Talenti si nasce o si diventa? Se lo è chiesto Tyler Cowen, economista statunitense, docente di economia alla George Mason University e già editorialista economico per il New York Times. Cowen è co-autore con Daniel Gross di “Talento” per Egea. Lo abbiamo intervistato per il nostro longform domenicale
Talenti si nasce o lo si diventa? Quale è la chiave per sviluppare al meglio le proprie potenzialità? E quanto conta il contesto all’interno del quale concretizziamo le nostre competenze? Lo abbiamo chiesto a Tyler Cowen, tra i più noti economisti a livello globale, docente alla George Mason University, autore di diversi libri ed editorialista di Bloomberg Opinion. Recentemente è uscita la sua ultima pubblicazione “Talento – Come scovare le persone vincenti, creative e piene di energia positiva“, di cui è co-autore con Daniel Gross, prodigio del venture capital e del mondo delle startup. A soli 18 anni Gross ha iniziato la sua carriera in Y Combinator, identificandosi come il più giovane fondatore di startup di tutti i tempi. Ha creato Cue, un motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale, acquisito poi da Apple nel 2013. Nel 2018 ha fondato Pioneer, un team e un motore di ricerca dei milioni di persone di tutto il mondo straordinariamente creative, dotate di talento ma prive di opportunità. “Talento” nasce dall’esperienza di recruitment, animata dalla curiosità e dalla passione che, da anni, spinge i due autori a ricercare figure con caratteristiche fuori dall’ordinario, in grado di trasformare o di creare da zero un’organizzazione.
Abbiamo approfondito l’argomento in un’intervista con il professore Cowen.
Professore, talenti si nasce o si diventa?
Ci sono diversi tipi di talento: quello fisico, che si riconosce nella capacità di resistere al dolore, ma anche quello di avere sempre nuove idee a sostegno delle imprese. Il talento è un processo creativo.
“Il talento è un processo creativo”
Sicuramente si nasce con determinate competenze ma poi queste competenze si devono affinare, si deve studiare e imparare a riconoscere gli impulsi competitivi, prendere ad esempio dei modelli da emulare. Se penso ai grandi pittori del Rinascimento fiorentino, sono sicuro che siano nati con talento ma se non avessero affinato la tecnica e le competenze non credo che avrebbero mai raggiunto il successo che, invece, hanno avuto.
Quale è la strada giusta da intraprendere per diventare un talento?
Dipende di che tipo di talento stiamo parlando e in quale settore è impegnato. Nel libro si insegna alle persone come avere talento, ma, poi, sta a ognuno di loro carpire il modo migliore in cui metterlo in pratica.
C’è differenza tra talenti femminili e maschili?
Non credo, forse gli uomini sono un po’ più ossessionati dal talento mentre le donne sono più ponderate. I punti in comune, però, sono molto più importanti delle loro differenze. Penso, quindi, che, nel prendere grandi decisioni in generale sia molto importante consultare sia uomini che donne perché solo così si avrà una panoramica e un quadro completo sotto più punti di vista.
Che ruolo gioca il contesto in cui si nasce e si cresce?
Un ruolo significante. Nascere e crescere in particolari contesti non è solo una coincidenza. Per sviluppare a pieno il proprio talento è necessario trovarsi nelle condizioni e negli ambienti giusti.
“Per sviluppare a pieno il proprio talento è necessario trovarsi nelle condizioni e negli ambienti giusti”
Penso che, comunque, ti dovresti svegliare ogni mattina e chiederti: “Cosa devo fare per migliorare oggi?”. La maggior parte delle persone non lo fa mentre dovrebbe pensare, esattamente, a quali passi concreti sostenere per migliorarsi.
Quali sono, dunque, le mosse giuste da fare per migliorare se stessi?
Prima di tutto, circondarsi di buoni mentori, secondariamente creare piccoli gruppi di confronto e parlare tutto il tempo; aiuta anche avere anche qualche rivalità “amichevole”.
Cosa possono fare le istituzioni scolastiche e i centri di formazione per incoraggiare i talenti?
Spesso gli istituti sono troppo attaccati ai programmi scolastici che non stimolano la creatività. Le persone oggi apprendono molto di più da Internet che non a scuola. Penso che si dovrebbe fare molto di più e integrare l’apprendimento online con la didattica faccia a faccia, verso una realtà didattica più dinamica. Durante la pandemia, l’e-learning è stato un disastro; nessuno aveva gli strumenti adeguati per affrontare quel periodo di distanziamento sociale, alcuni non avevano neanche la connessione ma il web è la più grande biblioteca di apprendimento che l’umanità abbia mai creato pertanto i giovani devono sfruttarne tutte le potenzialità al meglio.
“Il web è la più grande biblioteca di apprendimento che l’umanità abbia mai creato”
Le viene in mente qualche best case di successo?
Penso a Elon Musk. Lavorava con Peter Thiel e Max Levchin e da loro ha imparato moltissimo, facendosi da mentori l’un l’altro. E poi, naturalmente, ha lavorato in molte altre aziende successivamente. Lui è proprio un esempio di qualcuno che lavorando in un piccolo gruppo di persone è riuscito a fare grandi cose, traendo ispirazione dal confronto con gli altri.
E lei come è riuscito a fare la carriera che ha fatto?
Quando ero molto piccolo suonavo il jazz in un piccolo gruppo di amici, abbiamo imparato l’uno dall’altro; guardandoci, studiandoci. Quando, poi, ho frequentato le scuole superiori stavo assieme a coetanei appassionati di Economia e questo mi ha aiutato tantissimo a migliorare me stesso. Ho viaggiato tanto e partecipato a tantissime conferenze ma non intendo quelle grandi con centinaia di persone; ho sempre preferito quelle dove si riuniscono piccoli gruppi e le persone si parlano.
Pensa che in Italia ci siano margini per i talenti che vogliono crescere?
Ogni paese fa caso a sé. Pensiamo all’India, dove i più grandi talenti sono emigrati altrove, come l’Algeria, la Cina. In Italia siamo in un early stage ma ora il mondo offre prospettive che mai ci sono state sinora e questo lo trovo molto incoraggiante.
“Il mondo offre prospettive che mai ci sono state sinora e questo lo trovo molto incoraggiante”
Che cosa dovrebbero fare le istituzioni per incoraggiare i talenti?
Sicuramente migliorare il loro sistema educativo, incoraggiare lo studio della Scienza e dedicare più risorse ai giovani ricercatori. Penso che, invece, si stia facendo quello che è più conveniente a livello politico piuttosto che quello che sarebbe più giusto.
Che cosa pensa della situazione attuale governativa in Italia?
Sembra che un Governo si succeda continuamente all’altro quasi in un gioco di “sedie che ruotano”, senza programmi seri a lungo termine. In termini economici, se io fossi italiano, sarei spaventato. Migliorare la produttività del Paese, secondo me, è la priorità per l’Italia, e anche dedicare più fondi e investimenti alla tecnologia. Il Regno Unito, gli USA e la Cina stanno facendo bene sotto questo punto di vista mentre l’Unione Europea, con tutte le regolamentazioni che ha, sta mettendo molti ostacoli al suo sviluppo. Anche il Green e l’Ambiente è un altro settore chiave dove c’è bisogno di talenti e si deve costruire un ambiente che ne consenta lo sviluppo.