Per il produttore americano Tupperware le cose non giravano bene da anni e così ha annunciato di aver avviato una procedura fallimentare. «Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell’azienda è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico», ha affermato Laurie Ann Goldman, CEO della società che ha presentato istanza di protezione ai sensi del Capitolo 11, la legge americana sui fallimenti. Ma che cosa è successo alla storica azienda produttrice di contenitori per alimenti?
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Quando è nata Tupperware?
La storia della nota azienda di contenitori per alimenti “da portare via” non è delle più recenti. Le radici dell’azienda risalgono, infatti, al 1946, quando il chimico Earl Tupper (dal quale prende parte del nome l’azienda) ha l’idea di applicare il primo sigillo in polietilene a una ciotola, quella che sarebbe poi diventata la «Ciotola meraviglia», percependo le potenzialità che il prodotto poteva avere nel conservare gli alimenti. Così nasce Tupperware.
La svolta per Tupperware
La vera svolta arriva nel 1948, quando l’azienda decide di affidarsi a Brownie Wise, una casalinga della Florida che intuì la necessità di spiegare l’utilizzo e le caratteristiche del prodotto attraverso la dimostrazione a domicilio. Wise fece la fortuna di Tupperware grazie agli “home party“, raduni casalinghi durante i quali vendeva i famosi contenitori di plastica ad altre donne, che poi diventavano a loro volta rivenditrici di zona. Nel 2017 l’azienda contava ancora oltre due miliardi e mezzo di dollari di ricavi, più di tredicimila dipendenti, e vendite in più di cento Paesi. Ma è negli anni successivi che Tupperware ha iniziato un periodo di crisi.
A quanto ammontano i debiti?
Tupperware non pubblica i propri conti dal 2022, anno in cui le vendite sono scese a 1,3 miliardi di dollari, in calo del 42% rispetto a cinque anni prima. Ma già nei sei trimestri consecutivi a partire dal terzo trimestre del 2021, il calo delle vendite era stato drastico. Nei documenti depositati presso la Corte fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del Delaware, l’azienda ha elencato tra i 500 milioni e un miliardo di dollari di attività stimate e tra uno e 10 miliardi di dollari di passività stimate, con un numero di creditori compreso tra 50.001 e 100.000, secondo l’agenzia Reuters.
La ripresa durante la pandemia e poi il crollo
Durante la pandemia c’erano stati dei segnali di ripresa, trovandosi chiuse in casa, moltissime persone hanno iniziato a cucinare per passare il tempo e la necessità di conservare i piatti pronti aveva favorito le vendite dei contenitori Tupperware. Ma è stata una ripresa momentanea. Con la fine dell’emergenza sono andati sempre più in voga i servizi di delivery e le vendite hanno ripreso a calare. «Abbiamo esplorato numerose opzioni strategiche e abbiamo stabilito che questa è la strada migliore da seguire. Questo processo è pensato per fornirci una flessibilità essenziale mentre perseguiamo alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione in un’azienda digitale e tecnologicamente avanzata, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder», ha concluso Goldman.