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La fumettista e graphic journalist italo-tunisina espone 4 opere site-specific dedicate alla libertà, e grazie al progetto della Luiss la loro vendita finanzierà borse di studio per studenti del suo paese d’origine. Inaugurazione il 2 febbraio 2023.
Sotto il velo c’è un mondo di perché che l’arte può aiutare a comprendere. A raccontare la complessità del mondo arabo e del suo intreccio con la nostra cultura è Takoua Ben Mohamed, fumettista, illustratrice e graphic-journalist e specialista in digital arts che ha ideato un’opera site specific per gli spazi della Luiss Guido Carli a Roma, nell’ambito del progetto Art for Education.
Classe 1991, Takoua (si pronuncia Tàkwa) è italo-tunisina. Nata a Douz in Tunisia, si è trasferita a Roma all’età di otto anni insieme a sua madre e ai suoi fratelli per ricongiungersi con il padre, esule politico scappato dalla dittatura del regime tunisino di Ben Alì. Immaginava di studiare chimica o ragioneria, poi ha seguito il suggerimento dei genitori che ne avevano capito le doti artistiche. La passione per disegno e animazione la spingono verso il graphic journalism. I suoi fumetti trovano ispirazione da un’appassionata esperienza di volontariato a contatto con associazioni giovanili, culturali e umanitarie. Inizia a parlare di donne musulmane, del suo velo, di rifugiati, di razzismo, di diritti umani, e prova a colmare un vuoto che sperimenta soprattutto tra le generazioni più adulte.
“In Italia c’è poco dibattito su questi temi, manca un’educazione al dialogo. L’assenza di ascolto inevitabilmente alimenta il pregiudizio e allontana l’autocritica, quella buona, che farebbe bene a tutte le generazioni” ci spiega Takoua, che risponde con vignette ironiche e opere a fumetto diventate cult, come “Sotto il velo” (2016), “La Rivoluzione dei Gelsomini” (2018) e “Un’altra via per la Cambogia” (2020). Da poco è uscito “Crescere in Mozambico” (BeccoGiallo editore), in cui Takoua ripercorre il suo viaggio nel Paese africano, al fianco degli operatori di WeWorld, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in Italia e in 25 Paesi nel Mondo.
L’opera di Takoua alla Luiss
“Ho iniziato il mio percorso pensando ad un pubblico adulto, che nel tempo ho imparato a conoscere. Ho capito che rispetto alle nuove generazioni, gli adulti hanno la tendenza a cercare anche nell’arte le conferme ai propri pregiudizi. Sono muri – o filtri – che non ho visto a scuola, tra i giovani, che sono più aperti e transculturali e normalizzano la diversità tra persone e culture. Sono capaci di andare oltre il velo che indosso”. Se riflettere e ascoltare è difficile, Takoua Ben Mohamed lancia una sfida attraverso l’arte e lascia al pubblico la libera interpretazione della sua opera, misurandosi lei stessa per la prima volta con un’installazione artistica che lascia spazio a più letture, in base alla propria esperienza di vita e cultura. L’opera di Takoua per lil Luiss Art Museum è composta da quattro lavori con un unico filo conduttore: la libertà di scegliere, di istruirsi, di lottare per i propri diritti, di viaggiare e abbattere muri. E la libertà è un diritto da riconoscere ad ogni essere umano, senza limiti etnici o religiosi.
Il progetto circolare “Art for Education”: l’arte diventa formazione
Quello di Takoua Ben Mohamed è un percorso che, nonostante la giovane età, è già denso di esperienze che hanno contribuito a plasmare un linguaggio maturo, diretto, intergenerazionale. Perfetta per “Art for Education”, il progetto della Luiss ideato e curato da Laura Valente in stretta collaborazione con l’Osservatorio Art-Ethics, avviato nel 2022 per ospitare artisti già affermati provenienti dal continente africano, scelti tra quelli che maggiormente indagano i nuovi linguaggi e narrazioni del contemporaneo. A partire dal 2 febbraio 2023 (la presentazione ufficiale sarà alle ore 10) il Luiss Art Museum apre al pubblico la possibilità di visitare le opere negli spazi per i quali sono nate.
Prima di Takoua Ben Mohamed, Luiss ha ospitato on campus anche Serge Attukwei Clottey, uno tra gli artisti africani più quotati nel mercato globale dell’arte contemporanea. Nato nel 1985 in Ghana, Clottey ha realizzato quattro opere fortemente materiche e simboliche creando dei complessi tessuti prodotti unendo centinaia di tessere di vecchia plastica gialla con il filo di rame: questi rifiuti di plastica sono la sua memoria delle migrazioni del popolo africano.
Il piano di internazionalizzazione di Luiss coinvolge i paesi della regione MENA – tra Medio Oriente e Nord Africa – stringendo accordi con Università e Camere di Commercio, per dare opportunità di crescita e formazione ai giovani che formeranno le future classi dirigenti, favorendo la multiculturalità, lo scambio e il dialogo attraverso un approccio integrato, che includa anche l’arte. È un progetto circolare: dopo l’esposizione, il ricavato dalla vendita delle opere realizzate nelle sedi Luiss finanzierà borse di studio destinate a talenti che provengono dal continente d’origine degli artisti coinvolti. La stessa produzione dell’opera è un vero e proprio laboratorio performativo che grazie a scambi e connessioni ha la forza di elaborare nuovi approcci e modelli di produzione e comunicazione dell’arte.