Il nuovo capo della divisione consumer dell’Europa occidentale del marchio cinese anticipa le prossime mosse che vedremo in autunno. Ci saranno delle sorprese ad attenderci, smartphone compresi
“La nostra strategia non è cambiata, è la stessa che abbiamo iniziato a disegnare e costruire più di 5 anni fa”: William Tian, da poco nominato presidente del Huawei Consumer Business Group (CBG) dell’Europa occidentale, appare sereno e assertivo nel corso di una chiacchierata organizzata con StartupItalia a margine di una sua visita negli uffici italiani dell’azienda. Non di solo smartphone vive Huawei, verrebbe da dire ascoltandolo, ma anche su quel fronte promette novità: quel che è importante, soprattutto, è immaginare però il futuro degli utenti così come sarà tra 5 o 10 anni, per poter anticipare i loro bisogni in termini di strumenti, servizi, funzioni. Per questo era stato immaginato il claim 1+8+n, la base di un vero e proprio ecosistema che abbraccia l’intera giornata (o l’intera vita, se preferite) del consumatore tipo: e quel progetto di costruzione di un ecosistema non si è fermato.
Siamo ancora rilevanti
“In Italia contiamo 10 milioni di utenti attivi dei nostri servizi e prodotti, tra cui HMS (Huawei Mobile Services, ndr), una bella fetta di utenti e una bella base solida da cui partire: e continueremo a lanciare nuovi smartphone e altri device per continuare a sostenere la crescita che abbiamo già registrato negli ultimi anni” mi spiega Tian, provando anche a tracciare un bilancio dell’ultimo anno di attività in termini di avanzamenti compiuti dal marketplace App Gallery. “Per esempio sono arrivate più di 30 app bancarie sul nostro App Gallery, tra cui Intesa e Unicredit: ci sono questi marchi che continuano a lavorare con Huawei e con i suoi utenti”, prosegue Tian.
Nonostante la situazione contingente, in ogni caso, Huawei ritiene ancora di avere un ruolo rilevante da giocare: l’Italia, mi spiega il presidente del CBG, continua a essere un mercato che offre buoni numeri di vendita, e ogni lancio di un nuovo prodotto fa segnare ottimi risultati. Ad esempio i monitor PC, nuova categoria appena introdotta nel Vecchio Continente, ha messo seriamente in difficoltà le previsioni fatte: “Sono già sold-out – mi confessa con un sorriso, riferendosi al MateView GT – e stiamo cercando di convincere i colleghi cinesi a fornirci altre scorte”.
La filosofia resta quella di lanciarsi in un settore verticale quando c’è la possibilità di offrire qualcosa in termini di tecnologia e funzioni capace di distinguerli dalla concorrenza: è stato fatto con i laptop, ora con i monitor, e chissà cos’altro potrà succedere da qui alla fine del 2021 mi fa capire. “I nostri clienti credono ancora in noi, e possiamo continuare a fornirgli nuovi device interessanti: vogliamo continuare a offrire quelle novità tecniche capaci di fare davvero la differenza”.
“Negli ultimi 2 anni il business degli smartphone ha sofferto, per ovvie ragioni – ammette Tian – ma questo ci ha dato modo di riflettere sul “+n” della nostra strategia. Negli ultimi mesi abbiamo lanciato nuovi tablet, nuovi smartwatch, ora i monitor: tutto equipaggiato con HarmonyOS, e nella nostra visione il nostro catalogo si deve allargare sempre di più”. Sono 5 le direzioni smart verso cui si muove il piano di Huawei: “Smart Home, Smart Office, Entertainment, Smart Fitness e Smart Travel” elenca Tian, tutti cruciali mi dice per costruire la visione che Huawei ha di un ecosistema integrato realmente utile ai consumatori, e che presto potrebbe aggiungere nuovi componenti inediti e che potrebbero risultare davvero inaspettati. “Chissà cosa potremmo lanciare nei prossimi mesi” mi dice con un altro sorriso, lasciando intendere che lui e i suoi colleghi si stanno preparando a stupire clienti e concorrenti.
Il futuro è Harmony
Naturalmente tutto ruota attorno al febbrile lavoro di sviluppo che ha riguardato HarmonyOS, il sistema operativo di casa Huawei che ora equipaggia ufficialmente anche l’ultimo nato tra gli smartphone (P50, lanciato nella giornata di ieri sul mercato cinese). “Posso ribadire che intendiamo continuare a investire su HarmonyOS, su App Gallery, su HMS, perché siamo più che mai convinti del nostro approccio all’ecosistema che stiamo costruendo”: secondo William Tian ci sono numeri confortanti che arrivano dalla madrepatria, dove sono già più di 40 milioni gli utenti che hanno effettuato la migrazione dei propri device ad Harmony convinti, così dice, dai vantaggi che questo OS è in grado di garantire.
Parliamo dell’integrazione tra i diversi device di famiglia (pensate a quanto noi qui abbiamo già potuto sperimentare con wearable, smartphone, tablet e laptop che si scambiano informazioni o addirittura condividono app a schermo), ma anche di vantaggi più pratici come l’autonomia per ogni singola ricarica della batteria: chiunque abbia provato uno degli smartphone recenti equipaggiati con gli HSM ha potuto provare sul campo che l’autonomia rispetto a uno smartphone Android standard è decisamente superiore. Naturalmente HarmonyOS rischia di essere una casa vuota se non ci sono a bordo i provider e le app che gli utenti utilizzano. “Lo sappiamo, e pensiamo che la nostra Huawei House si debba allargare – ribatte Tian – Vogliamo che tutto sia sempre interoperabile con altri prodotti, con altri sistemi operativi: pensate a quanto già fa AI Life (l’app per i wearable, ndr) su iOS e Android. Ma faremo anche di più. Il prossimo passo sono le home appliance, in Cina abbiamo già iniziato la costruzione di un ecosistema: stiamo parlando con partner locali, come Siemens o Philips, per cercare di replicare lo stesso tipo di percorso”. In futuro ci sono voci secondo cui si parla persino di automobili: staremo a vedere.
In altre parole, HarmonyOS è vista come una base di partenza per costruire l’ecosistema: all’interno del quale potranno e dovranno confluire anche dispositivi non marchiati Huawei, ma che con quelli cinesi potranno e dovranno dialogare e scambiarsi informazioni utili a semplificare la vita dell’utente.
Cosa c’è da aspettarsi da Huawei
Dunque, proviamo a fare il punto. La vicenda, a dire il vero abbastanza inverosimile, che vede ancora gli Stati Uniti aver dichiarato Huawei e altre aziende cinesi non gradite causa e causerà ancora qualche grattacapo alla multinazionale di Shenzhen. In Italia la questione si è fatta complicata anche sul piano dell’infrastruttura di rete, nonostante l’impegno posto a cercare di garantire massima trasparenza e collaborazione: ma, garantisce William Tian, c’è una luce in fondo al tunnel.
“Nella seconda metà dell’anno lanceremo almeno 3 smartphone sul mercato italiano ed europeo” promette, ribadendo che questo tipo di dispositivi continuano a giocare un ruolo centrale anche nella strategia di Huawei, che per questo continua a investire nel loro sviluppo. In parallelo, sta proseguendo anche l’impegno per la sigla 1+8+n: “In quella “n” – ripete a StartupItalia – c’è davvero tanto: operare nell’edge di questi network ed ecosistemi può significare tantissime cose, e continueremo ad investire in questa strategia perché siamo convinti del nostro approccio”. E questo avverrà sia attraverso il team centrale, con base in Cina, sia attraverso ciascuno dei team (più piccoli ovviamente) presenti in tutti i Paesi in cui Huawei opera: “Compresa l’Italia” precisa Tian.
Infine, c’è ovviamente anche da sostenere il marchio durante questa fase di transizione: “Preparatevi a tre importanti campagne di marketing nella seconda metà dell’anno – conclude Tian – Abbiamo un piano e vogliamo seguirlo, e vedrete che non ci saranno solo smartphone da qui alla fine del 2021. Ci saranno molte altre novità”. Che è un altro modo per dire che Huawei non si è certo rassegnata, e non intende finire relegata al solo mercato domestico: dopo che fino a pochi mesi fa sfiorava il primato assoluto di vendita a livello globale.