Gli investimenti in Nft e metaverso da parte delle aziende crescono, ma con cautela. Il 30% delle aziende ci ha già investito o vuole farlo. Il report di Ey e Luiss Guido Carli
Il 30% delle aziende a livello globale ha già investito – o ha intenzione di farlo – nelle principali tecnologie emergenti tra cui il metaverso e gli Nft. E il 25% intende farlo nel corso del 2023. I risultati emergono dal report “Web 3.0: Metaverso e Nft”, condotto da EY, azienda che offre servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, fiscalità, transaction e advisory, in collaborazione con il centro di ricerca in Strategic Change di Luiss Guido Carli.
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Quanto valgono gli investimenti nel metaverso?
Dall’indagine di EY e Luiss Guido Carli realizzata con oltre 100 CEO e top manager di alcune delle più importanti aziende italiane ed estere emerge il notevole potenziale del Web 3.0 nel modellare i futuri modelli di business delle imprese. Oltre il 40% degli intervistati ritiene, infatti, che il tasso di crescita medio dei ricavi nel settore nei prossimi 10 anni sarà superiore al 40%. Ma gli investimenti salgono con cautela. Soltanto il 6%, infatti, prevede di investire più del 50% del budget a disposizione per sperimentazioni nel metaverso, il 28% intende veicolare più del 15% del budget nella sperimentazione di nuove soluzioni nel metaverso mentre il 19% prevede di investire più di 200 mila euro nel corso del 2023 per nuove progettualità e soluzioni nel metaverso. E a complicare il quadro c’è anche un altro aspetto: dalla ricerca emerge che, secondo il 64% degli intervistati, i governi dovrebbero regolamentare il mercato ulteriormente perché la normativa vigente non risulta essere completamente adeguata per rispondere ai diversi scenari abilitati oggi dal Web 3.0.
“La trasformazione digitale è ormai un processo inarrestabile e risulta fondamentale per le imprese comprenderne potenzialità, sfide e implicazioni – ha affermato Stefania Radoccia, Managing Partner Tax & Law di EY Italy – Gli innumerevoli ambiti di applicazione di Metaverso e NFT fanno sorgere la necessità di implementare nel prossimo futuro una corposa disciplina giuridica, per fornire certezza a tutte le situazioni giuridiche che si manifesteranno nei mondi virtuali”. Secondo il 48% del campione, infatti, sebbene si tratti di un mercato ancora in fase di espansione, gli NFT offrono un’importante opportunità di crescita dei ricavi e hanno già dimostrato essere una realtà con potenzialità significative in svariati ambiti di applicazione. In particolare, sono stati individuati tre principali ambiti di applicazione: diritti d’autore, collezionismo e marketing. Al contrario, il 38% degli intervistati ritiene che gli Nft siano una tecnologia da esplorare, in quanto hanno un mercato troppo volatile e pertanto uno scarso valore aggiunto. Infine, il 14% dei Top manager intervistati evidenzia che la scarsa conoscenza degli NFT li rende non appetibili per effettuare investimenti.
Quel mondo parallelo ancora poco conosciuto
Il metaverso potrebbe rappresentare una svolta per le aziende, ma quanti lo conoscono davvero? E fino a che punto si è disposti a lanciarsi in questo nuovo mercato? “Per garantire una corretta esecuzione di una strategia del metaverso è necessario investire nello sviluppo di nuove competenze trasversali, in particolare nell’ambito Technology (blockchain, pagamenti elettronici, cybersecurity), Tax & Legal (legal, risk, compliance) e People & Business (Business Model Building) – ha dichiarato Paolo Boccardelli, direttore del Centro di Ricerca in Strategic Change Franco Fontana alla Luiss University – Infatti, il 42% dei CEO e top manager che hanno partecipato al sondaggio hanno evidenziato che è indispensabile investire anche nella formazione dei dipendenti, a riprova dell’importanza del fattore umano per l’applicazione delle tecnologie emergenti e lo sviluppo del metaverso”. Il potenziale del Web 3.0 nel modellare i futuri business model è indubbio, ma non mancano gli aspetti critici, che possono essere sintetizzati nella presenza di ingenti costi di investimento affiancati ad un’eventuale incertezza dei relativi ricavi, nella poca chiarezza sulle reali potenzialità e opportunità associate e nella necessità di investire nello sviluppo di nuove competenze e l’assenza di una normativa adeguata.