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«Come se capire la crisi volesse dire che la crisi è risolta» cantava Gaber. Una citazione che il professor Luca Brambilla – Direttore dell’Accademia di Comunicazione Strategica ed EMBA Professor al POLIMI GSoM – ripete ai giovani studenti del programma Build Your Future di Intesa Sanpaolo, per invitarli a non sentirsi spettatori passivi del loro futuro. Al contrario: l’avvenire si sostanzia nel protagonismo attivo, nel rigore dell’analisi e nell’appassionata curiosità per le nuove competenze del lavoro.
«Il futuro non è un quadro da ammirare, ma una tela bianca da dipingere con i colori che preferiamo» spiega Brambilla, spronando i ragazzi a prendere in mano il pennello e a non temere di sporcarsi nel processo creativo. Brambilla crede nel potenziale di questa generazione, che descrive come «straordinaria, ricca di valori e innamorata della vita, pronta a sorprendere e a costruire un domani sostenibile e inclusivo».
I trend trasformativi che ispirano i giovani
Build Your Future è un programma innovativo di Intesa Sanpaolo che mira a sostenere e formare le nuove generazioni attraverso un percorso educativo e professionale mirato. Il programma, di cui il professor Brambilla è uno degli speaker – coinvolge giovani studenti e neolaureati in un ciclo di incontri, workshop e iniziative volte a fornire loro le competenze necessarie per affrontare le sfide del mondo del lavoro e contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese.
Le tappe del programma
Dopo la tappa di Venezia, dove Elisa Zambito Marsala, Responsabile Education Ecosystem e Global Value Programs Intesa Sanpaolo ha ricevuto il premio Unconventional Excellence per aver ideato “Look4ward – Build Your Future”, il programma ha proseguito con un incontro presso l’Università La Sapienza di Roma. Ora, Build Your Future approda all’Università di Bergamo, estendendo per la prima volta la partecipazione anche agli studenti delle scuole superiori, allargando così il target verso un pubblico ancora più giovane.
Con il professor Brambilla abbiamo tratteggiato un primo bilancio del programma, giunto a metà del percorso previsto: le sue considerazioni sulle attitudini dei giovani incontrati durante le lezioni, la domanda di nuove competenze e il rilievo della comunicazione strategica nell’attuale contesto informativo.
Professor Brambilla, da queste prime sessioni di Build Your Future, osservando gli studenti, che idea si è fatto?
Ritengo che abbiamo a che fare una generazione straordinaria, molto più appassionata, ricca di valori e innamorata della vita rispetto a quanto la narrazione comune sembra lasciare intendere. Grazie agli eventi di Build The Future sto incontrando migliaia di studenti e ogni volta che mi trovo faccia a faccia con uno di loro, gli stringo la mano e, guardandolo negli occhi, gli dico: “Faccio il tifo per te. Quando vuoi scrivimi, perché insieme possiamo sorprendere”.
Come si integrano le mini-challenge proposte durante gli eventi, nella preparazione dei giovani ad affrontare le sfide future?
Gli eventi Build Your Future si aprono con una fase introduttiva molto interessante che presenta i trend da conoscere legati agli scenari futuri. Io intervengo successivamente facendo capire ai giovani che non basta analizzare il futuro, ma occorre esserne i protagonisti, intervenendo in maniera decisa e al tempo stesso generosa sulla realtà, per plasmarla nella forma che si ritiene più sostenibile per tutti.
Giovani con l’attitudine a progettare la loro realtà: come li convince?
Citando il grande Giorgio Gaber, “Come se capire la crisi volesse dire che la crisi è risolta”. Ai ragazzi insegno che il futuro non è un quadro da ammirare, ma una tela bianca da dipingere con i colori che preferiamo. Per farlo bisogna avere il coraggio di prendere in mano il pennello e non avere timore di sporcarsi nel processo creativo.
Build Your Future si basa sull’acquisizione delle competenze: com’è cambiata la domanda di competenze comunicative?
Nel contesto lavorativo in cui operiamo è ormai molto difficile, se non quasi impossibile, realizzare obiettivi realmente sfidanti in autonomia. La capacità di costruire relazioni di valore rappresenta un evidente vantaggio competitivo. Le aziende, consce di questo dato di fatto, ricercano sempre più persone capaci di dimostrare buone competenze relazionali. Risulta quindi determinante l’adozione di una comunicazione che non si limiti a essere efficace, e dunque chiara e inequivocabile nel messaggio, ma anche strategica, ovvero orientata a valorizzare gli interessi dell’altro oltre che i propri e il contesto. Se applicato ai vertici, questo tipo di comunicazione si concretizza in una leadership inclusiva, volta a generare benessere, aumentare la motivazione e, di conseguenza, migliorare la produttività.
In che modo è possibile sensibilizzare i giovani sull’importanza di queste abilità?
È un approccio di cui le nuove generazioni si innamorano appena ne entrano a conoscenza, essendo particolarmente sensibili ai temi dell’inclusività e del rispetto. Si tratta di un modello che genera soddisfazione sia a livello pratico (poiché produce risultati concreti), sia a livello emotivo (poiché propone un approccio relazionale etico).
In questo scenario, la Comunicazione Strategica che ruolo assume?
In un contesto in cui spicca l’importanza delle relazioni, la Comunicazione Strategica assume un ruolo centrale. Non senza motivo la definiamo “scienza delle relazioni”, proprio per lo scopo con cui è nata: supportare le persone a coltivare alleanze relazionali. L’appellativo “scienza” denota il rigore e la sistematicità della sua impostazione. La materia propone infatti un approccio hard alle soft skill, nel senso che si basa su metodologie brevettate, come il Metodo O.D.I.®, ed è supportata da numerosi testi di riferimento, tra cui la recente pubblicazione “Comunicazione Strategica – Un nuovo approccio alle relazioni”, edito da ACS Editore.
A proposito di soft skill, quali suggerimenti darebbe agli studenti?
Spesso concludo i corsi di formazione con un’espressione ironica: “Se volete imparare a comunicare in maniera strategica dovete fare tre semplici cose: allenarvi, allenarvi e allenarvi”. Battuta che racchiude però una grande verità: non esiste una ricetta segreta per il successo, ma occorre armarsi di pazienza e costanza, definendo in maniera chiara i propri obiettivi e cercando di realizzarli con determinazione. Il mio suggerimento è duplice: da un lato approcciarsi in modo intelligente a questi temi imparando da chi con saggezza li ha studiati prima di noi; dall’altro affrontare con audacia nuovi contesti in cui mettere in pratica quanto appreso.
In che modo la collaborazione con startup e aziende innovative durante gli eventi arricchisce l’esperienza degli studenti?
Questi eventi permettono ai giovani di comprendere che il mondo del lavoro è vasto e meraviglioso, che è possibile imparare qualcosa da tutti e in ogni contesto: dalle grandi multinazionali l’organizzazione e la rigorosità processuale, dalle startup l’innovazione e la velocità di adattarsi alle nuove tendenze. È anche un’occasione per sperimentare l’importanza di creare alleanze strategiche per poter raggiungere i propri obiettivi. Ne è un esempio virtuoso Intesa Sanpaolo che, pur essendo la banca più importante d’Italia e un punto di riferimento a livello mondiale, si è messa in gioco attraverso la creazione di Build Your Future, un progetto che rappresenta un’opportunità per collaborare con diverse eccellenze.