Intervista a Francesco Cerruti, direttore generale di VC
Sono passati 2 anni dalla nascita di VC hub. Due anni non semplici se si considera che nel mezzo c’è stata una pandemia globale che ha messo in ginocchio l’economia e in difficoltà molte imprese. Eppure in questi due anni l’associazione dei VC è riuscita a mantenere salda la rotta e anzi ad evolversi e crescere. Ne abbiamo parlato con Francesco Cerruti, direttore generale di VC Hub, 32 anni master in Global Politics alla London School of Economics, cinque anni al Parlamento Europeo, da poco tornato in Italia proprio per intraprendere questa nuova avventura.
“Sono arrivato un anno fa in VC hub e ho visto già in così poco tempo dei grandi cambiamenti. Innanzitutto, è cambiata e si è evoluta la nostra mission. Abbiamo deciso di allargarci e da associazione di VC siamo diventati associazione di settore inglobando anche startup e scaleup che abbiano raccolto almeno 500mila euro. Ora rappresentiamo sia gli investitori che gli imprenditori”.
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Un supporto per chi fa startup in Italia
Obiettivo è quello di tessere relazioni con le istituzioni e dare rilevanza all’ecosistema startup in Italia. Sedersi ai tavoli in cui vengono prese decisioni in merito, portare la voce di chi investe in startup ma anche di chi una startup di successo l’ha fondata e la guida.
“La nostra mission – dice Cerruti – è supportare chi fa startup in Italia e per farlo sappiamo che è necessario raggiungere tre obiettivi che ci poniamo come prioritari. Come prima cosa crediamo che siano necessarie norme che agevolino chi fa innovazione, strumenti specifici pensati per chi lavora in settori diversi dal life sciences al deep tech, all’e-commerce. Per questo è importante anche fornire a chi ci governa una fotografia dello stato specifico di ciascun settore e proporre norme pensate per fare crescere le imprese”.
Ricordiamo infatti che le startup, malgrado la pandemia, in questo anno sono cresciute toccando quota 12mila. Le startup danno lavoro a circa 60 mila persone in Italia molte delle quali giovani under 35.
“Il nostro secondo obiettivo è quello di contribuire ad attrarre maggiori investimenti in startup italiane. In Italia ci sono macro soggetti istituzionali che investono poco o nulla in startup forse perché hanno una scarsa conoscenza del fenomeno. Abbiamo poi grandi corporate che mostrano entusiasmo nei confronti delle startup e investono in ottica di Open Innovation”. Nell’anno della pandemia in Italia ci sono stati oltre 700 milioni di investimenti in startup numeri che – seppure in crescita – non sono nemmeno paragonabili a quelli di altri grandi paesi europei come la Francia che nel 2020 ha investito 5,4 miliardi di euro in startup.
Fare emergere quali sono le priorità dell’ecosistema
“Il nostro terzo obiettivo è quello di creare una comunità di innovatori che facciano emergere con chiarezza che cosa manca al nostro sistema per crescere. Non vogliamo rassegnarci! La strada è lunga ma l’interesse è in crescita e finalmente qualcuno comincia a vedere nell’innovazione la strada giusta per crescere”.
I motivi per essere ottimisti per il prossimo anno ci sono come ci ricorda Cerruti: “Nel 2020 ha preso finalmente il via il fondo di CDP Ventures Capital, inoltre è partito Enea Tech con i suoi obiettivi importanti in termini di trasferimento tecnologico. C’è un’attenzione nei confronti delle startup senza precedenti in Italia e questo fa pensare a un salto di qualità. Abbiamo promosso un’indagine con EY nel 2020 ed è emerso che il 68% delle startup in un periodo in cui le aziende erano in difficoltà hanno continuato ad assumere. Sono dati che evidenziano quanto essere pronti al cambiamento possa fare la differenza”.
In questo anno anche VC Hub è cresciuta passando da 50 a 170 soci, con 40 soci investitori, 110 startup e 20 soci sostenitori. “Il 90% degli associati ha rinnovato l’iscrizione, e questo è sicuramente motivo di credere che mancasse un punto di riferimento come il nostro”.