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L’orientamento dei giovani al centro dell’evento di Assobiotec dell’11 ottobre. Sul palco dell’Auditorium della Conciliazione di Roma i ragazzi che hanno realizzato progetti green grazie a B Corp School. Iscrizioni aperte!
Un bio-mattone prodotto con un batterio fotosintetico e componenti 100% naturali, capace di catturare la CO2. È il progetto di startup biotech nato da un gruppo di studenti dell’Istituto Superiore Enrico Fermi di Mantova, in occasione della partecipazione a B Corp School, il primo percorso di imprenditorialità sostenibile ideato da InVento Innovation Lab – impresa sociale e B Corp dal 2017 – rivolto agli studenti delle scuole secondarie, dove i giovani sono guidati nella creazione di una vera e propria startup green su ispirazione del modello di aziende B Corp. Alla fine dello scorso anno scolastico, EcoSyn – questo il nome del progetto biotech – si è aggiudicato il Premio B SDGs, per la startup che ha maggiormente condiviso valori e obiettivi dei Sustainable Development Goals fissati dalle Nazioni Unite, nell’ambito della Changemaker Competition, l’evento finale di B Corp School. Il giovane team di EcoSyn, composto da 5 ragazzi tra i 17 e i 18 anni, sarà tra i protagonisti dell’evento “Meet The Future: le nuove frontiere del biotech”, promosso da Assobiotec con il supporto di StartupItalia, che si svolgerà l’11 ottobre, a Roma. L’iniziativa, che si rivolge principalmente ai giovani, vuole essere un momento di riflessione su alcune delle leve abilitanti per lo sviluppo delle biotecnologie a livello Paese: la formazione, la ricerca, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo delle startup. Sarà un’occasione per confrontarsi e riflettere su questi argomenti anche in vista del lancio del Piano Nazionale per le Biotecnologie recentemente annunciato dal Ministro Urso, che è atteso in presenza. I ragazzi di EcoSyn, in particolare, saranno tra gli speaker del panel dedicato alla formazione, prima tappa di questo Biotech Journey ideale.
Partecipa a MEET THE FUTURE: le nuove frontiere del biotech
Giovani startup green
Ma come è nata l’idea di EcoSyn? «All’inizio, il team di InVento Lab ci ha lanciato la sfida di immaginare una startup che contribuisse a risolvere il problema dell’inquinamento dovuto al settore dell’edilizia. Noi dovevamo pensare a una soluzione amica dell’ambiente», racconta Davide Bergamaschi, 17 anni, studente della 5C dell’IS Fermi indirizzo chimico biologico, e responsabile comunicazione di EcoSyn. «Così, abbiamo subito pensato a come collegare il nostro settore, che è quello delle biotecnologie e della chimica, a questa missione. Grazie a delle ricerche e conoscenze che già avevamo, ci è venuto in mente che potesse essere un’ottima idea quella di unire il mondo della microbiologia – ad esempio, i batteri – con un materiale, qualcosa di concreto. Da lì, è nato questo bio-mattone in grado di catturare la CO2, che rispondeva a tutti i nostri obiettivi».
Del resto, la forte attenzione alla tutela dell’ambiente è uno dei tratti distintivi del mondo B Corp. InVento Lab, oltre a guidare le aziende nella trasformazione verso modelli di business rigenerativi, è la prima B Corp in Italia ad occuparsi di formazione, progetti di PCTO (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, ndr) con lo scopo di diffondere la cultura dei temi dell’Agenda 2030, della sostenibilità, dell’imprenditorialità e dell’innovazione digitale, ispirandosi ai valori promossi dalla rete Benefit e B Corp. Proprio per questo impegno, è il primo ente scelto dal Ministero dell’Istruzione per co-progettare programmi di education sull’Agenda 2030 nelle scuole italiane. «Questo protocollo di intesa ci consente di portare un cambiamento sistemico. Vogliamo formare cittadini e professionisti del futuro consapevoli del proprio ruolo e dell’impatto positivo che possono avere come changemaker, in linea con la chiamata all’azione dell’ONU per gli SDGs», sottolinea Giulia Detomati, ceo di InVento Lab, classe ’82, con una forte passione per le tematiche ambientali e soprattutto quelle educative. «Perché sono la base da cui partire. Se si cambia la cultura, si cambia anche quello che è l’impatto delle persone e delle aziende sul pianeta», spiega Detomati, che sarà tra gli speaker dell’evento promosso da Assobiotec. «A questo riguardo, noi siamo convinti che bisognerebbe partire fin dall’infanzia per poi proseguire con le fasi successive. È quello che facciamo attraverso i nostri percorsi educativi in base alle diverse fasce d’età, come B Corp School, che ha come target i giovani dai 16 ai 20 anni».
Perché orientare all’imprenditorialità
Una proposta che ha incontrato il favore di docenti come Cristian Soncini, 50 anni, professore di chimica analitica e strumentale dell’IS Fermi di Mantova, che ha seguito il team di EcoSyn fin dalle prime battute. «Io credo che per i ragazzi sia una opportunità importante imparare che cos’è e come aprire una startup. Si tratta di competenze che potrebbero tornare utili nel loro futuro perché ormai il posto fisso è diventato quasi un’utopia al giorno d’oggi e, quindi, bisogna avere sempre delle finestre aperte, a mio avviso», spiega il docente, anche lui presente a “Meet The Future: le nuove frontiere del biotech”. «Così, quando ho visto che InVento Lab offriva questa possibilità, l’ho colta subito al volo. Sono già due anni che partecipo a questa iniziativa con una delle mie classi. Credo sia giusto che i ragazzi acquisiscano questo tipo di competenze fin dalle scuole superiori», continua Soncini. Del resto, secondo Detomati, orientare i ragazzi all’imprenditorialità significa anche e soprattutto promuovere lo sviluppo di un nuovo mindset, che possa aiutare i giovani ad acquisire un atteggiamento più proattivo nella vita. «L’obiettivo non è quello di far diventare tutti imprenditori, non avrebbe senso. Noi, invece, vogliamo dare degli strumenti per comprendere al meglio i propri talenti, per imparare a collaborare con gli altri, puntando tantissimo sulle competenze», spiega la ceo di InVento Lab. «Secondo noi, l’autoimprenditorialità è una competenza fondamentale perché, una volta acquisita, si è pronti ad affrontare le sfide della vita: ad esempio, quando si mandano curriculum e magari non risponde nessuno oppure quando non si sa bene come muoversi, cosa fare. È proprio un’attitudine, che supera anche la cultura che stigmatizza il fallimento, perché quello che conta è continuare a mettersi in gioco».
Dalla scuola all’impresa
Di sicuro, a mettersi in gioco sono stati i cinque ragazzi che hanno dato vita a Redivivus, il progetto di startup che ha vinto la Changemaker Competition di B Corp School nel 2019, grazie alla Redidrop, una capsula idrosolubile di shampoo. Un progetto scolastico che ha fatto strada, diventando una SRL. «Redivivus ha l’obiettivo di portare una piccola rivoluzione in campo cosmetico attraverso una nuova tecnologia, sviluppata e brevettata da noi. Si tratta di capsule idrosolubili contenenti prodotti cosmetici concentrati. Per adesso abbiamo sviluppato una linea basata su tre prodotti: uno shampoo, un balsamo e un body wash», racconta Andrea Leonardi, ceo di Redivivus, 23 anni – il più grande, gli altri componenti del team ne hanno 22 – prossimo alla laurea in economia aziendale, con l’intenzione di proseguire gli studi nello stesso ambito e portare avanti il progetto. «Ora il nostro obiettivo è quello di produrre e distribuire questa tipologia di prodotti in ambito hotellerie e con la vendita diretta attraverso il nostro sito e-commerce. E puntiamo ad allargare la gamma di prodotti, in modo da avere un impatto reale sull’ambiente, sul pianeta», continua Leonardi, che sarà tra gli speaker dell’evento promosso da Assobiotec.
A compiere il salto dalla scuola all’impresa hanno contribuito non solo il primo posto alla Changemaker Competition – quando i ragazzi non erano ancora maggiorenni – e il fatto che tutti spingevano il giovane team di Redivivus ad andare avanti, vista la solidità dell’idea, ma anche «la voglia di metterci in gioco, la voglia di imprenditoria che abbiamo sempre avuto», racconta il ceo. «Io e altri due colleghi abbiamo sempre voluto fare qualcosa di nostro. Così, quando eravamo al liceo, abbiamo trascinato chi all’interno della nostra classe aveva più interesse a fare questo passo. Dall’esperienza con B Corp School siamo andati avanti, è stato faticoso, però siamo ancora tutti e cinque». Sono tante le lezioni che stanno imparando i ragazzi di Redivivus grazie a questa esperienza, ma per Leonardi quella principale riguarda la capacità di affrontare le difficoltà, «perché c’è un problema al giorno, che è sempre il doppio più grande di quello del giorno prima, e in qualche modo bisogna trovare una soluzione. Di sicuro, questo ti insegna a non farti scoraggiare quando le cose non vanno per il verso giusto, ad andare avanti, perché in un modo o nell’altro se ne esce». Come ci tiene a ribadire Giulia Detomati, il caso di Redivivus rappresenta un successo eclatante: «In quel caso il gruppo è rimasto insieme e ha costituito l’SRL, il progetto ha attratto 200mila euro di finanziamenti e, soprattutto, i ragazzi hanno deciso di non abbandonare l’idea di fare l’università, mantenendo il focus sulla loro startup». Ma ci sono anche altri progetti che sono andati avanti. Come racconta Detomati, ad esempio, uno dei progetti in gara nell’ultima Changemaker Competition ha già vinto un bando ministeriale per finanziare il prototipo. E i ragazzi di EcoSyn hanno intenzione di portare avanti il loro progetto biotech? «Abbiamo sentito le opinioni di diversi esperti, ci hanno detto che l’idea è molto valida e che effettivamente possiamo costruirci qualcosa. La nostra speranza è quella di andare avanti e che il gruppo non si sciolga, di restare uniti», spiega Davide Bergamaschi, il responsabile della comunicazione. Allora, chiediamo al ceo di Redivivus che cosa consiglierebbe al team di EcoSyn, visto che loro hanno già fatto il salto. E Leonardi è netto: «Di provarci, tanto non costa niente». Intanto, tre dei cinque componenti di EcoSyn, dopo la maturità, pensano di iscriversi a un corso di laurea in biotecnologie. Poi si vedrà.