La circolare per i dipendenti pubblici è un primo passo. Ma serve un cambio di cultura
Chi frequenta Instagram potrebbe essere inciampato in una pagina che fotografa l’attuale epoca lavorativa. Consulenza Confusa offre una galleria di meme con buona parte delle frasi che sempre più spesso si sentono pronunciare in ufficio o in call. «Sono in ferie, ma dimmi», «Quando rientri?», «Riesci a guardarci?». In origine fu il Milanese Imbruttito, ma a distanza di anni e con di mezzo la rivoluzione dello smart working sembra che le pessime abitudini sul lavoro non siano cambiate. Al punto che si parla di burn out, dipendenti e professionisti che non riescono più a staccare. Per frenare questa deriva in Belgio è stato riconosciuto il diritto dei lavoratori a non rispondere al telefono – al proprio capo o collega che sia – fuori dall’orario di lavoro. Lo chiamano diritto a disconnettersi e in Europa sono diversi i paesi che vanno in questa direzione.
Come si legge sulla stampa nazionale, la nuova regola entrerà in vigore dal primo febbraio e, al momento, riguarderà soltanto i dipendenti pubblici federali. Tutto è stato messo nero su bianco in una circolare della vice primo ministro Petra De Sutter. Resta comunque difficile un controllo capillare sugli sterminati rapporti di lavoro tra colleghi, al punto che il documento ufficiale lascia comunque spazio alle chiamate fuori orario in circostanze di necessità (non meglio precisate).
Sindacati e aziende dovranno sfruttare questa novità per tutelare il diritto alla disconnessione delle persone, nell’interesse del benessere di tutti. Da due anni a questa parte il tema della salute mentale è diventato urgente, soprattutto perché lockdown, isolamenti e home working hanno ridotto i contatti umani, sbilanciando l’attenzione e gli impegni quotidiani a vantaggio del lavoro. Se in primo momento la produttività è salita, ci si è presto resi anche conto delle controindicazioni. Negli ultimi giorni si è discusso infine del mancato accordo sul bonus psicologo, che non verrà introdotto in Italia. Al netto di come la si pensi – nell’ecosistema startup si è fatta sentire Unobravo – è evidente quanto sempre più persone richiedano un cambio di mentalità per vivere meglio.