Pochi giorni prima delle vacanze di Natale è iniziato uno sciopero che ha interessato centinaia di bar Starbucks negli Stati Uniti. Come ha ricostruito il Guardian, i primi a incrociare le braccia e allontanarsi dal lavoro sono stati i dipendenti a Los Angeles, Chicago e Seattle. A seguire sono arrivati i colleghi di Denver, Filadelfia e altre città degli Stati Uniti.
«Solo una piccola manciata dei nostri negozi statunitensi è stata colpita – ha fatto sapere l’azienda -. Rispettiamo il diritto dei nostri partner di impegnarsi in attività di sciopero legali e apprezziamo le migliaia di partner in tutto il Paese che continuano a sostenersi a vicenda e a offrire l’esperienza Starbucks per i nostri clienti».
Perché i dipendenti di Starbucks hanno indetto uno sciopero?
Sono oltre 200mila i dipendenti della catena, attivi in più di 10mila punti vendita in tutto il mondo. Il sindacato che si sta occupando delle istanze dei lavoratori in protesta – Starbucks Workers United – rappresenta quasi 11mila dipendenti distribuiti in 500 bar.
Come si legge sul profilo X del sindacato la protesta è andata avanti fino alla vigilia di Natale. L’organizzazione ha invitato i clienti a non fare acquisti in quei giorni proprio in segno di solidarietà nei confronti dei lavoratori. All’inizio di dicembre il sindacato ha respinto un’offerta che non prevedeva alcun aumento salariale immediato a fronte di garanzia di un aumento dell’1,5% nei prossimi anni.
Come si legge sul New York Times le entrate quotidiane di un negozio Starbucks si aggirano tra i 4 e gli 8mila dollari, con un aumento durante le festività. Il sindacato ha detto di aver indetto lo sciopero anche perché l’azienda dovrebbe ancora affrontare 150 accuse di pratiche di lavoro sleali. Euronews ha riportato la paga oraria di un barista negli Stati Uniti: in media la catena di Seattle riconosce 18 dollari (17,30 €) all’ora, esclusi i benefit.