Nonostante la diminuzione dei fondi dedicati alla sostenibilità dello scorso anno, con un calo netto di 2,5 miliardi di dollari a livello globale, l’Europa, al contrario, ha mantenuto i flussi netti positivi, attraendo 3,3 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2023, seppure segnando un calo rispetto al trimestre precedente. I risultati emergono dal secondo rapporto annuale di O-Fire, l’Osservatorio sulla finanza sostenibile lanciato due anni fa dall’Università di Milano-Bicocca insieme a Banca Generali Spa e Aifi – Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt.
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Sostenibilità nell’Unione Europea
Il rapporto, dal titolo “ESG Disclosure Obligations, sustainable funds and renewable energy sources in the midst of the ecological transition”, individua anche le cause del calo: a giocare un ruolo decisivo, secondo gli analisti, è stato il complesso contesto economico e geopolitico internazionale e le conseguenze che, a cascata, ha portato con sé: dai timori di recessione all’aumento della pressione inflazionistica e dei tassi d’interesse. L’Europa si sta muovendo rapidamente verso un rinnovamento del quadro normativo per la sostenibilità, con l’obbligo per quasi 50.000 aziende di aderire agli European Sustainability Reporting Standards, e punta a una maggiore trasparenza e responsabilità sociale d’impresa, fattori chiave per la competitività sul mercato. L’analisi evidenzia come la tassonomia europea sia ancora in una fase di piena evoluzione e che saranno necessarie nuove integrazioni e modifiche che possano favorire gli investimenti necessari a rendere l’Unione Europea a zero emissioni nel 2050.
Gli investimenti in energia rinnovabile
Il rapporto pone in evidenza l’importanza cruciale degli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile per la transizione energetica e il conseguimento degli obiettivi di finanza sostenibile. Tuttavia, emergono sfide legate all’impatto del cambiamento climatico sulla produzione energetica, che potrebbero ridefinire gli equilibri globali di domanda e offerta e influenzare gli investimenti nel settore. «Gli investimenti nelle fonti di energie rinnovabili – scrivono i ricercatori – pur influenzando positivamente il rating ESG, possono avere un effetto opposto sul rating del credito. Un’analisi sulla relazione tra i due tipi di rating relativa a 116 società europee ha mostrato infatti che solo per 35 società, che rappresentano il 30% del campione, il rating di credito e il rating ESG hanno la stessa qualità». L’allocazione di risorse verso interventi specifici come la prevenzione delle catastrofi naturali e la sicurezza alimentare resta fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.