Il colosso dei mattoncini lancia un’iniziativa per supportare i genitori: via da Lego qualsiasi indicazione di genere su prodotti e marketing
Mai più l’indicazione dei prodotti Lego per ragazzi o ragazze. E fine della ricerca per genere sul sito e sulle altre risorse e materiali del gruppo così come nell’ambito del marketing. Le costruzioni Lego saranno proposte e consultabili per passioni e per temi e non più per target di genere. Un modo per garantire a tutti la possibilità “di poter costruire qualsiasi cosa gli piaccia, indipendentemente dall’identità di genere, giocando in un modo che aiuti a sviluppare e realizzare il talento unico“. E anche per continuare nel percorso di superamento dei mattoncini come giochi a prevalenza maschile, che rientra a sua volta in un impegno più ampio per abbattere stereotipi di ogni tipo e discriminazioni arricchendo i set, i personaggi, le minifigure e ogni altro elemento utile. Sui set, invece, da tempo non c’erano più simili indicazioni.
L’indagine Lego: le ragazze più restie ai pregiudizi di genere
La decisione è arrivata sulla base di uno studio realizzato dal Geena Davis Institute on Gender in Media, con sede in California, un’organizzazione di ricerca senza scopo di lucro che punta alla rappresentanza di genere nei media e in genere a una presenza paritaria delle donne in ogni ambito della società. L’indagine è stata diffusa in occasione della Giornata internazionale delle ragazze dello scorso 11 ottobre istituita dall’Onu e commissionato per accompagnare il lancio della nuova campagna Lego “Ready for Girls“, che celebra le ragazze che ricostruiscono il mondo attraverso la risoluzione creativa dei problemi. L’indagine ha coinvolto quasi 7.000 genitori e bambini dai 6 ai 14 anni in Cina, Repubblica Ceca, Giappone, Polonia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti e i risultati mostrano che le ragazze si sentono pronte ad affrontare il mondo ma, al contrario, la società non lo è affatto nel sostenere la loro crescita attraverso l’apprendimento ludico.
Se si parla di gioco creativo, ad esempio, le giovani donne non si sentono per niente limitate per questo tipo di attività: rispetto ai ragazzi, infatti, sono più restie ai pregiudizi di genere (il 74% dei ragazzi contro il 62% delle ragazze crede che alcune attività siano solo per un determinato genere) e più aperte verso i diversi tipi di gioco rispetto anche a quello che i loro genitori e la società tipicamente impongono. Per fare un esempio, l’82% delle ragazze crede che sia giusto giocare a calcio e che i loro coetanei pratichino la danza classica, rispetto al solo 71% dei ragazzi. Tuttavia è il contesto, cioè la famiglia, a remare ancora contro: i genitori che hanno risposto al sondaggio, indipendentemente dal fatto che abbiano un figlio, una figlia o entrambi, immaginano un uomo per la maggior parte delle professioni creative anziché una donna, lo declinano insomma al maschile. Sono per esempio quasi sei volte più propensi a pensare a scienziati e atleti uomini, piuttosto che donne (85% contro 15%), e più di otto volte ad immaginare gli ingegneri come uomini che donne (89% contro 11%). Purtroppo i bambini intervistati in questa ricerca condividono queste stesse impressioni, al contrario – come detto – delle ragazze.
Gli scenari duri a scomparire
Gli approfondimenti confermano inoltre altri scenari purtroppo duri a scomparire. Ad esempio il fatto che le ragazze, in genere, sono incoraggiate verso attività più cognitive, artistiche o legate alla performance rispetto ai ragazzi, che invece sono più propensi ad essere spinti in attività fisiche e di tipo Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). I genitori coinvolti in questo studio sono quasi cinque volte più predisposti a incoraggiare le ragazze rispetto ai ragazzi a impegnarsi in attività di danza (81% contro 19%) e di dress-up (83% contro 17%) e più di tre volte più propensi a fare lo stesso per la cucina (80% contro 20%). Al contrario, sono quasi quattro volte più disposti a incoraggiare i ragazzi verso giochi di programmazione (80% contro 20%) e sport (76% contro 24%) e oltre il doppio quando si tratta di giocattoli per il coding (71% contro 29%).
Il ruolo dei genitori secondo Lego
Per questo gran parte del problema ruota intorno ai genitori, al sostegno e alle indicazioni che forniscono ai loro figli: per aiutarli, Lego ha sviluppato una guida in 10 passi che si conclude con un invito all’azione. L’idea è quella di condividere le foto delle creazioni Lego dei loro figli su uno sfondo AR predefinito che riporta le parole “Get the World Ready for Me”. Inoltre, il gruppo ha realizzato dei cortometraggi che celebrano le aspirazioni e le idee imprenditoriali di giovani donne degli Emirati Arabi Uniti, degli Stati Uniti e del Giappone: ognuna delle quali sta già ricostruendo il mondo attraverso la creatività.
Biennio record per Lego
Le cose vanno bene, per Lego. Il Financial Times ha di recente definito l’azienda danese dei mattoncini una dei “vincitori della pandemia”. Nella prima metà del 2021 i ricavi sono infatti cresciuti del 46% rispetto ai primi sei mesi del 2020, anno che era già stato da record con il più alto tasso di crescita del precedente quinquennio. Ha fatturato nel primo semestre 3.1 miliardi di euro, con ricavi decupli rispetto alla statunitense Hasbro. Ha lanciato numerosi set per adulti, puntando sempre di più sulla nostalgia per gli anni Ottanta, e aperto molti negozi fisici, una sessantina, quaranta dei quali in Cina, dove ha anche lanciato un set ad hoc e dove si aspetta crescite importanti.
La scorsa settimana ha annunciato il suo set più imponente di sempre: 9.090 pezzi per ricostruire il Titanic, il celebre transatlantico britannico del 1912, in scala 1:200. Il modello è lungo 135 centimetri per un’altezza di 44cm e ben 16cm di larghezza. Costa oltre 600 euro.