Lunghe file di navi portacontainer all’esterno dei principali porti degli Stati Uniti stanno mettendo a rischio l‘approvvigionamento di una serie di beni, di vario genere, dalle banane ai ricambi per le automobili. Si tratta del più grande sciopero dei lavoratori portuali degli ultimi cinquant’anni, giunto oggi al terzo giorno, che ha bloccato le operazioni di scarico coinvolgendo 45.000 lavoratori portuali dal Maine al Texas.
Quali sono i motivi dello sciopero?
La ragione principale della protesta iniziata 2 giorni fa, il 1 ottobre, è da rintracciarsi principalmente nella richiesta di aumento del salario da parte dei portuali. Ma non solo. Il sindacato dei portuali, l’International Longshoremen’s Association, sta chiedendo anche il blocco di alcuni progetti per l’automazione portuale che, a detta del sindacato, starebbero minacciando numerosi posti di lavoro. In particolare, a essere interessati dallo sciopero sono 36 porti, tra cui New York, Baltimora e Houston, che gestiscono una vasta gamma di merci trasportate in container. Le richieste erano già stata avanzate da tempo, ma senza esito positivo. Adesso, i proprietari del porto, sotto pressione da parte della Casa Bianca, hanno affermato di essere disponibili a nuovi colloqui con l’International Longshoremen’s Association e i datori di lavoro.
Anche Biden con i portuali
L’USMX aveva offerto un aumento di stipendio del 50%, ma l’ILA ha affermato che non era sufficiente. La stessa amministrazione del presidente americano, Joe Biden, si è schierata a favore del sindacato, esercitando pressioni sui datori di lavoro del porto. Mercoledì 2 ottobre, la National Retail Federation, insieme ad altre 272 associazioni di categoria, ha chiesto all’amministrazione Biden di avvalersi della sua autorità federale per porre fine allo sciopero, affermando che lo sciopero potrebbe avere “conseguenze devastanti” per l’economia. L’amministrazione Biden ha ripetutamente affermato che non farà ricorso ai poteri federali per fermare lo sciopero.
Che cosa accadrà?
Ieri, mercoledì 2 ottobre, secondo quanto si apprende da Everstream Analytics, almeno 45 navi portacontainer erano impossibilitate a scaricare, ancorate fuori dai porti della costa orientale e della costa del Golfo colpiti dallo sciopero. «Molti sembrano aver deciso di aspettare, forse nella speranza di una rapida risoluzione dello sciopero, piuttosto che prendere la decisione proattiva di cambiare rotta», ha affermato Jena Santoro di Everstream in una presentazione video visionata da Reuters, aggiungendo che l’arretrato di traffico potrebbe raddoppiare entro la fine della settimana e che potrebbero volerci settimane, se non mesi, per risolvere la congestione. Un’alternativa sarebbe quella di navigare verso i porti della costa occidentale dall’altra parte del Paese, probabilmente utilizzando il Canale di Panama. Un viaggio di migliaia di chilometri che, però, aumenterebbe i costi e aggiungerebbe settimane ai tempi di consegna.