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Il pomodoro è una delle colonne portanti del Made in Italy agroalimentare essendo alla base di piatti come la pasta o la pizza. Coltivato da secoli, oggi gli investimenti in innovazione hanno permesso di rendere la sua coltivazione davvero 4.0. Ecco come
Pensi alla dieta mediterranea e subito vengono in mente ingredienti come la pasta, il basilico, la mozzarella e ovviamente il pomodoro. Arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America, questo ortaggio ha trovato in Italia le condizioni ideali di sviluppo e ha plasmato la dieta di decine di generazioni. Vera e propria colonna del Made in Italy agroalimentare, il pomodoro da industria è uno degli asset strategici dell’economia italiana.
Già, perché non bisogna fare l’errore di pensare che il pomodoro che tagliamo nell’insalata sia lo stesso che viene lavorato per produrre la passata, i pelati o il concentrato. Si tratta di varietà completamente differenti che vengono coltivate con sistemi diversi.
Il pomodoro da industria è coltivato in campo aperto (non in serra), viene poi raccolto attraverso speciali macchine e lavorato per poi essere imbottigliato o messo in scatola. Una coltura simbolo del Made in Italy che negli ultimi anni, grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo, ha potuto beneficiare di numerose innovazioni che lo hanno reso sempre più economicamente profittevole e sostenibile sotto il profilo ambientale.
Il pomodoro, un business dorato
La coltivazione del pomodoro è un’attività importante per il Made in Italy in quanto fornisce la materia prima per molte industrie, come quella della pizza. Non si tratta, come qualcuno potrebbe credere, di un settore di nicchia, ma di una vera e propria industria miliardaria. Secondo i dati di Ismea l’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro e nel 2021 ha trasformato oltre 6 milioni di tonnellate, pari al 52% della produzione europea. Il comparto, sempre secondo Ismea, vale 3,7 miliardi di euro, di cui 1,9 derivanti dalle esportazioni.
La coltivazione del pomodoro non è però affatto semplice a causa delle restrizioni europee sull’uso degli agrofarmaci (i cosiddetti pesticidi), dei cambiamenti climatici e dell’arrivo di insetti e malattie da ogni parte del globo. Tuttavia, gli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo hanno permesso di mettere a punto tecnologie in grado di fornire agli agricoltori gli strumenti per coltivare il pomodoro in maniera redditizia e sostenibile.
Foto di Ralphs_Fotos da Pixabay
Syngenta, uno dei principali gruppi dell’agribusiness a livello globale, collabora da anni con il Gruppo La Doria, leader italiano nel settore delle conserve. Syngenta affianca le circa 150 aziende agricole conferitrici di pomodoro da industria della filiera La Doria, con attività volte, tra l’altro, alla salvaguardia e incremento della biodiversità, alla gestione sicura e responsabile degli agrofarmaci in tutte le fasi, alla formazione continua e all’applicazione di sistemi di supporto alle decisioni (Dss).
Syngenta, nell’ambito del suo The Good Growth Plan (progetto globale volto ad aumentare la sostenibilità del settore primario), promuove infatti programmi rivolti alla Filiera del pomodoro da industria con la sperimentazione di protocolli dedicati che garantiscano coltivazione e produzioni sostenibili, sicure per l’ambiente, gli operatori e i consumatori. I risultati delle sperimentazioni vengono poi divulgati alle aziende attraverso l’allestimento di campi dimostrativi, supportati da modelli previsionali e valutazione quali-quantitativa delle produzioni.
La gestione multifunzionale del territorio viene attuata con Operation Pollinator, il progetto che prevede la creazione di habitat lungo i bordi campo, nelle parti marginali delle aziende o in zone di particolare interesse ambientale, per sostenere la presenza e la varietà di tutti gli insetti impollinatori.
Irrigazione, una questione di sensori e cloud
Per massimizzare la produzione e la qualità, le piante di pomodoro vengono irrigate principalmente attraverso delle micro-tubazioni che corrono lungo il campo e permettono di apportare acqua e nutrienti proprio vicino all’apparato radicale delle piante.
Di norma l’irrigazione viene eseguita in giorni fissi o secondo la sensibilità dell’agricoltore, che aziona le pompe quando pensa che le piante abbiano bisogno di acqua. In generale, per non sbagliare, si tende a fornire più acqua di quella necessaria.
I cambiamenti climatici hanno però reso quanto mai evidente che l’acqua è una risorsa scarsa e che non deve essere sprecata. Se guardiamo a questo 2022 la crisi idrica è drammatica. Le precipitazioni sono state basse durante l’inverno e la primavera, e anche in questo inizio d’estate dal cielo sembra non arrivare alcun un aiuto. I bacini idrici, come i laghi, sono ai minimi e dunque gli agricoltori devono centellinare ogni millimetro di acqua.
Un momento dell’installazione delle sonde
In quest’ottica arriva in soccorso la tecnologia. Sono infatti ormai molti i campi di pomodoro che utilizzano un approccio 4.0 all’irrigazione. “Nei nostri campi di pomodoro abbiamo installato nel terreno delle sonde che misurano la presenza di acqua a differenti profondità”, ci spiega Cesare Malvicini, titolare di un’azienda agricola in provincia di Piacenza.
“I dati sulla disponibilità idrica vengono inviati dalle sonde ad un gateway connesso ad Internet che le carica in cloud. Qui sono elaborate in semplici grafici consultabili attraverso lo smartphone. Quando vedo che nel terreno non c’è acqua a sufficienza accendo l’irrigazione e la spengo quando vedo che i livelli sono tornati normali. In questo modo posso dare la giusta quantità di acqua alle piante, senza però alcuno spreco”.
Il sistema permette di creare gli allarmi push, che avvertono l’operatore in caso di anomalie. Infine, sono integrabili con le previsioni meteorologiche, in modo che l’agricoltore possa decidere se irrigare o meno anche in relazione alle piogge previste.
Droni a difesa del pomodoro da industria
Uno dei simboli dell’innovazione tecnologica in agricoltura è certamente il drone, un velivolo capace di portare sopra i campi sensori e strumentazione di precisione. Una delle applicazioni già oggi disponibili è il lancio di insetti antagonisti per combattere il ragnetto rosso.
Il ragnetto rosso è un acaro minuscolo, lungo meno di mezzo millimetro, che cibandosi del contenuto delle cellule della pianta di pomodoro crea enormi danni alla produzione. Di solito il ragnetto viene controllato attraverso l’impiego di insetticidi, oppure grazie all’uso di insetti antagonisti.
Si tratta di insetti predatori che vengono allevati i particolari biofabbriche e distribuiti campo. Cacciando il ragnetto rosso, questi predatori contengono la popolazione sotto i limiti di danno, consentendo un’agricoltura più sostenibile. Tuttavia, la loro distribuzione nei campi è tutt’altro che agevole e solitamente viene fatta a mano da operai che spargono a ridosso delle piante una polvere inerte contenente gli insetti ‘buoni’.
Drone intendo a distribuire insetti utili. Fonte foto: Drone Scaligera
Questa modalità distributiva, dispendiosa e poco precisa, è uno dei fattori che ha limitato il diffondersi di questo metodo di biocontrollo. Con i droni però la distribuzione viene notevolmente semplificata e resa più precisa.
“I droni vengono equipaggiati con uno speciale sistema di rilascio che permette di far cadere al suolo quantità omogenee e controllate di prodotto”, ci spiega Matteo Lanza, titolare della Drone Scaligera, startup che si occupa di fornire servizi agli agricoltori tramite droni.
“Prima di tutto creiamo dei piani di volo sopra i campi dei nostri clienti. Poi, quando occorre intervenire, carichiamo i droni con il prodotto e iniziamo il rilascio seguendo il piano di volo preimpostato”. In questo modo gli insetti raggiungono in maniera ottimale le piante e da lì possono cacciare il temibile ragnetto rosso, consentendo in questo modo una difesa efficace e sostenibile.
Ma come capire il momento esatto in cui intervenire? Anche in questo caso ci pensa la tecnologia.
I Sistemi di supporto alle decisioni, alleati preziosi
Chiunque abbia un orto, un giardino o semplicemente un terrazzo fiorito saprà che gli insetti non sono presenti tutto l’anno, ma si presentano solo durante certi periodi, quando le condizioni ambientali sono predisponenti. Per questo la difesa del pomodoro, per essere efficace e sostenibile, deve essere posizionata in momenti strategicamente importanti, anche perché il ragnetto rosso è un insetto minuscolo, che solo dopo un’attenta osservazione può essere individuato sotto le foglie del pomodoro.
Quando trattare allora? Ad indicare il momento giusto in cui far alzare i droni ci pensa un algoritmo. Un Sistema di supporto alle decisioni (Dss) che prende in considerazione i dati ambientali (come la temperatura, le precipitazioni, l’umidità dell’aria, etc) e la biologia dell’insetto.
L’algoritmo simula quindi il comportamento del ragnetto rosso nelle reali condizioni di campo ed è in grado di prevedere quando questo si svilupperà e attaccherà il pomodoro. Il Dss fornisce quindi una stima del rischio in campo, sulla base della quale poi l’agricoltore prenderà la sua decisione, se trattare oppure meno.
Individuando con precisione se e quando lanciare gli insetti utili, i Dss incrementano l’efficacia della difesa contro questo acaro, ma anche la sostenibilità, in quanto in certe annate gli interventi possono non essere necessari per la mancanza di condizioni predisponenti.
Benvenuta agricoltura 4.0
Chi pensa che gli agricoltori operino solamente con trattori e aratri si sbaglia di grosso. Oggi le aziende agricole hanno a disposizione una moltitudine di strumenti digitali, sensori e automi che rendono l’agricoltura molto più vicina ad una industria 4.0 rispetto all’immaginario bucolico che talvolta viene proposto dai media e dalla pubblicità. Un tipo di produzione che non è contro natura, ma che sfrutta le più moderne tecnologie per coniugare produttività e sostenibilità. A partire dal pomodoro.
Foto d’apertura: Foto di Katharina N. da Pixabay