Silvergate, la banca attiva nell’ambito cripto e con trent’anni di attività alle spalle messa in liquidazione nel 2023, ha deciso di pagare 63 milioni di dollari per saldare le accuse che la riguardano. La SEC – l’autorità che negli Stati Uniti vigila sui mercati – ha riferito in un documento che l’azienda ha patteggiato. Su StartupItalia ci siamo occupati della crisi che ha investito il settore finanziario nei primi mesi del 2023, a cominciare dal crollo della Silicon Valley Bank e dalla frode di FTX.
Silvergate, la storia in breve
Come riassume The Verge, le accuse nei confronti di Silvergate riguardano le carenti procedure di monitoraggio anti riciclaggio: è pari a 1 trilione di dollari il volume di transazioni su cui l’istituto non avrebbe effettuato le dovute verifiche. Dal Financial Times si apprende che la società ha cambiato pelle a partire dal 2019, quando ha scelto di abbracciare il mercato delle criptovalute, diventando uno dei principali soggetti del settore.
La sua storia si lega a quella di Sam Bankman Fried, l’ex Ceo di FTX, fino a qualche anno fa uno dei più grandi exchange al mondo e finito al centro di una delle più grandi frodi della storia. FTX era tra i principali clienti di Silvergate e non appena l’impero è crollato, alla fine del 2022, la banca ha tentato di svincolarsi per evitare di affondare. in quel periodo sono state registrate centinaia di operazioni sospette per un valore complessivo di 9 miliardi di dollari.
Dopo il crollo di FTX i clienti di Silvergate hanno ritirato circa 8 miliardi di dollari, preoccupati di perdere i propri depositi. Nel corso di quei mesi i vertici della società non hanno adottato una strategia di trasparenza, mentendo invece sulle reali condizioni critiche in cui versava la società.