici sulla superficie della realtà, testimonianze di un’esistenza fragile eppure tenace.”
Mitch ci invita a guardare oltre le apparenze, a scoprire la bellezza nascosta nell’imperfezione. La sua arte è un invito a celebrare la nostra umanità, con tutte le sue fragilità e le sue contraddizioni. Mitch oggi si colloca tra gli artisti phygital italiani della sua generazione. E nello spazio tra stimolo e reazione ha trovato la sua più autentica espressione.
Le 3 regole d’oro
Analizza il fallimento ma anche il successo: quando le cose vanno bene non ci soffermiamo a riflettere sul perché abbiano funzionato. Tendiamo a attribuire il successo esclusivamente al nostro talento. Tuttavia, è essenziale comprendere i fattori che lo hanno determinato. Solo così possiamo acquisire una maggiore consapevolezza su ciò che è sotto il nostro controllo e su ciò che non lo è. Questo ci permette di identificare le azioni da ripetere e le decisioni da evitare in futuro, mantenendo il successo nel lungo termine.
Non avere paura di scegliere e di decidere: quando dobbiamo prendere una decisione le informazioni che abbiamo a disposizione tendono ad essere poche, ma man mano che il tempo passa la conoscenza aumenta. All’opposto, le conseguenze delle nostre decisioni seguono un andamento inverso: l’impatto iniziale è alto e tende a scemare nel tempo. Quindi spesso è meglio scegliere senza induci, anche se si hanno poche informazioni, anche perché ciò che può sembrare ovvio a posteriori non significa che si potesse prevedere.
Ciò che scegli di fare è una tua responsabilità: la capacità di trasformare l’insuccesso in una nuova opportunità non appartiene solo ai grandi nomi dello sport, dell’innovazione, dell’arte, del cinema ma è una capacità che ciascuno di noi può sviluppare nella propria vita quotidiana. Non importa quanto piccoli o grandi siano i nostri fallimenti, ciò che conta è il modo in cui scegliamo di reagire e di imparare da essi. Ognuno di noi ha il potenziale per trasformare gli errori in splendide opportunità.
E voi che lezione avete appreso? Se volete raccontarmi la vostra storia di fallimenti e lezioni apprese, scrivetemi qui: redazione -chiocciola – startupitalia.eu