La scienza non è mai stata così pop e virale. E Virginia Benzi, in arte Quantum Girl, lo sa bene. Con il suo approccio fresco e innovativo, la giovane creator si è imposta come una delle voci più originali nella divulgazione scientifica, puntando dritto a smantellare gli stereotipi di genere nelle discipline STEM.
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Dalla laurea in Fisica delle interazioni fondamentali ai milioni di visualizzazioni su TikTok all’attenzione del Presidente Mattarella e da un posto tra i cento under 30 di Forbes Italia fino alla nuova serie “GEN-Q Generazione Quantum”, produzione Rai Contenuti Digitali e Transmediali disponibile su RaiPlay, in cui Virginia dimostra che la scienza può essere per tutti, soprattutto per le ragazze. Attraverso dieci tappe in giro per l’Italia, la serie mostra come la scienza permei la vita quotidiana, sfatando stereotipi e dimostrando che le donne possono essere protagoniste in campi come la fisica, la tecnologia e l’ingegneria. Ma come raccontare ai giovani la scienza? E come ispirare le ragazze ad intraprendere un percorso STEM? Ce lo svela Virginia.
Intervista a Virginia Benzi
Come nasce Quantum Girl?
Il mio profilo è nato due anni fa, qualche mese prima di laurearmi, su TikTok dove ho iniziato a fare i primi video molto semplici. Dopo la laurea mi sono estesa anche su YouTube iniziando a creare i primi video lunghi e a partecipare ai primi eventi dal vivo. Nel corso del tempo poi sta diventando una realtà sempre più strutturata con lo scopo di presentare le notizie interessanti nel mondo della fisica e raccontare cosa succede intorno a noi in termini di progresso scientifico.
Come sei riuscita a rendere virale la scienza?
Penso che sia stato il mezzo che ho usato a permettermi di sfruttare al massimo le sue potenzialità e così arrivare a milioni di persone. I social sono molto utili per veicolare informazioni. Non sono solo uno strumento con dei pregi, esistono anche difetti evidenti, tuttavia sono posti in cui è possibile presentare e accendere la curiosità delle persone riguardo a diverse discipline. Un po’ come un trailer di ciò che ti attende se decidi di intraprendere una strada specifica. In questo caso, la strada scientifica.
Quanto pesa ancora per una donna il gender gap in ambito STEM? Ti sei ritrovata a vivere in prima persona qualche stereotipo di genere?
Tanto. Per me lo stereotipo più grande è stato quello riguardo a me stessa che mi ha portato ad avvicinarmi tardi alle materie scientifiche. Quando ero piccola non c’erano tanti esempi di donne nel campo scientifico e non essendo nata in una famiglia di questo tipo ho scoperto tardi cosa mi avrebbe potuto regalare. Alla fine però sono anche molto affezionata alle mie origini artistiche quindi la divulgazione lo trovo un ottimo compromesso tra i due mondi.
In “GEN-Q Generazione Quantum” su RaiPlay, racconti in modo semplice e con un linguaggio pop, come una vera super-eroina, i segreti e i misteri della Fisica e delle Scienze. Quali sono stati i momenti e le tappe più importanti ed interessanti di questo viaggio?
È stata un’esperienza davvero molto istruttiva. Di solito sono abituata a fare tutto io e lavorare in team mi ha aiutato molto a crescere da questo punto di vista. Anche i tempi stretti che avevamo mi hanno insegnato a gestire meglio le mie risorse. Ringrazio tutte le persone che hanno lavorato con me perché mi sono trovata davvero molto bene. Spero sia la prima di altre esperienze simili perché parlare alle persone della fisica, o della scienza in generale, è una cosa che mi piace molto. Tra tutto ciò che faccio, creare video rimane la mia parte preferita.
Perché pensi che ancora le quote femminili siano in netta minoranza in ambito STEM?
Credo che uno dei vari problemi sia la mancanza di rappresentazione in questo campo e la comunicazione anche sbagliata. Si pensa spesso che le discipline siano tutte diverse e nettamente diverse ma in realtà la scienza è uno strumento che può essere applicato in un sacco di contesti spesso inaspettati. La scienza è ovunque e raccontando le sue potenzialità secondo me molte ragazze ne sarebbero affascinate. Ad oggi mi seguono diverse ragazzine molto giovani. Chissà che anche grazie ai social non inizino a cambiare un po’ le cose . Come avvicinarle penso dipenda tanto dalla comunicazione. In un mondo sempre più tecnologico, lasciare indietro mezza popolazione non mi sembra la scelta giusta. In generale la cultura scientifica in Italia è indietro rispetto a quella umanistica (anche se purtroppo anche questa subisce forti mancanze da parte di chi dovrebbe implementarla), quale sarebbe il motivo? Forse il modo di raccontarla? Chissà, mi faccio tante domande a riguardo e cerco spesso di capire il motivo che tiene lontane le persone dal mondo scientifico. Spero che nel mio piccolo possa riuscire in qualche modo anche a cambiare un po’ questa mentalità. Secondo me siamo sulla strada giusta.
Come è possibile coniugare scienza ed umanesimo?
Io cerco di farlo mettendo l’accento su che cosa spinga lo scienziato ad intraprendere la sua carriera. Alla fine egli parte sempre dall’esigenza umana di voler comprendere e conoscere ciò che ci circonda. Non è un sentimento troppo lontano da ciò che prova un poeta o un artista. Forse questa visione può aiutare a capire meglio cosa voglia dire fare scienza, perché si faccia e a comprendere meglio il processo della conoscenza